Pubblicato nel Corriere e riproposto con il consenso dell’Autore

NOTA (fdm) L’evidenziazione è mia. Si tratta in realtà di un vero e proprio inganno perpetrato con astuzia. Il cittadino “boccalone” è indotto a credere che la “politica” si impegni a risparmiare. Tuttavia la politica non solo è incapace di farlo ma, molto di più, non ha alcun interesse a farlo.

Il “partito delle tasse” par excellence rimane per me il partito socialista. Ma l’avv. Tettamanti audacemente… va oltre!

Come ha ben detto l’on. Celio (v. la mia recente intervista) la signora Sadis quella votazione l’ha vinta. Vero e indiscutibile. Il suo canto del cigno. Per libera scelta.

 

La (troppo) lunga campagna elettorale per il rinnovo dei poteri cantonali è ormai in corso. Le cittadine ed i cittadini avranno diritto alla loro dose di informazioni e sollecitazioni, programmi e promesse. Spesso, purtroppo, il dialogo tra elettori ed esponenti politici soffrirà di pesanti amnesie. Si parlerà ad esempio della possibile riforma dell’amministrazione statale. Circa 9.000 dipendenti, compresi i docenti, i cui stipendi con oneri sociali superano il gettito totale delle imposte sulle persone fisiche (900 milioni di franchi).

Si dimenticherà che l’argomento era già stato approfondito alla fine degli anni Novanta dall’allora consigliere di Stato Martinelli con una commissione da lui presieduta. Vennero formulate 27 proposte, poi arcane alchimie di partito non hanno permesso all’onorevole Martinelli (ottimo conoscitore del bilancio e della macchina dello Stato) di mettere la sua intelligenza e competenza a disposizione del Paese per un altro quadriennio. I suoi ex colleghi non hanno ritenuto di affidargli un chiaro speciale mandato, hanno preferito lasciare le proposte nelle mani degli alti mandarini della burocrazia che salvo qualche modifica marginale hanno insabbiato il tutto.

Per favore, non risolleviamo il problema contando sull’amnesia. La verità è che la politica non ha voluto fare ciò che si doveva e poteva fare da 15 anni. Notevoli le preoccupazioni per il bilancio del Cantone, ormai in profondo rosso. Qualche candidato ci dirà con enfasi che bisogna frenare le spese dimenticando che dall’anno 2003 e per dieci anni è rimasto dinanzi al Gran Consiglio un progetto di legge per il freno delle spese presentato a suo tempo dalla consigliera di Stato Marina Masoni. I politici (vale per tutti i partiti) non ne hanno fatto niente, ed invece hanno optato recentemente per l’introduzione di un moltiplicatore cantonale e sono riusciti con una truffa semantica denominata «freno ai disavanzi pubblici» a far accettare dagli elettori la peggiore delle soluzioni, quella di aumentare le imposte non essendo capaci di frenare le spese. Per il loro determinante ruolo in questa faccenda i due partiti storici possono legittimamente aspirare al titolo di partiti delle tasse.

Un altro argomento che riaffiorerà nei dibattiti è quello dello squilibrio tra il costante aumento delle spese sociali (educazione, sanità, previdenze sociali) e il debole aumento di reddito e produttività nel Cantone. Dimenticando che nel 2005, cioè quasi dieci anni fa, il professor Angelo Rossi ha pubblicato un acuto ed esaustivo libro al proposito (Dal paradiso al purgatorio). Hanno fatto seguito i soliti riti del nostro Paese quando qualcuno approfondisce o lancia un tema interessante e magari scomodo. Conferenze stampa, qualche dibattito, recensioni elogiative (magari senza aver letto bene il libro), poi il silenzio di un Paese disattento, svogliato e imprevidente.

Alcuni ticinesi con il futuro alle spalle per ragioni anagrafiche e quindi senza ormai più ambizioni di carriera trovarono il libro molto interessante e degno di essere oggetto di studio, specie in quella parte che parlava di efficienza nel sociale. Decisero tra l’altro di dare mandato al BAK Basel Economics per un rapporto al proposito (Lo sviluppo della produttività nell’economia ticinese, aprile 2008). Si pensò fare cosa utile per gli affaccendati consiglieri di Stato e per l’Amministrazione pubblica spedendo lo studio con una lettera accompagnatoria firmata da tre personalità che avevano partecipato e garanti della serietà (Claudio Generali, Pietro Martinelli, Angelo Rossi) al Consiglio di Stato stesso. Il lettore penserà ad una vivace, interessata reazione da parte dei nostri ministri di allora (Marco Borradori, Gabriele Gendotti, Luigi Pedrazzini, Patrizia Pesenti e Laura Sadis). Risposta sbagliata, disinteresse totale e, se son ben informato, neppure un invito per un caffè, non fosse che per cortesia.

A un decennio di distanza, le preoccupazioni di Angelo Rossi si presentano nella loro prepotenza, ma peggiorate dalla lunga inattività. In un Paese colpito da amnesia i problemi restano e le soluzioni mancano, o meglio non si vogliono adottare. Amnesia di chi? Dei politici? Dei cittadini? O forse di entrambi?

Tito Tettamanti