(ripreso dal GdP con il consenso dell’Autore)

Il dottor Alberto Siccardi, imprenditore e patron della Medacta di Castel San Pietro, si colloca politicamente in ambienti all’interno dei quali il NO all’Expo ha certamente prevalso. Proprio per questa ragione le sue considerazioni suscitano un particolare interesse.

C’è da chiedersi perché alcuni privati ticinesi abbiano deciso di finanziare la partecipazione all’Expo 2015. In effetti non è pensabile che questi signori vogliano trarne qualche beneficio diretto, l’Expo è una manifestazione non specialistica ed è stata concepita dall’ex sindaco Sig.ra Moratti per celebrare il suo regno e spendere una quantità enorme di risorse per spingere l’immagine di Milano e dell’Italia in tutto il mondo. Varrà la pena? Forse no, ma oggi i soldi pubblici viaggiano veloci. Lo scopo non può essere comunque quello di promuovere singole aziende e neanche quello di vendere i loro prodotti.

I privati hanno accettato di mettere mano al portafoglio per un motivo molto semplice, in parte condiviso anche da esponenti della Lega, che hanno definito il loro intervento come “doveroso”.

Può sembrare strano ma c’è chi ama la Svizzera al punto di finanziare una operazione che non condivide pur di evitare al Paese una tremenda figuraccia di fronte al mondo, senza giudicare più di tanto chi ha creato questo pasticciaccio, da una parte le assicurazioni troppo precipitose del Governo Ticinese in tempi di vacche magre e dall’altra l’intervento della Lega che fa campagna elettorale ma in fondo risparmia finanze pubbliche. E infatti il colpaccio le riesce, si risparmia, pagano i privati. Manca ancora qualche soldino, ma si andrà a Milano.

L’atteggiamento della Lega è deciso e pesante, fa voti, piace alla gente, ma attenzione, il Ticino non può tirare troppo la corda. Farà contenti tanti cittadini, è quello che conta in politica, ma poi bisogna fare i conti coi conti da pagare e col deficit che cresce.

Le relazioni con l’Italia devono essere salvaguardate, badiamo alle cose serie ed evitiamo i colpi di spillo. Bisogna però dire che i nostri governanti non hanno fatto una comunicazione convincente alla cittadinanza, che, sotto la psicosi del debito cantonale emergente, ha detto NO.

Riusciremo forse a migliorare il traffico con le misure del CdS Avv. Zali, ma ricordiamoci che non è vero che le Aziende non delocalizzano, non possono farlo dall’oggi al domani, sono abituate a pianificare con metodo, ma poi lo fanno se è il caso. Cominciano ad essere troppi i segnali negativi per l’industria locale e gli stranieri, tasse per i frontalieri, tasse per i posteggi nelle Aziende, chiusura verso l’Europa fatta di ripicche e non programmata in modo realistico. Di questo passo, quando ci fossero i contingenti cantonali da decidere, sarà una guerra?

Lo scrivente è un ammiratore di Blocher, è pronto a cercare e applicare regole di convivenza fra industria e abitanti, ma dobbiamo dimenticare la Svizzera di trenta anni fa e accettare compromessi intelligenti fra paesaggio, ambiente e industria. Altrimenti, di cosa vivremo? Turismo e banche non bastano più, a meno di diminuire la spesa pubblica. Sicuri di volerlo fare?

Ed eccoci all’Expo. Con la scusa, peraltro accettabile, di risparmiare soldi pubblici blocchiamo una spesa tirando uno schiaffone ai “corrotti” italiani e ci aspettiamo che qualcuno ci metta una pezza.

Colpiamo stranieri e aziende. E poi? Se in Italia dovesse esserci una ripresa, molti imprenditori non troverebbero più manager facilmente, e andrebbero via.

La popolazione lavorativa ticinese è stata educata per lavori in banca e ufficio, ci vuole una generazione per riconvertirla alla industria, sempre che la scuola sappia orientarsi adeguatamente.

Se vogliamo affrontare questo cambiamento non dobbiamo agire per colpi di testa, se ci interessa rimanere svizzeri come piace a noi, come piace anche alla Lega, dobbiamo essere cauti e procedere per passi misurati e intelligenti. La vicenda dell’Expo poteva essere gestita meglio.

Alberto Siccardi