Un articolo che presenta alcune argomentazioni senz’altro interessanti. L’autrice tuttavia non considera un punto essenziale: stiamo parlando del nostro Stato, che abbiamo costruito in lunghi anni con tenacia e sacrificio. Non possiamo – così mi pare – rinunciare a rimanere padroni in casa nostra. E non siamo obbligati a considerarci colpevoli di tutti i mali del mondo. [fdm]

Melitta smAvete notato che quando si dice «siamo in troppi» si intende sempre che quelli di troppo sono gli altri? Ora, è chiaro che se io sono a casa mia, posso dire quanti ospiti voglio accogliere e quelli che ritengo siano troppi non li invito. E gli altri possono fare lo stesso, invitarmi se la mia presenza fa loro piacere. Questo, quando si interagisce tra pari. Ma avete notato che tendiamo a non voler essere «pari»? Vogliamo essere i più forti, i più ricchi, i più furbi e fortunati. Quando si tratta del nostro salario, lo vogliamo alto. Quando si tratta di pagare un altro per il suo lavoro, ci sembra che chieda troppo. Ci lamentiamo che la spesa è costosa. Ma i contadini che producono il nostro cibo, non hanno diritto a un salario come il nostro? Le sarte che cuciono i nostri vestiti ? No, mi direte, nei loro paesi il costo della vita è più basso, quindi è giusto che ricevano meno. Quindi è giusto che noi paghiamo meno? Approfittando del divario tra noi ricchi e loro poveri?

È questo divario tra noi ricchi e loro poveri che rende le nostre società – le loro e le nostre – instabili, vulnerabili. Anche le nostre briciole, i nostri rifiuti, per loro sono ricchezze e cibo.

Possiamo votare tutte le Ecopop che vogliamo ma finché io pretendo il diritto di consumare dieci, cento volte quello che consuma un mio simile in un paese povero, ci sarà uno squilibrio che ci mette tutti a rischio. Inutile mandare loro pacchi di preservativi se le ragazze non hanno la possibilità di andare a scuola, diventare forti e libere abbastanza per decidere se e quando e con chi vogliono aver figli. Finché non c’è giustizia, libertà e equità, finché non impariamo a moderare i nostri consumi, è illusione credere che con un cerotto chiamato «ecopop» possiamo creare un’isola idilliaca dove goderci le nostre fortune.

Guardatevi intorno. Conoscete molti svizzeri che fanno lavori pesanti, pericolosi? Che pur di avere un lavoro onesto fanno qualsiasi lavoro, anche se mal pagato? Finché non accettiamo che anche noi e i nostri figli possiamo lavorare come badanti o lavapiatti, che possiamo raccogliere pomodori, finché non accettiamo che non è un disonore, non è contro natura che anche noi possiamo vivere con il salario che siamo disposti a pagare per questi lavori… è illusione credere di poter solo avere i vantaggi di un sistema dispari, senza averne gli svantaggi. O la botte piena o la moglie ubriaca. Non tutt’e due.

Melitta Jalkanen, Ruvigliana