In questi giorni di spaventoso massacro la divaricazione delle opinioni raggiunge livelli esorbitanti. Ticinolive dà oggi la parola al dottor Pio Eugenio Fontana, strenuo sostenitore di Israele e della sua politica. Un’intervista del professor Francesco De Maria.

Francesco De Maria  I sostenitori di Israele usano un’espressione che prevale, per intensità e per frequenza, sopra tutte le altre: “Il diritto di Israele a difendersi”. Ora, io le domando: questo diritto è da intendersi come illimitato? Anche se implica una violazione di leggi internazionali? Anche se può condurre a crimini di guerra o a crimini contro l’umanità?

Pio Eugenio Fontana  Il diritto di una persona o di una comunità a difendere la propria integrità fisica è materiale sta alla base dell’etica e del diritto occidentale. L’intensità ed i mezzi con cui questo diritto viene esercitato deve essere proporzionale alla gravità della minaccia. Quando la minaccia è letale, letale può e deve essere la risposta, sempre che chi si difende ne sia capace. È sulla base di questo principio che i bombardamenti Anglo-Americani uccisero (assassinarono?) 45.000 civili tedeschi ad Amburgo, 10.000 a Kessel, 12.500 a Darmstadt, 21.500 a Pforzheim, 23.000 a Swinmunde e 25.000 a Dresda. Per quanto riguarda il teatro del Pacifico, un bombardamento convenzionale americano su Tokio uccise, tra il 9 ed il 10 Marzo 1945, più di 100.000 persone. Furono violazioni delle leggi internazionali? Costituirono crimini di guerra o contro l’umanità? Apparentemente no, visto che gli autori ricevettero medaglie, encomi e promozioni ed ancora oggi ne applaudiamo le gesta al cinema. Germania e Giappone erano gli aggressori, c’era una guerra da vincere, gli Alleati impiegarono ogni mezzo a loro disposizione per farlo nel più breve tempo possibile.  Per quanto riguarda l’attuale ripresa del conflitto tra Israeliani e Palestinesi, la dinamica degli eventi è molto chiara, almeno per chi voglia guardarla com’è. Hamas  ha cominciato a martellare le città israeliane con centinaia di razzi balistici Qassam 3-4 (10-15 Km di gittata, circa 10 Kg di esplosivo) che, grazie alla diffusa presenza di rifugi e di un’efficiente difesa anti-missile, terrorizzano la popolazione, causano danni materiali ma non mietono nessuna vittima. Dopo settimane di inutili tentativi diplomatici di fermare l’aggressione palestinese, l’esercito israeliano è entrato  in azione con attacchi, dall’aria e da terra, volti a colpire e distruggere i lanciamissili e le roccaforti di Hamas.  Poiché quest’ultima utilizza come scudo i civili, annidandosi nelle case, nelle scuole e negli ospedali, hanno cominciato a morire anche molte persone innocenti. Certo, se l’esercito israeliano, uno dei più potenti del mondo,  agisse utilizzando le stesso metodiche di quello americano in Iraq ed in Afghanistan, di Gaza e dei suoi abitanti non sarebbe rimasto più nulla già dopo poche ore di combattimento. Per fortuna non è così che agisce Israele e, senza dimenticare che si tratta di una guerra, fa il possibile per ridurre i morti tra gli scudi umani di Hamas. Ed ora sono io a porle una domanda: non le è venuto il dubbio che sia Hamas a violare le leggi internazionali ed a compiere crimini di guerra e contro l’umanità?

Lei ritiene che Israele nella sua azione di autodifesa si renda colpevole di eccessi?

PEF  In guerra gli eccessi sono sempre possibili, chi l’ha vista coi suoi occhi lo sa bene. Può quindi succedere anche agli Israeliani ma non costituisce di certo la loro regola.

Quanto conta per Israele la sua immagine agli occhi della comunità internazionale?

PEF  Molto ma, per varie ragioni, fatica a difenderla come dovrebbe e meriterebbe.

È chiaro che Hamas nel suo “piano di battaglia” accetta (nel senso di: mette in conto) che al popolo palestinese vengano inflitte gravissime sofferenze. Questo può indurci ad accusarli di cinismo e di spietatezza ma – ai miei occhi – NON assolve gli israeliani per i loro eccessi o eventuali eccessi o eventuali crimini.

PEF  Hamas, l’organizzazione politica e militare  islamista che controlla la maggior parte dei territori palestinesi, ha come scopo dichiarato la distruzione d’Israele e lo sterminio degli Ebrei. Lo dice apertamente, non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo progetto e non considera eccessivo nessun sacrificio in termini di vite umane, che siano di ebrei o palestinesi. Utilizza in modo sistematico la carcerazione, la tortura e l’omicidio per mantenere il suo dominio sulla popolazione palestinese (molto istruttivo a questo proposito è il rapporto di Human Rights Watch del 2012). Non che Al-Fatah, il partito palestinese concorrente si comporti, negli scopi e nei metodi, in maniera molto diversa. Insieme, Hamas, Al-Fatah e le organizzazioni che le hanno precedute, hanno inculcato ad intere generazioni di bambini palestinesi una cultura dell’odio e della morte che può essere paragonata solo a quella nazista. Ciò che rende le accuse di cinismo e spietatezza tanto inadeguate da renderle ridicole. Il che, ovviamente, non assolve Israele dagli eccessi ed i crimini di cui dovesse eventualmente macchiarsi.

Lei è un esperto di armi e sicuramente anche di guerra. Nella cosiddetta “Operazione piombo fuso” perirono circa 1500 palestinesi e non so più se 11 o 13 soldati israeliani. Ha senso chiamare “guerra” una cosa del genere?  

PEF  Premesso che:

a)      anche quell’operazione venne lanciata da Israele come risposta alle ripetute incursioni terrestri ed al lancio di razzi da parte dei militanti di Hamas;

b)    come d’abitudine, la popolazione civile palestinese venne usata come scudo da Hamas;

c)     il numero esatto delle vittime palestinesi non è affatto certo in quanto, per delle ragioni che mi sembrano evidenti, non risultò verificabile neppure dagli inviati ONU incaricati delle indagini;

d)    la commissione incaricata dall’ONU di verificare l’accaduto riferì di violazioni dei diritti umani da entrambe le parti e, da entrambe le parti, venne contestata;

…la mia risposta è sì: quando uno gnomo dichiara guerra ad un gigante e si fa scudo dei propri figli, può succedere anche questo. A dir la verità, vi sono stati episodi in cui è successo anche l’esatto contrario. Ad Azincourt, il 25 Ottobre 1415, i 6000 Inglesi di Enrico V, senza cavalleria pesante e ridotti come straccioni da mesi di dura campagna militare,  si scontrarono contro 36.000 Francesi perfettamente armati ed equipaggiati e vinsero: persero poco più di 100 uomini ed uccisero 10.000 nemici. Anche quella fu, indiscutibilmente, una guerra.

Lei ha scritto sulla mia pagina Facebook che i palestinesi diffondono fotografie truccate. Può essere più preciso? Quali tecniche usano? Con quale frequenza lo fanno?

PEF  I Palestinesi dispongono di un apparato di propaganda molto ben organizzato ed integrato in una rete di giornalisti-collaboratori presenti in gran numero in Occidente. Vi sono degli istituti che si sono preoccupati di studiare in dettaglio il materiale iconografico che ci giunge dalla Palestina ed è stato così possibile accertare un enorme numero di mistificazioni. Da un lato vi sono dei gruppi di registi, attori e foto-operatori, palestinesi e non, specializzati nell’inscenare situazioni volte a suscitare l’orrore e la reazione dell’opinione pubblica occidentale.  Gli esempi si sprecano e riguardano anche foto famosissime che hanno fatto il giro del mondo. Mi limito qui a citare lo scandalo delle foto “posate” , pubblicate come vere dalla Reuters nel 2006, che vide il coinvolgimento di una troupe francese. Dall’altro ci vengono spacciate come relative ai combattimenti in atto a Gaza molte immagini di altre guerre (in particolare l’Iraq) o, persino, di incidenti stradali. Stranamente (si fa per dire) non compaiono mai sui nostri media le fotografie che vedono gli ebrei o gli occidentali nel ruolo di vittime. Grazie ad un ruolo professionale da me svolto anni fa, me ne sono rimaste impresse soprattutto due. Quella del cadavere di un bambino israeliano di 2-3 anni, morto crivellato da migliaia di schegge di vetro mentre, seduto nel suo passeggino, aspettava la sua mamma che, avendo dimenticato qualcosa, era rientrata a cercarla nel fast-food scelto da un kamikaze palestinese per la sua santa missione. Il cadavere della mamma, ovviamente, mancava, vaporizzato dall’esplosione. O quella dei passeggeri di un bus londinese fatti semplicemente a pezzi da un altro kamikaze islamista.

Da 1 a 10, quanto corrisponde alla realtà l’immagine della “guerra” diffusa nel mondo dai palestinesi e dai loro simpatizzanti?

