Titolo originale: “Risanamento dei conti pubblici, è il momento buono?”

Il prossimo 18 maggio, i ticinesi saranno chiamati a pronunciarsi in votazione popolare su sette oggetti, tra i quali l’amnistia fiscale e i principi di gestione finanziaria, che prevedono l’introduzione del freno al disavanzo.

L’amnistia è un tema di cui si dibatte da molti anni e dopo più di quarant’anni dall’introduzione di una misura simile, vi sono francamente pochi argomenti per non sostenerla. Accettarla significa permettere a chi ha accumulato capitali in nero di reinserirli nel circuito dell’economia, iniettando svariati milioni nel circuito economico. Milioni che aiuteranno a rimpolpare le casse dello Stato che in questi tempi sono piuttosto sguarnite.

Gli oppositori, la Sinistra in particolare, combattono una misura che ritengono eticamente scorretta, in quanto permetterebbe a chi ha fondi in nero di regolarizzarli a condizioni agevolate. In parte sono d’accordo, non è una misura etica. È necessario però chiedersi quale sarebbe l’alternativa. Oggi già esiste la possibilità di autodenunciare gli averi in nero e di regolarizzali, ma è poco interessante e inefficace. Bocciando l’amnistia, queste somme rimarranno occultate per sempre e non andranno a generare ricchezza per nessuno, indebolendo il finanziamento dello Stato sociale che in Ticino, è particolarmente costoso e sostenuto da molti, sinistra in primis. L’amnistia fiscale è un buon compromesso politico, forse non molto etico, così come non è etico lasciare molti milioni di franchi in nero e non tassarli.

Il secondo tema in votazione è il famoso freno al disavanzo con l’introduzione del moltiplicatore cantonale.

L’UDC, riprendendo una proposta dell’allora ministra Marina Masoni, aveva proposto il freno alla spesa. Nel termine appare chiaro l’obiettivo: frenare o, perlomeno, contenere la spesa dello Stato che, in questi ultimi tempi, è esplosa in modo incontrollato. La maggioranza del Gran Consiglio ha però voluto optare per il freno al disavanzo, misura assolutamente inefficace poiché, al posto di diminuire i costi, fissa un differenziale massimo del 4% tra le entrate e le uscite. Significa che su un budget del Cantone di oltre tre miliardi, autorizzeremmo il parlamento a sdoganare deficit di oltre 120 milioni di franchi all’anno. Memori delle enormi difficoltà della politica nel contenere i costi nel passato e nel presente, si aprirà la strada all’unica soluzione possibile: aumentare le tasse con l’introduzione del moltiplicatore cantonale d’imposta.

Quando i soldi sono limitati, laddove è possibile, si deve forzatamente risparmiare. Purtroppo il Consiglio di Stato e buona parte del Parlamento sono oggi ostaggi di logiche partitiche che hanno per anni promosso la politica dello sperpero economico ad oltranza, favorendo unicamente gli amici degli amici.

Votando no alla proposta di Governo e Parlamento, mi auguro si possa a breve tornare a parlare del freno alla spesa: l’unico mezzo per uscire dal vortice negativo che sta condizionando le presenti e future generazioni del Ticino.

Piero Marchesi, vice presidente UDC Ticino, sindaco di Monteggio