canossa1cEnrico IV imperatore, a Canossa, indossato il saio della penitenza, dopo tre giorni e tre notti passati all’addiaccio nel colmo dell’inverno, batte alla porta del convento nella speranza che il papa, il terribile Gregorio VII, lo riceva e lo perdoni, liberandolo dalla scomunica



Non che si voglia girare il coltello nella piaga, ma una rinfrescata alla memoria non fa male a nessuno.

Nel 1992 l’indimenticabile Jacques Delors, socialista di Francia, per sollecitare il voto favorevole degli svizzeri allo SEE, aveva profetizzato la scomparsa della disoccupazione nell’UE entro il 2000. Anche Fulvio Pelli si era allineato su questa posizione, ventilando per i giovani ticinesi la possibilità di un posto di lavoro a Milano.

Attualmente la disoccupazione in zona Euro è al 12,2% con punte sopra il 50% per i giovani in Spagna, Italia, Grecia, Croazia e Cipro. In Svizzera è del 3,4%, giovani compresi, in Ticino 4,6%. In tutti questi anni non ho conosciuto un solo giovane svizzero, dico uno solo, che abbia trovato lavoro in Italia. È più che probabile che ce ne siano stati, ma sarebbero mosche bianche. Nelle Canarie di giovani italiani che lavorano nella ristorazione ne ho conosciuti molti, alcuni anche con titoli universitari, nelle località turistiche per eccellenza sono più numerosi del personale autoctono. Rari i francesi, nessun tedesco, svizzeri ancora meno.

SoldatiFranz Blankart, segretario di stato che aveva condotto le trattative per l’adesione allo SEE, poi ambasciatore, dopo il voto negativo del 6 dicembre 1992 allo Spazio economico europeo profetizzò: “Entro 5 anni gli svizzeri si recheranno in ginocchio a Bruxelles per mendicare l’accettazione nell’UE”. Poveretto, si è guadagnato un posto tra gli eroi sull’olimpo dei c…, mi scuso per il termine, ma non ne trovo un altro che calzi così bene. [Espressione un po’ dura e sprezzante. il dottor Soldati dovrebbe considerare che certe persone sono, per così dire, “costrette, condannate a vendere la loro merce”, fdm]

“Senza entrata nello SEE la Svizzera cadrà al rango di paese sottosviluppato”. “Senza adesione la sorte della Svizzera come sede di multinazionali o di loro filiali europee è segnata”. “Il tempo per eventuali trattati bilaterali è passato”. “Senza SEE il franco come moneta indipendente è finito”. “Senza SEE la Svizzera si esclude dalla ricerca europea”. “Fuori dallo SEE la Svizzera cadrà nella situazione di un paese in via di sviluppo”, una variante della minaccia di paese sottosviluppato. “Senza adesione l’industria svizzera delle macchine è tagliata fuori dal futuro”. “Fuori dallo SEE la Svizzera come paese di esportazione è alla fine”.

Incredibile il numero di corbellerie e fesserie che questi sapientoni dell’economia, della finanza, dell’industria e della politica (governo, parlamento e partiti) ci hanno propinato. Dissipando così un capitale di fiducia popolare che si era accumulato negli ultimi 200 anni. In questo anno di grazia 2014 un recupero è lungi dall’essere in vista. Neanche a cercare con il telescopio!

Buono a sapersi, senza pregiudizi né intenti allusivi, a fine 2013:

–          Popolazione straniera in Svizzera: 23%,

–          Disoccupati stranieri: 47%,

–          Stranieri in AI: 46,2%,

–          Stranieri a carico dell’assistenza sociale: 46,1%, sempre in percentuale dei rispettivi totali.  

Ogni commento è superfluo. Ma pur tenendo conto del fatto che in genere si tratta di persone in difficoltà, qualche perplessità mi sembra legittima.

