(francesco de maria) Ricevo e con piacere pubblico questo drammatico articolo dell’on. Marco Romano, consigliere nazionale del PPD. Quanto al “voto di tendenza” (che equivale a “lanciare un messaggio, un grido d’allarme, ecc. ecc.”), oggi di gran moda, penso che non sia veramente una cattiva azione, come l’onorevole democristiano ce lo dipinge. O meglio: sarebbe forse una cattiva azione (come mettersi le dita nel naso o rubare barrette di Ragusa in un supermercato o guardare le gambe di una ragazza) se la politica fosse onesta e non imbrogliona.

Coloro che commetteranno questo peccato saranno da me assolti (senza che ciò abbia un valore ufficiale o trascendente, poiché certi poteri notoriamente non mi competono).

 

L’iniziativa popolare è uno strumento eccezionale per sancire nuovi principi nella Costituzione. Ma attenzione, non è solo un atto di protesta o di malcontento. Sostenere ecopop significa fissare una limitazione rigida dell’immigrazione pari allo 0,2% della popolazione residente su una media di tre anni (16’000 persone all’anno, senza margini di manovra) e nel contempo obbligare la Confederazione a investire in provvedimenti volti a promuovere la pianificazione familiare volontaria almeno il 10% dei mezzi destinati alla cooperazione internazionale allo sviluppo (oltre 200 milioni di franchi). Parimenti dovranno essere modificati e disdetti tutti gli accordi internazionali che non rispettano quanto esposto. Votare sì significa quindi scrivere quanto sopra nella Costituzione, non mandare un segnale a Berna.

Pensando al Ticino, un sì a ecopop aumenterebbe vertiginosamente il numero di frontalieri e di conseguenza il traffico nelle zone di confine. L’iniziativa parla espressamente di “popolazione straniera residente” e i frontalieri sono quindi esclusi. I cittadini stranieri oggi residenti attivi negli ospedali e nella ristorazione si sposterebbero nella fascia di confine per sfuggire alla nuova regolamentazione. Una follia, un disastro per il Ticino. È immaginabile che aumenti anche il lavoro nero.

Alla luce del dibattito in corso, occorre anche evidenziare che l’iniziativa contro l’immigrazione di massa (9 febbraio 2014) e ecopop sono due proposte diverse. Votare sì a ecopop per “rafforzare il 9 febbraio” sarebbe un grave errore. Un’eventuale accettazione di questa iniziativa, avrebbe solo conseguenze negative per la concretizzazione del nuovo articolo costituzionale***. La tentazione di sostenere ecopop per lanciare un ulteriore segnale di malcontento è pericolosa, per molti versi controproducente. Si bloccherebbe ogni processo e si perderebbe ulteriore tempo. Il testo votato il 9 febbraio scorso prevede espressamente tre anni per la concretizzazione. L’elaborazione dei necessari testi di Legge e le trattative con l’Europa sono in corso. Le attuali polemiche sono quindi prive di consistenza.

Limitare a 16’000 persone il saldo migratorio netto significa privare numerose aziende del personale necessario. In Svizzera abbiamo carenza di manodopera in molti settori chiave. La natalità diminuisce costantemente, la popolazione invecchia. Occorre valorizzare assolutamente meglio il personale locale, (disoccupati, ma anche donne a tempo parziale), ma un determinato numero di lavoratori esteri sarà sempre necessario come lo è stato negli ultimi 40 anni.

Sostenere infine che limitando l’immigrazione si migliorerebbe l’ambiente e si proteggerebbe il territorio è irresponsabile e egoista; tanto quanto immaginare che distribuendo profilattici in Eritrea e in Tunisia si diminuirebbe l’afflusso di stranieri nel nostro Paese. Questi elementi di ecopop sono sconclusionati e fortemente demagogici.

Ecopop è radicale, troppo rigida e inutile. L’iniziativa è nociva per il mercato del lavoro e per le aziende, piccole e grandi, che creano posti di lavoro e benessere in Svizzera. Mette tutti nel medesimo calderone equiparando un medico proveniente dalla Germania ad un profugo che giunge dalla Siria. Anzi, in virtù di accordi in essere saremo costretti ad accogliere i richiedenti l’asilo e dovremo rimandare a casa chi creerebbe ricchezza. In più ridicolizza la politica elvetica di sostegno ai Paesi del terzo mondo. E infine, un’accettazione sarebbe devastante per le relazioni internazionali della Svizzera, sia a livello istituzionale che economico. Ecopop rappresenta la fine definitiva della via bilaterale. Rimangono un’eventuale adesione (folle) o l’isolazionismo (utopia).

Marco Romano, consigliere nazionale PPD TI

*** Come diceva il Divo Giulio, un grandissimo democristiano, uno dei massimi, “a pensar male si fa peccato però di solito si indovina”. E allora confesserò che queste ambasce del Consigliere nazionale per le sorti del “9 febbraio” mi sembrano alquanto sospette.