Una convergenza tra destra e sinistra
La distinzione fondamentale? Tra manipolatori e manipolati

Non capita spesso ad un intellettuale di destra, quale mi considero, scoprire  convergenze  con colleghi della parte opposta. Se questo avviene occasionalmente  si può trattare di una coincidenza, ma se la discussione  abbraccia aspetti  di notevole complessità ciò può significare una cosa sola,  che i termini di sinistra  e destra,  ereditati  dal parlamentarismo  sette-ottocentesco, non appaiono  più idonei  alla descrizione e comprensione  della realtà  odierna. Ed è proprio questo  il dubbio  che  mi è sorto , leggendo un interessante saggio  del sociologo  torinese Luciano Gallino, Il colpo di Stato  di banche e governi,  pubblicato da Einaudi  lo scorso anno.

Pur evitando  una completa  esegesi  del testo,  che richiederebbe  molte pagine, è sufficiente  soffermarsi su un tema specifico , affrontato nel capitolo 9,  per giungere a simili conclusioni. Si tratta di una interpretazione  largamente condivisibile  circa la manipolazione  del governo nella società attuale , soprattutto  in Europa  ma non soltanto,  mediante  strumenti ,  dall’autore  definite  tecnologie, psicologici e sociologici così raffinati, che le stesse vittime si rivelano incapaci, il più delle volte, di accorgersene. L’argomento,  si dirà, non è nuovo. I precedenti  risalgono addirittura all’arte  della retorica greco-romana,  ma se  preferiamo spostarci  in tempi più recenti,  la propaganda dei regimi  totalitari rappresenta un illustre esempio di manipolazione  delle coscienze. Tra gli studiosi  più attenti  del fenomeno  si collocano i seguaci  della Scuola di Francoforte,  malgrado  che questa non si presenti  affatto monolitica , bensì divisa in correnti progressiste o rivoluzionarie, e altre conservatrici se non reazionarie.

Preciso subito che non mi trovo d’accordo con nessuna di queste definizioni. Le scienze sociali, se praticate con serietà  e rigore,  non differiscono, nel metodo,  da quelle naturali. Le une e le altre rappresentano  strumenti interpretativi  della realtà,  dei quali  possono  indifferentemente  servirsi  ideologi e militanti  di diverse tendenze. Se leggiamo in questa prospettiva il libro di Gallino, al pari di altri  analoghi,  non si tarda a comprendere che le vecchie  definizioni orizzontali  di destra e sinistra tendono  a perdere significato,  mentre  se  ne  delinea un’altra, verticale, tra coloro che manipolano  e coloro che sono manipolati. La lotta politica  si sposta , in prospettiva, dalla contrapposizione  tradizionale  fra ricchi e poveri,  proprietari  e proletari,  a quella  che vede protagoniste  le esigue , spesso inafferrabili  élite di chi  accentra tutto il potere e le sterminate  masse di chi invece ne è privo.

Tale posizione, già presente in nuce presso autori quali Horkeimer, Adorno , Fromm, Marcuse, diviene  assolutamente  esplicita nel pensiero  dei nuovi critici del neocapitalismo,  dominato dalla collusione fra il sistema  finanziario, la grande industria  multinazionale  assistita, i partiti  tradizionali, i sindacati  storici, i parlamenti  e i governi. L’impressione, anzi, è che  i superati  antagonismi  di tipo  parlamentare  vengano mantenuti artificialmente  in vita, da parte degli imbonitori  istituzionali  dell’opinione pubblica,  al precipuo scopo di non rendere  palese la nuova dimensione della guerra sociale,  che se fosse compresa dalla  generalità dei cittadini  anziché da una  ristretta minoranza  d’intellettuali, metterebbe a serio rischio la stessa posizione  di comando  di chi  realmente la dirige.  Ci troviamo  quindi  di fronte a una  manifestazione inedita del divide et impera: occorre far credere agli sfruttati  e ai danneggiati dal sistema,  che la colpa delle proprie  sofferenze  sia da attribuire  di volta in volta a se stessi,  ai vicini, ai colleghi,  al proprietario  della piccola impresa  in cui  si lavora,  al capoufficio,  ecc. Questo,  per non permettere  di individuare  i veri autori  del massacro  a cui  stiamo assistendo.

