STUDIUM QUIBUS ARVA TUERI

Sta scritto sopra le nostre teste. Tutti lo possono leggere. Pochi sanno che cosa significhi. Dalla prima Georgica: dique deaeque omnes, studium quibus arva tueri, cui è cura di proteggere le campagne. Immagino che si alluda al compito dell’autorità politica, di reggere e custodire la Città.

 

Caro Francesco,

mi levo il cappello di fronte a questo tuo chiarimento, e soprattutto all’interpretazione che ne dai. Sono andato a vedere anch’io e ho trovato varie traduzioni, fra cui anche questa: “e gli dei e le dee tutti, che [avete cura] di proteggere i campi da arare”.

Ovviamente il sommo Virgilio si riferiva alle divinità protettrici delle campagne, alle quali si affidavano i cttadini desiderosi di veder fruttificare (e magari prosperare) il loro campicello. La scritta, posta bene in vista nel “patio” del nostro Municipio, evidentemente è un’esortazione ai politici reggitori della Città. Chi mai l’avrà suggerita? Qualche predecessore del divino (la lode iperbolica è solo lievemente esagerata: era un grande sapiente e un grande docente, ndR) Amerio?

In ogni caso mi sembra, caro Francesco, che la tua sia stata opera altamente meritoria. Persino un insigne personaggio come Mario Agliati (“Lugano del buon tempo”) pur citando l’iscrizione, non è stato in grado di lumeggiarla. E così tutti si sono acquiescentemente arresi all’impotenza.

Ora arriva la tua luce (slancio iperbolico dell’Autore, ndR). Se mi è permesso integrarla con una mia interpretazione aggiornata, direi che l’avere cura menzionato sopra pesa come un macigno su coloro a cui nella polis affidiamo le nostre sorti. E’ giusto che si limitino a concepire dall’alto, affidare il lavoro successivo ai progettisti, usw., senza lasciar libero il cittadino di avere un suo progetto individuale, perché tutto viene bloccato dalla famosa frase “Il tema è complesso”? Cosa è diventato il “cultiver son jardin”? (Voltaire, Candide)  Insomma, siamo ancora liberi come nell’antica Roma? E adesso ci piomberà sul cranio anche l’aumento dei tassi ipotecari…

prof. Franco Cavallero