Nell’agosto 2005, quando l’uragano Katrina aveva colpito la costa meridionale degli Stati Uniti inondando l’80% di New Orleans, lo studioso scozzese Neil Smith aveva scritto un testo che era apparso eretico : affermava che non era stata una catastrofe naturale, ma la politica razziale e ultra liberale dell’amministrazione Bush ad aver reso la popolazione più povera di New Orleans così vulnerabile di fronte alla catastrofe.

A seguito del disastro causato dal terremoto di Haiti nel 2010, Peter Hallward aveva affermato che non era stato un caso se la città di Port-au-Prince assomigliava a una zona di guerra, sottolineando che i danni del sisma erano tutto eccetto una catastrofe naturale : erano il prodotto di un periodo storico lungo e difficile. In altri termini, la conseguenza del passato coloniale di Haiti.

Purtroppo, le terribili inondazioni che hanno sommerso i paesi dei Balcani fanno anche parte di un disgraziato seguito di catastrofi e confermano quello che ancora non è così evidente : i Balcani non sono stati colpiti da una catastrofe naturale.

“L’ex Jugoslavia possedeva uno dei più avanzati sistemi di irrigazione e di gestione delle acque. Purtroppo questi sistemi sono stati distrutti – ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Reuters Holger Kray, responsabile dell’agricoltura e dello sviluppo rurale per l’Europa e l’Asia centrale presso la Banca Mondiale, aggiungendo che questo risultato è stato provocato non solo dai deficit di bilancio ma anche dalla modifica del sistema di gestione.

Due anni fa il quotidiano serbo Politika aveva pubblicato un articolo intitolato “le società di costruzioni idrauliche al bordo del fallimento”, dove spiegava che alla fine degli anni 1980 queste società avevano un futuro promettente : in Serbia era prevista la costruzione di 34 nuove dighe. Si occupavano anche della disposizione della navigazione fluviale sul Danubio e la Sava, oltre che della manutenzione di strade, dighe e canali.

Da allora sono state costruite solamente 6 dighe. Perchè? Perchè lo Stato investe sempre meno e la manutenzione delle infrastrutture dipende dagli investitori esteri. Ora, lo scopo dei nuovi proprietari delle fabbriche è guadagnare il più possibile, non ripulire i fondali dei fiumi.

Con il ritiro delle acque si scoprono gradualmente le prove che la regione inondata non è stata colpita da una catastrofe naturale, ma da una catastrofe resa possibile dalla “transizione” degli anni 1990.

A titolo d’esempio, i giornali croati indicano che l’azienda pubblica Hrvatske vode ha lanciato 29 concorsi pubblici. I contratti nel settore della protezione contro le inondazioni sono stati tutti vinti da società che finanziano il partito agricolo croato HSS, il quale ha il controllo del settore pubblico. Negli ultimi due anni, in Bosnia Erzegovina sono scomparsi milioni destinati alla protezione ambientale. In Serbia, nello stesso periodo sono stati dirottati milioni destinati al trattamento delle acque.
E’ una storia tipicamente balcanica : in piena transizione economica negli anni 1990, il perimetro d’azione delle aziende statali era stato dapprima drasticamente ridotto, poi erano state privatizzate e alla fine erano state eliminate dal mercato.

(Fonte : Le Courrier des Balkans)