Jack 9

Ricevo stamani per posta un fascicolo intitolato “Storia di un’Associazione – Idea Liberale (2009 – …)” L’ho già letto in parte ma nel corso di una giornata troppo occupata non sono riuscito a finirlo. Contiene contributi di Tullio Righinetti, Edo Bobbià ed Enrico Iten ed è curato dal giornalista GianMaria Pusterla. Quando l’avrò letto per bene non mancherò di parlarne. Interessante il fatto che venga pubblicato adesso. Forse è il momento buono.

Il “fascicolo di Tullio” – lo chiamo così perché è Tullio che conosco – mi ha fatto pensare al PLR e al duro confronto che l’attende. E ai suoi primordiali avversari (che non sono più gli “atavici”). E alla nuova alleanza “la Destra”. E al calvo e ambizioso Savoia (non che io abbia folti capelli).

Queste sono mie considerazioni personali, è quasi mezzanotte, sono solo nel mio studio alla mia scrivania.

Gli svantaggi del PLR sono due:

— l’ala liberale non esiste più come tale o, se sopravvive sparpagliata, è priva di leader. Provate a pensarci, provate a fare un nome. Ammetterete che l’ultimo suo leader riconoscibile è Marina Masoni, abbattuta tra il 2006 e il 2007.

— l’eventuale, ipotizzata vittoria sarebbe, quasi certamente, la vittoria del “partito della Regione” e darebbe al Cantone un governo di sinistra, come lo fu l’esecutivo con maggioranza Gendotti-Sadis-Pesenti. Non dimentichiamo però quello che accadde nel 2011. I Ticinesi alla fine dissero NO a un Sadis-Vitta-Bertoli e l’esito fu traumatico.

(Qualcuno replicherà che “non è così che si vota”, che a nessun elettore è stato imposto di accettare o rifiutare un terzetto. Lo capisco perfettamente, la mia è un’interpretazione più sostanziale che formale)

Gli svantaggi della Lega sono due.

— Inebriati dal successo (l’ebbrezza da successo è più pericolosa della cocaina) hanno trattato con durezza e disprezzo i loro alleati minori, i quali pretendevano un modesto riconoscimento (ognuno al mondo vuole qualcosa, voi conoscete qualcuno che non voglia niente?). I numeri dell’elezione sono “tirati”, è difficile quantificare ma ce lo dice il feeling. Adesso quella piccola forza, dopo aver rifiutato l’alleanza che accettò nel 2011 e che si rivelò (forse) decisiva, tenta la sua strada e farà mancare il suo apporto alla Lega. O peggio.

— Il mutamento, bruschissimo, della linea politica del Dipartimento del Territorio (balzelli, tasse, ecologia spinta, ecoincentivi, misure “punitive” contrarie all’economia), molto lontano dalla mentalità leghista a tutti nota da più di vent’anni, è

a) audace

b) imprudente

a dipendenza della parola che uno voglia usare (il significato è sempre lo stesso). Zali offre un bersaglio facile a chi voglia mirare al suo ukaze… e a chi voglia mirare a lui (e a chi voglia mirare al suo partito). La cosa più intelligente che Cattaneo possa fare adesso (lo dico per lui, io non c’entro) è attaccare. Ha detto a Dillena: referendum? E sia. Nessuno ha mai vinto una battaglia stando sdraiato sulla chaise longue.

Ho finito? Ni. Resterebbe il personaggio che più m’intriga, quel “folle di Dio” con la sua mission impossible, che radunerà le sue truppe (o meglio: cercherà di arruolare volontari) la sera dell’11 dicembre. Io lo studio, lo curo e, un giorno o l’altro, scriverò un articolo su di lui.

Anche se non vincerà (e non può vincere) rivestirà un ruolo essenziale nel meccanismo dell’elezione. Me l’ha detto persino Dadò.