PEF  Trattandosi di propaganda “militare” è difficile dirlo. Consiglio comunque di completarla guardando gli estratti delle trasmissioni della TV palestinese disponibili su you-tube. Scoprirà così il “coniglio mangia-ebrei”, i corsi di piccolo Kamikaze e tante altre cose interessanti. Non dimentichi di visionare anche l’intervista in cui Ahlam Tamimi (http://youtu.be/dTWlXRnZbVc), giovane eroina palestinese rilasciata dagli Israeliani in cambio di ostaggi ebrei, racconta la sua gioia e quelli dei suoi compatrioti nell’apprendere che un attentato suicida da lei organizzato ha ucciso tanti ebrei tra cui 8 bambini.

Un giornalista come Gideon Levy (israeliano), del quale Ticinolive ha pubblicato due articoli, può essere considerato un traditore del suo popolo?

PEF  Purtroppo non ho avuto tempo di leggere i due articoli. Mi riprometto di farlo e le dirò la mia impressione.

Vista con gli occhi di oggi la creazione dello stato di Israele nel 1948 non dev’essere giudicata un enorme errore, che ha generato odio e lutti disumani e indescrivibili?

PEF  Penso che sia stata l’unica soluzione possibile e che il vero errore delle grandi potenze sia stato appoggiare e lasciar proliferare l’estremismo arabo, cercando di sfruttarlo per i propri fini politici, economici e militari. Un vero boomerang che ha causato disastri ovunque ed ha posto le basi per l’islamizzazione del Vecchio Continente.

Con il trascorrere dei decenni ai palestinesi non resta ormai quasi più nulla: la “prigione di Gaza” e qualche scampolo di territorio dove avanzano senza tregua nuove colonie israeliane. Non è ciò contrario alla legalità internazionale e non rende ciò praticamente impossibile una pacificazione?

PEF  I Palestinesi sono stati ridotti così dalle classi dirigenti che hanno prodotto. L’accordo del 1948 concedeva loro una parte importante della Palestina ma decisero di rifiutarlo, entrarono in guerra più volte e, sconfitti,  furono costretti ad emigrare in massa. Alla fine degli anni ’60, molti di loro erano stati accolti in Giordania. Si organizzarono in una forza militare autonoma che pretese di sostituirsi alle istituzioni giordane, terrorizzando ed estorcendo la popolazione locale. Tra il 1968 ed il 1969 vi furono circa 500 scontri armati tra Palestinesi e governativi.  L’11 Febbraio 1970 i Palestinesi si scontrarono con l’esercito giordano ad Amman, provocando circa 300 morti. Re Hussein di Giordania insistette nel cercare il dialogo, pronunciò la famosa frase “siamo tutti palestinesi”  e licenziò persino il suo primo ministro, ostile ai Palestinesi. Per ringraziarlo, questi tentarono più volte d’ucciderlo  e, a Settembre,  egli dichiarò finalmente la legge marziale. Il suo esercito attaccò in forze i Palestinesi che si batterono con grande efficacia. Una divisione corazzata palestinese partì dalla Siria col compito di attaccare le truppe giordane alle spalle. Hussein, temendo ormai la fine del suo paese, chiese aiuto agli Americani. Questi, non volendo essere coinvolti direttamente, passarono la palla ad Israele che intervenne con la sua aviazione, fermò appena in tempo i carri armati palestinesi e salvò la Giordania. Alla fine i morti furono alcune migliaia, i Palestinesi dovettero lasciare il paese ed Arafat urlò al genocidio. Molti giornalisti ed intellettuali europei accolsero la sua tesi e cominciarono a costruirgli l’immagine fittizia di paladino della libertà. Dopo soli 5 anni,  i militanti Palestinesi, che erano stati accolti  in Libano come profughi insieme a 300.000 loro compatrioti, scatenarono l’orrenda guerra civile che distrusse completamente il paese sino allora considerato la “Svizzera del Medio Oriente”: in televisione e sui giornali i Palestinesi rimasero buoni, i Libanesi cristiani cattivi e gli Ebrei, ovviamente, cattivissimi. Così, di guerra in guerra, di distruzione in distruzione, si sono ritrovati a Gaza. Anche lì avrebbero potuto cominciare a lavorare in pace per un futuro migliore. Ma i loro leader non glielo hanno permesso.  Perché, se veramente vi fosse la pace, che lavoro troverebbero i satrapi di Hamas e Al-Fatah?

Le è mai capitato di essere aggredito, anche solo verbalmente, per aver espresso sostegno o ammirazione per lo stato d’Israele?

PEF  Sì, ma credo onestamente in quello che dico e, per quanto riguarda i prepotenti, non sono esattamente un agnello.

Secondo lei “antisionista” e “antisemita” sono (in pratica, non in teoria) la stessa cosa?

PEF No, anche se spesso l’antisionismo è utilizzato per dissimulare l’antisemitismo.

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