Tre ebrei israeliani che erano stati arrestati per l’omicidio del ragazzino palestinese hanno confessato di averlo rapito e bruciato vivo. Hanno spiegato di averlo fatto per ripicca, in risposta all’omicidio di tre ragazzi israeliani lo scorso giugno.

L’omicidio del giovane Mohamed Abu Khdeir è stato l’elemento che una settimana fa ha fatto scoppiare violenti combattimenti fra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. La giustizia israeliana rifiuta di rendere noti i nomi dei tre colpevoli, di cui uno è minorenne.

Il quotidiano Jerusalem Post spiega che il sospettato principale in questa indagine è un uomo di 30 anni, che qualche settimana fa aveva anche tentato di uccidere sua figlia. Per una riduzione della pena, i suoi avvocati invocheranno l’infermità mentale.
I media israeliani scrivono che anche gli altri due, entrambi adolescenti, dichiareranno di aver ucciso il ragazzino palestinese sotto l’effetto di una “pazzia passeggera”.

La Corte di Petah Tikva ha anche confermato che i tre coinvolti nel rapimento, nella tortura e nell’uccisione di Abu Khdeir avevano cercato, senza riuscirvi, di rapire un altro ragazzo il giorno prima e nella medesima zona.
Secondo l’agenzia di intelligence per gli affari interni di Israele, lo Shin Bet, la mattina presto del 2 luglio avevano pattugliato il quartiere arabo di Gerusalemme per diverse ore, allo scopo di trovare una vittima, sino a quando avevano incontrato Mohamed Abu Khdeir.

(Fonte : rt.com)