Gli strumenti  con cui i nuovi feudatari  cercano di confondere e ottenebrare la mente  dei sudditi,  sono quelli  offerti  da una scienza  a sua volta  manipolata, che anziché mirare alla verità  oggettiva,  si costituisce come supporto  di un potere  subdolo  e totalitario. Quella contrapposizione  di cui  parlavamo prima, fra individui, partiti e realtà  sociali  diverse,  coinvolge  e condiziona  pesantemente  l’intero universo  della conoscenza ufficiale. La maniacale  settorializzazione, magnificata  come  la strada maestra  verso il progresso, si trasforma invece nella incomunicabilità  tra  i differenti  settori della ricerca, e ciò in assoluto contrasto  con tutto il processo storico  del pensiero, dalla filosofia greca fino al Rinascimento , non escludendo quei secoli  impropriamente  definiti bui dell’età di mezzo, nei quali,  al contrario,  l’umanesimo  ha scritto alcune delle sue pagine più gloriose. Se i nomi  di Agostino,  Tommaso d’Aquino  o Dante Alighieri  si possono definire  oscurantisti, allora  io  sono un marziano! Già nel 1982  pubblicai un saggio, Problemi di metodologia scientifica nella ricerca psicologica umanistica, in cui stigmatizzavo la pessima abitudine del sapere moderno  di procedere  a compartimenti stagni,  scorgendo in ciò il tentativo di occultare la verità  sull’uomo,  a puro scopo  di dominio.

Anche qui trovo  molte coincidenze con l’analisi di Gallino, che usa  parametri  tipicamente  psicoanalitici  per descrivere le tecnologie del controllo totale. Secondo lui,  queste si sono estese  e raffinate  col tempo. Mentre  nel diciannovesimo secolo,  all’epoca dei padroni delle ferriere, il condizionamento  procedeva in  maniera  rozza, interessando esclusivamente  l’istanza dell’Io, la più vicina  al principio di realtà,  a partire  dagli anni ’30  del 1900  esso si è esteso  progressivamente  in alto  e in basso,  al Super-Io e  all’ Es,  cioè agli aspetti  morali-normativi  e a quelli istintuali della psiche. Ciò spiega per quale motivo  il dissenso,  anche  di fronte  ai comportamenti  palesemente  criminali  dell’élite  politico-finanziaria, sia così lento  ed incerto  a manifestarsi: la disobbedienza,  sia pure  a norme ingiuste  e disumane,  è vissuta con un forte  senso di colpa,  introiettato  attraverso  la pseudo morale  diffusa  da tutte le agenzie  pedagogiche,  con la minaccia di emarginazione per coloro che  vi si abbandonano. All’estremo opposto si inculcano  bisogni fasulli,  che però l’emulazione e l’imitazione  rendono  reali,  i quali  interessano  direttamente  l’Es, istanza primordiale  e istintiva,  fino a non  molto tempo addietro  sfuggita  al controllo generalizzato. Queste forme,  o tecnologie  manipolatorie,  dovrebbero funzionare  come prevenzione  della rivolta.

In tale analisi  vi è molto di vero,  anche se l’autore si lascia spesso andare  ad un pessimismo  eccessivo,  riconducibile  alla sua  formazione materialista.  In realtà il cambiamento  è sempre possibile,  anche nelle circostanze più estreme  e nelle più spietate tirannie. Lo spirito  possiede  una forza  intrinseca,  derivante  da quella scintilla divina di cui  è espressione e che  a Gallino sfugge a motivo dei suoi  pregiudizi ideologici,  che prima o poi  si manifesta  sempre ,  quando la dignità umana  è calpestata e umiliata  oltre i limiti  di tollerabilità. Ecco perché io , a conclusione  del mio  citato saggio,  non prevedo l’avvento di un’età orwelliana , con le masse  ridotte ad un  immenso  allevamento di robot e il  Conte  del Castello  di Kafka  che le domina in eterno,  bensì lo scoppio di una rivoluzione globale  d’indirizzo umanistico , che deve prendere avvio proprio dal superamento del divide et impera in campo gnoseologico , grazie ad una  scienza unificata  nella quale  convergano  i contributi di tutti i singoli approcci,  da me  definita Umanologia.

Questa è la nuova frontiera, il New Deal , che sarà chiamato a ricostruire  la società  sulle macerie  provocate dalle folli scelte di chi  oggi governa. L’obiettivo è sostituire, al condizionamento  odierno , la Partecipazione totale di domani,  ossia una comunità gerarchica  con la comunicazione  dal basso verso l’alto,  che i miei colleghi  olandesi definiscono Sociocrazia, ma che può assumere molti altri nomi equivalenti. La battaglia è quindi appannaggio delle classi intellettuali,  le più consapevoli e responsabili delle quali  devono unirsi  in questa missione  salvifica e non più  combattersi fra loro. Afferma  Vilfredo Pareto che la storia  è sempre guidata dalle élite. Lenin  si mostra  d’accordo  con lui,  assegnando tale compito all’ aristocrazia operaia, quale  avanguardia della rivoluzione . Nessuno,  tanto meno  gli illuministi  del 1700,  si è mai illuso che essa potesse  partire  da masse  prive di guida e di orientamento intellettuale.

Ecco un altro  bell’esempio di convergenza  fra destra e sinistra,  nel nome della libertà  e della dignità umane! Prendiamone atto,  e forse qualcosa  finirà per cambiare!

Carlo Vivaldi-Forti