Galeazzi 12Checché se ne voglia, l’Italia in sè potrebbe apparire un po’ “allegra” nella sua contabilità interna, ma quando vi sono i compiti da fare in ambito internazionale, allora s’impegna a fondo e i risultati li abbiamo sotto gli occhi. Un esempio classico è stata l’introduzione della loro personale e discutibile “black list” ai tempi dell’ex Ministro Tremonti. In questa lista ci siamo finiti anche noi negli anni 2000 e da quel giorno non ne siamo più usciti.

La strategia della black list evidenzia un disegno politico italiano ben chiaro e il nostro Governo federale ne ha sottovalutato in tutti questi anni lo scopo principe. Oltre a mettere in difficoltà le aziende commerciali svizzere operanti in Italia e viceversa, questa famigerata lista ci ha tenuto per tutti questi anni in scacco. Oggi, con l’imminente approvazione dell’accordo al Senato italiano sulla “denuncia volontaria”, conosciuta come voluntary disclosure, sarà determinante il ruolo della black list, perché andrà a dettare le condizioni e le pene (sia amministrative che penali più severe) nei confronti dei cittadini italiani aventi capitali all’estero.

Questa situazione sottovalutata dalla nostra politica e mai concretamente risolta in tempi meno sospetti spingerà il nostro Governo a firmare un accordo con l’Italia in tutta fretta. Vi è da scommettere che, come nostra abitudine, sarà molto più penalizzante per il nostro Paese che per la controparte. Il tutto poi nell’arco dei prossimi 60 giorni come stabilito nella nuova legge italiana.

La pressione dunque sarà enorme; conoscendo il nostro Consiglio Federale e la nostra brillante Ministra delle Finanze, arriveremo al fotofinish con un “contratto azzoppato” e sicuramente non solo sul dossier base, ma pure su quelli secondari come il ristorno sull’imposte dei frontalieri da versare all’Italia.

Ma per la piazza finanziaria svizzera e ticinese?
Oggi purtroppo siamo impreparati a questa “mazzata” e questo lo si intuisce parlando con moltissimi professionisti del settore. Sicuramente sconvolgerà il terziario e dimenticheremo tutto quanto vissuto fino ad oggi. Avremo da gennaio 2015 un flusso di clientela preoccupata, arrabbiata e molti di loro prossimi a chiudere i loro depositi. Perderemo moltissimi impieghi. Più la massa monetaria diminuirà, meno posti di lavoro saranno necessari.

Ma quello che più preoccupa è il modo come questo epocale cambiamento sia stato in parte mal interpretato dalla maggior parte della classe politica federale e cantonale. Non vi è una minima idea di quello che si potrebbe fare e come intervenire laddove perderemo posti di lavoro, neppure per delle riconversioni delle attività. Nemmeno un’idea di nuovo modello di business. Sono e siamo rimasti al palo attendendo il “fato” e speculando sul fatto che in Italia avrebbero preso ancora mesi o anni prima di decidere. Da parte delle associazioni di categoria è sconcertante ascoltare certi rappresentanti dichiarare che in Italia è ancora tutto “nebuloso e confuso”, mentre sembra proprio il contrario, sono determinati e pronti a colpire.

Non dimentichiamo che il “disegno” citato sopra, va ad aggiungersi all’articolo 26 OCSE che prestissimo verrà trattato e votato dalle nostre Camere federali. Da questo punto di vista i capitali italiani depositati nelle nostre banche, se non saranno annunciati con la denuncia volontaria, verranno alla luce con lo scambio automatico delle informazioni incluse nell’articolo 26 e cosi il cerchio si chiude.

E’ difficilissimo oggi prevedere le conseguenze dei due eventi sommati, ma una cosa è ben chiara a tutti oramai, che da parte nostra vi è stata una “volontà politica masochista” prima che altre nazioni nostre dirette concorrenti, si muovessero nella stessa direzione della weissgeldpolitik globale. Ancora una volta, giocando da primi della classe, sacrificheremo migliaia di posti di lavoro oltre a quelli già persi, mentre altri Paesi si organizzano per limitare i danni.

Tiziano Galeazzi, Coordinatore Swiss Respect Ticino e GR