Negli ultimi 30 anni gli svizzeri nati svizzeri sono diminuiti di poco, restando attorno ai 5’400’000. Gli svizzeri naturalizzati sono cresciuti da poche migliaia a poco meno di 800’000, gli stranieri da 950’000 a 1’900’000, in pratica esattamente raddoppiati. Con la politica sinora adottata dal CF, le sole categorie che hanno la sicurezza di un crescita futura sono queste due ultime. Vedremo se il voto del 9 febbraio scorso potrà influenzare l’evoluzione.

Un consigliere nazionale, presidente di un grande partito, si fece una reputazione oltre Gottardo come Mister 18%. Dando avvio a un’iniziativa popolare che voleva limitare ad un massimo del 18 la percentuale di stranieri accolti in Svizzera. L’iniziativa fu respinta, ma servì all’intraprendente personaggio per riuscire il “salto” in consiglio nazionale.

Appena eletto si trovò coinvolto nella discussione di nuove misure di contenimento. Con generale sorpresa si schierò dalla parte di chi chiedeva l’apertura illimitata. Promise però che si sarebbe opposto, in caso di allargamento dell’UE all’Est, all’immigrazione da quei paesi. Il CF decise, in spontaneo accordo (“fermezza nel cedimento”) con l’UE, di accettare l’immigrazione dall’Est.

Il nostro eroe si dichiarò d’accordo, con la precisa promessa che mai avrebbe accettato l’immigrazione da Rumania e Bulgaria. Il CF una volta di più la concesse, nuovo voltabandiera del consigliere nazionale, nel frattempo diventato presidente di un grande, ai bei tempi grandissimo partito, nei primi decenni dell’esistenza del CF addirittura egemonico.

Stavo per dimenticare il nome della persona cui alludo: Philipp Müller, presidente del FDP-PLR. Di che stare allegri e tranquilli.

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Carlo Tavecchio, candidato alla presidenza della Federcalcio, con una frase infelice, ma non volutamente offensiva, ha scatenato un putiferio mediatico, con gli antirazzisti scatenati a superarsi a vicenda nel far vedere quanto loro invece siano puri come l’acqua di fonte, esenti e liberi da ogni molecola non dico di antirazzismo, non dico neanche di xenofobia, ma anche di sola antipatia verso i fratelli e le sorelle della casa comune. Un amore sviscerato per ognuno, proprio ognuno, dei 7 miliardi e rotti di esseri umani attualmente in circolazione sul pianeta. Per non menzionare poi i nostri amici a 4 zampe, tutti gli esseri viventi in genere e anche i vegetali. I personaggi più razzisti che conosca sono questi antirazzisti per autoproclamazione. Si credono o fingono di essere una razza superiore di cuori liberi da ogni disdicevole pensiero. Uno di questi signori, un quasi 80enne che sa nuotare nel “mainstream” (opinione corrente, in voga) più veloce di un motoscafo, si chiama Joseph Blatter. Dall’alto del suo scranno di una delle associazioni sportive più ricche e più corrotte che si conoscano ha subito chiesto l’inchiesta purificatrice.

Questa lotta martellante e compulsiva contro il razzismo, lotta che si conduce oramai da anni, con una pioggia di querele su persone di espressione non  proprio forbita ma comunque non dolosa, con non luoghi a procedere pure numerosi, alla lunga assume connotazioni controproducenti. Il crescendo rossiniano di esecrazione che si sta scatenando in queste ore [nota: l’articolo è stato scritto in settembre] contro il povero Tavecchio, e che probabilmente finirà con il travolgerlo quando poche ore prima era dato vincente sicuro nella corsa alla presidenza, ne è un esempio (ma per finire è poi stato eletto, più che altro per l’inconsistenza del suo concorrente Albertini).

Molti, con questo squallido teatrino sotto gli occhi , si limiteranno a tacere. Ma non senza un senso di irritazione per l’esagerazione in atto. L’irritazione, se ripetuta e alla lunga, induce proprio ai pensieri che si vorrebbero sepolti per sempre.

Gianfranco Soldati