Le banche americane hanno iniziato i preparativi per delocalizzare le loro succursali britanniche in Irlanda, nell’ipotesi in cui il Regno Unito lasciasse l’Unione europea.

Si tratta del “Brexit”, scrive il Financial Times, che avrebbe ricevuto l’informazione da fonti connesse con i colossi bancari americani Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley.

Al momento si tratta di progetti a uno stadio precoce, ma queste banche vogliono essere pronte per la creazione di un’imminente unione bancaria europea che potrebbe isolare il Regno Unito. Il “Brexit”, appunto.

Molte banche americane avevano scelto il Regno Unito per installarvi la loro testa di ponte, che dava loro accesso agli Stati membri dell’Unione europea.
Adesso temono che nella prospettiva di un’uscita dall’UE, l’accesso privilegiato agli altri paesi verrà a mancare. Per questo motivo intendono delocalizzare le succursali britanniche nella parte dell’Irlanda che non fa parte del Regno Unito.

Il primo ministro britannico David Cameron ha promesso di organizzare un referendum circa l’uscita del Regno Unito dall’UE nel 2017, se il suo partito vincerà le elezioni del prossimo anno.

Nel Regno Unito operano più di 250 banche straniere e grazie a loro, l’anno scorso il paese ha realizzato un’eccedenza commerciale legata alle attività finanziarie di 71 miliardi di dollari, di cui un terzo proviene dagli scambi con l’Unione europea.

Gli esperti ritengono che le piazze finanziarie di Parigi e Francoforte sarebbero le favorite per questo trasferimento delle attività, ma l’Irlanda oltre a far parte dell’UE offre una debole tassazione dei benefici delle imprese, una popolazione che parla inglese, un sistema giuridico simile a quello del Regno Unito.

(Fonte : express.be)