Ho trovato un’eccellente opinione sul “caso Bertoli” espressa da Matteo Molignini sul Corriere. Ve la propongo (parzialmente).

 

[…] Parlare della necessità di tornare al voto sulle relazioni bilaterali con l’UE è semplice oggettività; anche qui non vedo nulla di scandaloso. Visti i molti dossier aperti e dopo il 9 febbraio, piaccia o no, dovremo di fatto rivalutare le nostre relazioni generali con l’Europa. Qui Bertoli ha ragione e non dice nulla di strano.

Criticare la volontà popolare e la democrazia diretta il 1° di agosto è invece un atto incendiario. Personalmente l’ho trovato politicamente ed istituzionalmente scorretto. Bertoli dice di non essere un eunuco, di difendere il suo diritto di espressione; egli dimentica tuttavia che la libertà di espressione di un presidente del Governo cantonale dovrebbe essere coniugata al fatto di rappresentare tutti i ticinesi, non solo quelli della propria area di appartenenza ideologica. In questo caso dovremmo forse parlare di decadimento dell’interpretazione del ruolo istituzionale? Penso di sì. Se non altro il decadimento non è proprio solo del popolo, ma anche dei politici.

Ho ritenuto alcuni passaggi del discorso di Bertoli offensivi nei confronti del nostro modello istituzionale, della volontà popolare e del sentimento patriottico di molti concittadini. Se Bertoli vuole fare propaganda è liberissimo di farla, ma per cortesia, prima si dimetta e torni a fare il dirigente del PS. Ai media sarebbe invece auspicabile chiedere più proporzionalità nella cronaca e nell’approfondimento; ma la mancanza di oggettività (per i media politicamente schierati) ed il sensazionalismo sono mostri duri a morire.

Matteo Molignini