La scuola: un mondo variegato e complesso

A qualche anno dalla fine dei miei studi, nell’aprile 2012 ho avuto l’opportunità di tornare fra i banchi, nella veste di responsabile del Dicastero educazione della città di Locarno, entrando in contatto con la vita quotidiana della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. Questi due anni sono già bastati a farmi capire che non potrò mai dire di conoscere a sufficienza questa realtà, tanto complessa quanto affascinante. I miei occhi non sono quelli di un maestro, che giornalmente è a contatto con i bambini e vive in diretta i loro sentimenti, sia espliciti sia inespressi. Nonostante questo difetto di esperienza, osservare con attenzione quel che accade nell’istituto scolastico della mia città mi ha permesso di percepire un certo disagio fra gli insegnanti, soprattutto per le crescenti difficoltà che incontrano nel rispondere in maniera adeguata e puntuale alle aspettative di allievi e genitori.

Non sono certo io a scoprire che oggi le attese intorno al settore scolastico sono tante, probabilmente troppe, e non tutte legate allo studio, all’acquisizione delle conoscenze e allo sviluppo della coscienza critica. Oggi chiediamo alla scuola di rispondere ai bisogni più disparati, delle famiglie e della società; le chiediamo non solo di insegnare, ma anche di educare e crescere i nostri figli.

L’iniziativa in votazione il prossimo 28 settembre è un esempio lampante di come tendiamo a desiderare che la scuola travalichi il proprio ruolo di istituzione e funga anche da servizio. Non a caso, il testo tocca temi molto differenti fra loro, che meriterebbero probabilmente un esame disgiunto e differenziato. Se la riduzione del numero di allievi per classe e l’aumento del sostegno pedagogico sono motivati dalla volontà di migliorare la qualità dell’insegnamento, non così possiamo dire della richiesta di costruire più mense, offrire più doposcuola e creare più sezioni a orario prolungato per la scuola dell’infanzia; queste proposte mirano infatti più che altro a rispondere ai bisogni delle famiglie, divise fra il lavoro e la crescita della prole.

Senza mettere in discussione i propositi lodevoli dell’iniziativa, ai miei occhi di profano qualcosa stride nelle soluzioni proposte. Per prima cosa, mi sembra fondamentale capire se la diminuzione del numero di allievi per classe incida in maniera determinante sulla qualità dell’insegnamento. Ma soprattutto penso sia importante che ci chiediamo se non sia preferibile un approccio differenziato, che eviti di adottare soluzioni identiche di fronte a problematiche sostanzialmente differenti. La scuola non è un mondo omogeneo. La situazione socio-culturale ad Airolo non è la stessa che a Chiasso. Anche nella mia città, Locarno, la situazione della sede di scuola elementare di Solduno non è la medesima di quella della sede dei Monti, e nemmeno di quella dei Saleggi. Anche all’interno delle stesse sedi, poi, possono esserci differenze marcate fra le diverse classi.

La scuola è un mondo variegato e complesso: questo è il suo fascino e la sorgente di tutte le sfide che abbiamo di fronte. L’iniziativa in votazione il 28 settembre ha di certo il pregio di confrontarsi con temi fondamentali per lo sviluppo degli allievi, ma penso sia importante evitare di cadere nella tentazione di soluzioni facili e standardizzate. Il miglioramento nella qualità dell’insegnamento non dipende solo dal numero degli allievi in una classe – numero che, tra l’altro, le norme attuali consentono già di adattare verso il basso, quando le caratteristiche socio-culturali degli allievi richiedono un’assistenza particolare. Parimenti, le famiglie vanno di sicuro aiutate realizzando mense ed estendendo i doposcuola, ma devono anche – e soprattutto – essere sostenute con incentivi finanziari. Solo così la famiglia potrà rimanere il nucleo primo e insostituibile della crescita e dell’educazione dei figli, e potremo lasciare che la scuola si concentri sul suo compito fondamentale: l’insegnamento.

Giuseppe Cotti, municipale di Locarno