Perché consumiamo letteratura? Per dimenticare la vita di tutti i giorni? Per divertirci, partecipando a emozionanti destini altrui? Spesso buoni libri di narrativa hanno l’effetto contrario: sono specchio della vita, della nostra stessa vita. Le esperienze degli altri ci mostrano vecchie, nuove, belle e brutte possibilità dell’esistenza che ci accomunano.
Questi aspetti saranno affrontati da due appassionati di letteratura su invito del “Deutscher Club Ticino”
martedì 18 novembre a Villa Sassa, ore 17.00
Maurizio Canetta direttore RSI e Peter Jankovsky corrispondente NZZ
espongono i loro pensieri e ne discutono in tedesco.
Segue un aperitivo
Saranno citati grandi della letteratura internazionali e nostrani: Canetta legge nei romanzi di John Fante (“Aspetta primavera Bandini”) e di Arno Camenisch (“Dietro la stazione”) un racconto di paesaggi e di famiglie molto lontani tra di loro, come il Colorado di Fante e Grigioni di Camenisch, ma incredibilmente simili. Canetta va a pesca nel grande pozzo della vita, per poter creare con la preda un puzzle aperto della propria esistenza.
Attraverso i due ticinesi d’adozione Alfred Andersch e Max Frisch, Jankovsky può rintracciare e ritrovare la sua stessa identità, di cui fanno parte anche l’ambiguità e i dubbi di un Milan Kundera o di un Friedrich Nietzsche (quest’ultimo anche poeta).
Entrambi non tramontano mai e possono indurci a un più ricco e multiforme disegno di vita. Il significato della letteratura è dare a tutto nella vita una forma sopportabile (Bernhard Schlink) così come conforto e protezione spirituale (Siegfried Lenz).
Contemporaneamente la letteratura dovrebbe dare stimolo per sperimentare la vita fino in fondo.
Leggere significa: vivere con piacere!