1) Questa presa di posizione proviene dal Partito Comunista e non coinvolge Ticinolive.
2) Quanto alla “palese russofobia” evocata dal testo, mi permetto di osservare che nel nostro paese sono molte le persone che comprendono le ragioni della Russia. Sono in tanti a chiedersi: “Che ci fanno a Kiev gli agenti della CIA (per non parlare dei menatorrone dell’UE, dipendenti  e scodinzolanti più che mai)?”
3) La dichiarazione evidenziata in rosso – arriviamo a chiederci se non sia stata inventata di sana pianta – è di un umorismo incomparabile. Neppure il celebrato Crozza nei suoi momenti migliori. (fdm)


Di recente a una docente di origine russe è stata negata l’assunzione in un istituto scolastico, l’ISSAL di Losanna. Il motivo non solo denota una ignoranza in ambito geopolitico da parte dell’amministrazione della scuola, ma è oltremodo grave anche dal punto di vista umano e sindacale: “La filosofia della nostra scuola ci impedisce di assumere una persona cittadina di uno Stato che ne occupa illegalmente un altro” ha infatti dichiarato il direttore Martin Freiburghaus. Il Ministero degli esteri russo ha giustamente replicato: “Vorremmo sapere quanti dei 140 docenti di quella scuola sono cittadini di paesi che hanno bombardato la Jugoslavia”.

Condanniamo questo atto di razzismo che si inserisce nel contesto di nuova “guerra fredda” che si respira da quando l’Unione Europa e gli USA hanno fatto rovesciare con la violenza il governo ucraino, dopo che questo aveva deciso di bloccare le trattative con Bruxelles e con le multinazionali occidentali. Attraverso un colpo di stato egemonizzato da partiti fascisti ispirati dal collaborazionista nazista Stepan Bandera, il cui ritratto campeggia oggi a Kiev si è imposta una giunta golpista, la quale – oltre a voler vietare il forte Partito Comunista locale – sta adottando misure razziali contro i cittadini di origini russe, reprimendoli nel sangue (ad esempio nel rogo della Casa dei Sindacati di Odessa). E invece che da vittime, i russi passano per carnefici.

Siamo molto preoccupati dal clima di palese russofobia che esiste nel nostro Paese e ribadiamo la necessità di un confronto pacifico in cui il ruolo di una Svizzera neutrale non deve ridursi alla subalternità verso i partner atlantici che vogliono esacerbare il conflitto in Europa dell’Est: Berna deve invece aprirsi ai paesi emergenti dei BRICS con forme di cooperazione win-win di vario genere e nel contempo aprire un’inchiesta contro Martin Freiburghaus per discriminazione razziale e lo stesso dovrebbero fare i sindacati, affinché non si crei un pericoloso precedente nelle assunzioni dei lavoratori sulla base del passaporto.

Partito Comunista, Massimiliano Ay, segretario