Sono passati 22 anni da quando il popolo svizzero ha detto NO allo Spazio Economico Europeo (SEE). Un voto che ha permesso alla Svizzera di tenersi stretta la propria sovranità e di stare alla larga dall’Unione Europea. Il 6 dicembre 1992 rappresenta una data fondamentale per il nostro paese. Pensiamo solo a cosa sarebbe accaduto se quel giorno gli svizzeri avessero ascoltato i partiti storici, il Consiglio Federale, il Parlamento e i partiti filo-europeisti, che bramavano, e bramano tutt’oggi sotto sotto, ma neppure troppo, di entrare a far parte della famiglia di Bruxelles. Se oggi, con l’introduzione della libera circolazione, il nostro Cantone é praticamente in ginocchio, con l’adesione allo spazio economico europee sarebbe stato raso al suolo.

In molti lo dimenticano ma senza la Lega e senza il Mattino non avremmo ottenuto questa conquista fondamentale che oggi é patrimonio politico di tutti e garanzia di libertà per le nuove generazioni. Il Ticino fu infatti decisivo nel far pendere l’ago della bilancia verso il “no” all’adesione all’UE. E nel nostro Cantone solo la Lega e il nostro domenicale si sono battuti in solitaria contro tutto e tutti ottenendo quella clamorosa vittoria. Senza Giuliano Bignasca e i leghisti della prima ora oggi saremmo in Europa. E come ticinese, prima ancora che come leghista, non sarò mai abbastanza grata a quei capitani coraggiosi che ci salvarono dall’abbraccio mortale di Bruxelles.

Ma la lotta é continuata costante in questi 22 anni. E proprio quest’anno abbiamo ottenuto un altro storico successo: il 9 febbraio. Gli svizzeri – grazie ancora una volta al sostegno decisivo del popolo ticinese – hanno deciso di tagliare il cordone ombelicale velenoso che lega il nostro Paese all’UE: la libera circolazione delle persone.  Un trattato folle che ci ha creato solo danni! Abbiamo 62 mila frontalieri che varcano il nostro confine ogni giorno, intasando le strade e sostituendo la forza lavoro indigena. Il dumping salariale é ormai un fenomeno di massa e i ticinesi che hanno bisogno di lavorare devono accettare paghe da fame. I giovani studiano, si formano ma non possono mettersi in gioco perché nessuno li assume. I sindacati, invece di tutelare i ticinesi, pubblicano vergognosi annunci di lavoro destinati ai soli frontalieri.

La soluzione a questo disastro si chiama 9 febbraio. Ma i contingenti, voluti e votati dal popolo quasi un anno fa, sono ancora lontani dall’essere applicati. Una lentezza che purtroppo non sorprende se pensiamo che Simonetta Sommaruga, neo Presidente della Confederazione, pochi giorni fa ha dichiarato che negoziare con Bruxelles avendo solo 3 anni a disposizione é impresa ardua. Solo 3 anni a disposizione … é evidente che a Berna – nonostante le numerose visite farsa nel nostro Cantone – non si rendono conto che il Ticino non ha 3 anni di tempo. Il nostro tempo é già scaduto.

I ticinesi non sono affatto degli impazienti lamentosi come qualcuno vorrebbe farli passare. Quello che i ticinesi vogliono é elementare: il rispetto. Rispetto per la gente, rispetto per la nostra democrazia, rispetto della nostra sovranità e soprattutto rispetto della soluzione che abbiamo individuato per risolvere i nostri problemi: i contingenti!

Per questo chiediamo alla Confederazione di introdurli senza ulteriori indugi per salvare quanto é stato costruito con lavoro e amore dai nostri avi. E quanto é stato preservato grazie alla votazione contro lo spazio economico europeo!

Elisabetta Gianella – Lega dei Ticinesi

www.elisabettagianella.ch