Omero 2

Per i bambini ecuadoriani in un Ticino dell’ospitalità
Appello di scrittori, ricercatori, insegnanti e cittadini di buona volontà

A un certo punto non ci si stupisce più di nulla. Vale anche per questo testo, che mi è stato gentilmente inviato, su mia richiesta, da un collega giornalista (spero di potermi ritenere tale; se non fosse il caso: docente di matematica). Al di là dei titoli puntigliosamente esibiti dai firmatari e del tono acculturato dell’appello (che appare più che altro come un modesto esercizio letterario) si tratta di una evidente anzi plateale strumentalizzazione politica. Destinata peraltro a fallire l’obiettivo, poiché la maggioranza dei cittadini – pur non avendo studiato l’Iliade e l’Odissea o il calcolo differenziale o la geometria quadridimensionale –  è in grado di rendersi conto che il ministro ha agito in modo razionale e giusto. Il tentativo di farlo apparire un “orco” è puerile, così come il tentativo di colpevolizzare i Ticinesi. Come ho già scritto, lui potrà anche perdere il suo seggio, fa parte del gioco elettorale, ma certo non lo perderà a causa di simili patetiche sceneggiate.  (francesco de maria)

 

Cari bambini ecuadoriani, cari genitori di questi bambini a cui è stato negato il diritto elementare, inalienabile alla scolarizzazione, perdonateci se un Paese come il nostro non è riuscito in questo momento a esprimere qualcosa di migliore, a mostrare quanto possano essere pertinenti in politica i concetti di bontà, tenerezza, verità (come sostiene per esempio Aung San Suu Kyi, politica birmana, premio Nobel per la pace). Vogliamo dirvi il nostro sdegno e ricordare a noi stessi e alla popolazione tutta che scuola e cultura in cui siamo giornalmente impegnati sono spazi comuni che perderebbero il loro senso senza l’ospitalità.

Quanto sembrano spesso lontani il Ticino e l’Europa odierni dal mondo del porcaro Eumeo che, a Odisseo che lo ringraziava dell’ospitalità, rispondeva: «Straniero, non è mia norma maltrattare un ospite, neppure se venga uno più malconcio di te: ospiti e mendicanti sono tutti sotto la protezione di Zeus». Da lì proveniamo, dalla lunga storia di una virtù che ha reso più sopportabili le fatiche dei nostri emigranti e di coloro che hanno cercato da noi lavoro e asilo.

Rifiutandoci di venir meno a un dovere di resistenza di fronte a paura e chiusura, siamo certi che la giurisprudenza possa e debba fare lo sforzo per comporsi con la virtù apparentemente sempre più inattuale dell’ospitalità, traducendo questa tensione etica nella pratica del diritto.

Primi sostenitori dell’appello:
Mauro Baranzini, professore ordinario di Economia politica all’Università della Svizzera Italiana, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (Roma).
Ottavio Besomi, professore emerito di Lingua e Letteratura italiana al Politecnico federale di Zurigo.
Sandro Bianconi, linguista, ex direttore dell’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, membro dell’Accademia della Crusca.
Mario Botta, architetto, professore ordinario all’Accademia di architettura di Mendrisio.
Aurelio Buletti, scrittore, docente pensionato.
Franco Cavalli, direttore scientifico dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, professore onorario in medicina interna e oncologia alla Facoltà di Medicina all’Università di Berna.
Azzolino Chiappini, sacerdote, Pro-Rettore della Facoltà di Teologia di Lugano, Direttore del Dipartimento di Teologia e professore ordinario di Teologia fondamentale.
Giuseppe Curonici, scrittore, ex direttore della Biblioteca cantonale di Lugano.
Giulia Fretta, giornalista, già direttrice dei programmi giornalistici e della prosa di Rete Due, nonché responsabile della produzione fiction della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.
Andrea Ghiringhelli, storico, ex direttore delle Biblioteche cantonali di Bellinzona e Locarno, nonché dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino.