Fazioli-Mésoniat-Pontiggia angeli custodi del festival

KO13 agosto 2014, “the day after”, il diluvio delle opinioni, dal premio Nobel all’anonima casalinga. Dadò ha vinto, Dadò ha perso. Dadò è un eroe, no un reprobo.

Sia chiaro a tutti che, stavolta, Dadò ha vinto per KO (egli può essere ugualmente vituperato, se si vuole, anche questo fa parte del gioco della libertà).

Un valido ed efficace sostegno alla direzione del festival (che esce da questa agitata vicenda con le ossa rotte) proviene dal “trio” provvidenziale Fazioli-Mésoniat-Pontiggia. Gente molto autorevole e molto rispettata, priva di etichetta di sinistra (Fabio, ai tempi, era addirittura considerato di destra). Misurati, pacati, persuasivi, esprimono (in sostanza) un unico concetto: i “cattivi” hanno esagerato. Senza per questo dar troppa ragione ai “buoni” (che buoni non sono, mancherebbe anche questa).

Un simile esplicito appoggio conta, e conta molto. Non certo quello di Bertoli che – specie in questi contrastati momenti – conta meno di zero e rischia addirittura di risultare controproducente.

Cit. 1  (Caratti) “Fra gli organizzatori non c’è stato qualcuno in grado di confrontarsi pubblicamente per tempo. Cattiva comunicazione”.”  In una forma meno pietosa si potrebbe dire: era impossibile fare peggio, anche impegnandosi a fondo.

Cit. 2 (Pontiggia) “E così siamo al paradosso tutto ticinese: il terrorista omicida, non pentito, artisticamente nullo, a Locarno c’è stato, onorato e riverito; il regista che ha fatto sesso con una minorenne, pentito e pubblicamente scusatosi, perdonato dalla sua vittima, artisticamente eccelso, non sarà a Locarno.”

All’amico Fabio, che spero di ritrovare presto – magari in compagnia del prof. luganese-parigino che veglia su di noi da Facebook – dico soltanto: “Queste cose non accadono per caso!