Ho messo un titolo “stuzzichevole” solo per avere qualche clic in più, in realtà è stato un pomeriggio di tutto riposo. Bertoli è stato fischiato prima ancora di avere potuto aprir bocca, Burkhaltèr – che ne meritava almeno altrettanti – è stato applaudito, forse perché non si può essere scortesi con il presidente della Confederazione.

Bertoli è stato contestato per via di quella sua idea fissa, la NUOVA SCELTA POPOLARE, di cui nessuno (a parte Roic e Gendotti) vuole sentir parlare. Bertoli è un tenace che non si smonta facilmente, il che non significa affatto che abbia ragione. L’ho incontrato alla fine presso la fontana di piazza Manzoni, mentre in compagnia dell’on. Kandemir Bordoli aspettava la macchina. Sereno e imperturbabile non sembrava (e non era) minimamente scosso. Abbiamo scambiato alcune cortesi parole. Ha detto, in fondo, una cosa plausibile: “Opinioni!”

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2Non scriverò un pezzo lungo anche perché l’occasione, checché se ne dica, era di spessore modesto. Il Consiglio federale è venuto a visitare il Ticino, quel cantone che, se avesse dato un SÌ di dimensioni “normali” (e non un’apocalisse), avrebbe evitato al governo “politicamente corretto” una quasi incredibile sconfitta. Andiamo a visitare questi hooligans, si saranno detti.

Si è incominciato con ritardo. Hanno parlato nell’ordine Borradori, che ha fatto gli onori di casa, Bertoli (subendo alcuni buh! preliminari, in verità compostissimi) e Burkhaltèr, che ha tenuto un discorso abbastanza lungo tutto in italiano. Discreta e pronta una battuta del presidente di una Svizzera che potrebbe non durare a lungo. A un certo punto egli ha citato il tunnel del Gottardo suscitando un applauso tra il pubblico. Afferrando perfettamente la situazione ha commentato fulmineo: “L’applauso va al tunnel, s’intende”.

Alcuni leghisti ben organizzati inalberavano grandi bandiere svizzere listate a lutto e cartelli “Sono disoccupato da 4 anni”. … … … … …

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Galeazzi - SommarugaGaleazzi e Casalini hanno consegnato il loro memorandum (bisogna dire “memorandum” e non “petizione”). Eccoli alle prese con Simonetta Sommaruga, che è tutta uno zucchero. Questa bruttissima situazione del mercato del lavoro locale ha vari aspetti:  1) è drammatica per chi la vive e ne porta il danno  2) fastidiosa per il governo cantonale (il quale tuttavia ha un “margine di manovra nullo” e se è nullo vuol dire che è zero e quindi l’assoluzione è inevitabile)  3) perniciosa anche per il governo federale politicamente corretto, che ne ha misurato le gravi conseguenze nell’infausto (per lui) e radioso (per altri) 40° giorno del corrente anno  4) ghiotta e rinvigorente per certe forze politiche, che se ne approfittano alla grande.

A proposito, i nostri 5 erano presenti al gran completo, da kamikaze Bertoli a mister Facebook a “margine di manovra nullo” al fisicamente imponente Gobbi all’ex giudice Zali.

Un’osservazione ancora sulla nostra minuscola, annaspante Repubblica (ma è tutto ciò che abbiamo, teniamocela stretta): la rendita di posizione della quale godeva, della quale godevamo, si sta esaurendo, è quasi esaurita. Non ho mai dimenticato ciò che un giorno mi disse un ticinese, uno degli uomini più ricchi del nostro piccolo mondo: “Quegli anni d’oro… non torneranno più!”

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7Severo il presidente Jelmini sul presidente Bertoli: “Si permette di dire quello che non potrebbe dire, soprattutto dalla sedia dalla quale non potrebbe dirlo… ma noi no! noi (il Fiorenzo*** ed io) dobbiamo tacere”. Caro Giovanni, fossi in te non mi preoccuperei più di tanto. A questo punto si preoccupino i suoi. Magari ci avranno già pensato.

*** il Dadò l’ho cercato ma non si è visto

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IL PIÙ SFORTUNATO. È indubbiamente Eros Nicola Mellini, il quale aveva dichiarato alla RSI: “Andrò in piazza per incontrare il mio consigliere federale. Agli altri non sono molto interessato”. Non l’avesse mai detto! Ueli… era l’unico che non c’era!

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11STUDIUM QUIBUS ARVA TUERI

Sta scritto sopra le nostre teste. Tutti lo possono leggere. Pochi sanno che cosa significhi.
Dalla prima Georgica: dique deaeque omnes, studium quibus arva tueri, cui è cura di proteggere le campagne.
Immagino che si alluda al compito dell’autorità politica, di reggere e custodire la Città.

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