MANUELE BERTOLI E L’INIZIATIVA SULLA CIVICA

Jack 1111Faccio presente (meglio: confermo) all’amico Gianfranco, il quale soggiorna a Tenerife in caccia di funghi porcini, abbondanti in quei boschi ma poco ambiti dagli indigeni, che l’on. Bertoli di questa iniziativa non vuol proprio saperne. Tuttavia, il Parlamento o il Popolo la possono realizzare.

È un gioco di contrasti democratici. Bertoli, spalleggiato dai suoi funzionari, ha innalzato una cortina di “Non si può, non si riesce, non entra nella “griglia” ecc. ecc. ecc.” Noi, democraticamente, la vogliamo. La domandiamo al Parlamento e, se necessario, la domanderemo al Popolo.

SoldatiIl 9 aprile 2013 il Foglio Ufficiale ha pubblicato il testo di un’iniziativa popolare legislativa inoltrata da un gruppo di persone capeggiate dal Dott. Alberto Siccardi, vicepresidente di Area Liberale. L’iniziativa, sostenuta da 12’000 firme, chiede la reintroduzione dell’Educazione Civica quale materia obbligatoria nell’insegnamento medio, medio superiore e professionale. L’accoglienza da parte del preposto al Dipartimento dell’Educazione è stata tiepida, molto tiepida, quasi fredda, financo glaciale.

In un lucido articolo odierno (21.11.2014) sul CdT, Orlando del Don richiama all’ordine il Consigliere di Stato e i suoi funzionari, che non stanno dando l’impressione di particolare premura nell’adempimento del loro obbligo di indire la votazione popolare.

Che l’educazione civica sia una materia indispensabile alla corretta formazione democratica e politica dei cittadini, indipendentemente da qualsiasi inclinazione o preferenza ideologica, è cosa talmente evidente e palese che ci si deve domandare come mai abbia potuto essere tolta dai programmi da un dipartimento allora retto in pratico monopolio dall’ex partitone. E ci si deve anche domandare come mai si sia dovuti ricorrere ad un’iniziativa popolare costituzionale per poterla reintrodurre, tramite decisione popolare, nelle nostre scuole.

siccardiLe tergiversazioni del dipartimento dell’educazione (DECS, educazione, cultura e sport) stupiscono, quando si consideri la manifesta necessità di quanto richiesto dagli iniziativisti. Anche le scuse farraginose addotte dai funzionari, difficoltà di introdurre una nuova materia in programmi già sovraccarichi, non convincono. Gli iniziativisti hanno proposto, se ben ricordo, l’introduzione di un’ora quindicinale, due sole ore al mese potrebbero bastare per l’insegnamento delle nozioni basilari di civica, togliendole all’insegnamento della storia, una materia che per la sua dimensione sterminata (storia comunale, cantonale, nazionale e via via fino alla storia mondiale, con in più un’infinità di storie settoriali, storia della navigazione, dell’aviazione, delle scoperte, dell’astronomia, della rivoluzione francese,  ecc. ecc.) è sempre stata insegnata in perfetta parzialità temporale.

Una spiegazione razionale delle tergiversazioni dipartimentali non la trovo. Da quel pessimista che sono (che è come dire ottimista dotato di lunga esperienza), sospetto invece che la resistenza passiva del dipartimento, se così possiamo chiamarla, sia dovuta al fatto che al suo consigliere di Stato, apprezzato malgrado le scorie di un’evidente faziosità ideologica, dispiaccia che l’iniziativa sia venuta da ambienti di destra e non dai monopolisti del progresso per i quali parteggia.

Gianfranco Soldati