Risposta del comitato della Svizzera italiana “Sì alla cassa malati pubblica” all’editoriale di Fabio Pontiggia sul Corriere del Ticino di giovedì, 18 settembre.

(fdm) Nell’imminenza della votazione il gioco si fa duro e, fatalmente, ognuna delle parti accusa l’altra di mentire. Gli “statalisti” hanno le loro ragioni*** ma i loro “risparmi”, ossessivamente sbandierati, sono con ogni probabilità fantasiosi. Si è mai visto (dico io), dal giorno in cui Adamo addentò la mela, qualcosa di pubblico costare di meno di qualsiasi altra cosa? (Prima della mangiata del frutto proibito le casse malati non esistevano, poiché Adamo era stato creato immortale e privo di ogni malattia).

*** Ieri sera durante una lunga (e squisita) cena ho sentito con moderato stupore un importante primario (del quale non ricordo il nome) dichiararsi favorevole alla Cassa unica. Mentre il dottor Noseda mi ha detto (in altra occasione): “Mah, bisogna provare e riprovare… finché passa!”

PS. Si può votare SÌ o NO (io voto no) ma è certo che lo slogan che vedete in primo piano è ingannevole e fasullo, buono per gli allocchi. La campagna è dura e scorretta da entrambe le parti. Recita la saggezza popolare: “In temp da guèra…”

 

Non accettiamo di essere tacciati noi, favorevoli alla cassa malati pubblica, di ingannare la popolazione, specialmente in questa campagna che ci vede confrontati con una potentissima lobby di assicuratori malattia privati, che a suon di milioni di franchi (prelevati dai premi degli assicurati) e con tutti i mezzi – leciti e meno leciti – diffondono da mesi messaggi falsi su ogni canale mediatico immaginabile.

Ma iniziamo con le risposte dovute a Fabio Pontiggia, che nella sua conclusione dell’editoriale apparso sul Corriere del Ticino giovedì 18 settembre, indica le sue tre vie (naturalmente angoscianti) attraverso le quali una cassa malati pubblica potrebbe abbassare i premi: limitare le prestazioni sanitarie, ridurre gli stipendi di medici, farmacisti e altro personale del settore sanitario o sopprimere migliaia di posti di lavoro.

Per quanto riguarda la prima via indicata, quella di ridurre le prestazioni sanitarie, Fabio Pontiggia dovrebbe ben sapere che esse non vengono, per fortuna, decise dagli assicuratori malattia, ma sono definite nell’ordinanza delle prestazioni di competenza del Consiglio federale. La cassa malati pubblica dovrà, esattamente come le 61 casse private attuali, rimborsare le prestazioni sanitarie definite nel catalogo delle prestazioni. Due temi ben distinti, quindi, e non è molto elegante metterli in un solo calderone, confondendo i lettori creando incertezza e timori.

La seconda via, sempre secondo Fabio Pontiggia, sarebbe quella di abbassare gli stipendi del personale sanitario e dei medici: un’affermazione assai strana, considerando che sono proprio i medici che lavorano alla base (medici di famiglia), i medici assistenti e capiclinica, le infermiere, i fisioterapisti e molti altri professionisti di quel settore sanitario non strapagato ad essere favorevoli all’iniziativa e attivi nella campagna. Lo sono, non da ultimo, perché con la nuova cassa malati pubblica si crea, finalmente, per l’assicurazione malattia obbligatoria una struttura democratica e trasparente, dove avranno voce in capitolo anche loro, accanto a rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni e dei pazienti. Sarà la fine dello strapotere e dell’arroganza oggi purtroppo spesso esercitati dagli assicuratori privati anche nei confronti di queste categorie professionali.

La terza via per risparmiare sarebbe quella di una paventata ecatombe di posti di lavoro di impiegati e segretarie, mentre il licenziamento di 61 manager e dirigenti – sempre secondo Fabio Pontiggia – sarebbe da valutare di “irrisorio” effetto per il risparmio. A parte questa logica non molto lineare, è evidente che anche una cassa malati pubblica, una struttura nazionale di diritto pubblico con agenzie cantonali e regionali, avrà bisogno di personale per mandare avanti le pratiche, rispondere alle richieste e tenere i contatti con gli assicurati. Inoltre, invece di impiegare personale per la pubblicità, il marketing e la dannosa selezione dei rischi, assumerà del personale per programmi di prevenzione e per la creazione di reti di cure integrate: finalmente dei posti di lavoro che vanno a favore delle persone con malattie croniche e costose che oggi, si sa, le 61 casse private non sono assolutamente stimolate a realizzare.

Per concludere vorremmo noi, promotori e sostenitori dell’iniziativa per una cassa malati pubblica, illustrare la quarta via, quella non menzionata da Fabio Pontiggia ma che effettivamente, come abbiamo sempre sostenuto durante questa campagna, farà risparmiare sulle spese sanitarie e permetterà di abbassare i premi: a corto termine, si risparmieranno 225 milioni di franchi all’anno, oggi spesi per la “caccia ai buoni rischi”, quindi per il marketing e per la pubblicità, e altri 100 milioni di franchi per i cambiamenti di cassa dei singoli assicurati ogni anno. A medio termine, grazie alla prevenzione e a reti di cure integrate, si risparmieranno due miliardi di franchi all’anno (come dimostra l’economista Anna Sax nella sua recente pubblicazione “Fakten und Argumente für eine öffentliche Krankenkasse, 2013”). Se si considera che la metà dei costi sanitari è causata da un 5% degli assicurati, e cioè quelli più anziani, con malattie croniche e costose, e se si considera inoltre che in Svizzera, con il sistema vigente – che non stimola le casse private ad investire in questa fascia di popolazione – queste reti di cure integrate non sono mai state implementate, nonostante la loro comprovata efficienza, e il potenziale di risparmio a parità o migliorando la qualità delle cure, questo ci sembra un approccio molto ragionevole e sensato, che ci permetterà di risparmiare almeno il 10% sui costi della salute. Altri risparmi saranno possibili lottando efficacemente contro la sovra-medicalizzazione (secondo l’OMS la parte delle spese sanitarie destinate a trattamenti i cui benefici non sono stati dimostrati scientificamente oscilla fra il 20 e il 40!)e riducendo le riserve degli assicuratori che attualmente raggiungono i 6 miliardi di franchi.

Infine, la cassa malati pubblica non significa solo risparmio, ma ha a suo vantaggio tutt’una serie di altri argomenti forti, purtroppo spesso ignorati dai contrari: la netta separazione fra assicurazione di base obbligatoria e assicurazioni complementari facoltative, la fine della caccia ai buoni rischi (senza complicati e costosi meccanismi di compensazione la cui vera efficacia è piuttosto dubbia), la piena trasparenza nella fissazione dei premi cantonali che dovranno corrispondere ai costi di ogni cantone (evitando lo scandalo dei premi eccesivi pagati dagli assicurati ticinesi).

Noi abbiamo gli argomenti: a differenza di altri, non abbiamo bisogno di ingannare la popolazione!

Gina La Mantia, Vice – presidente Partito Socialista

Marina Carobbio, Consigliera nazionale

Laura Regazzoni Meli, segretaria generale Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana