Il dibattito sull’Islam ferve intensissimo. Se il fronte musulmano si mostra attivo, il fronte cristiano controbatte vigorosamente. Pubblichiamo oggi un articolo, inviatoci da Ginevra da GiPo, particolarmente critico nei confronti dell’Islam.


Il corano (il libro della rivelazione divina) e la sunna (parole e atti di Maometto) sono all’origine del diritto islamico, legge divina immutabile anche se in realtà prende delle forme diverse e spesso antagoniste. E la “rivelazione” (in arabo!) ha talmente impregnato (“accaparrato”) lo Stato – non c’è mai stata separazione, tranne la parentesi Ataturk! – da diventare l’ostacolo maggiore a qualsiasi evoluzione del mondo arabo-musulmano e al suo sviluppo, sia democratico che economico. La Religione islamica è un vischio, un parassita incrostato nella cultura e nella civiltà (poco civile) e la “dissangua”, anche se i petrodollari fanno illusione (fin quando?) profittando… solo ai profittatori.

«La révélation, ce ne sont pas les paroles de Dieu aux humains comme rapportées dans les Livres sacrés, mais les paroles des humains sur Dieu inscrites par des humains dans des livres qu’ils ont appelés Livres sacrés.»
Padre Geffré, « Droit musulman et modernité, diagnostiques et remèdes ».

“Il libro sacro” (“ufficiale”!), un “impasto” di sentenze che sono sempre “mischiate” fra quelle della Mecca e quelle di Medina, come lo sono tra quelli abrogati e quelli che li abrogano, porta i maomettani ad affermare, “Nessun obbligo (costrizione) in religione” (2:256), ed al tempo stesso, “ammazzate gli infedeli ovunque li incontrerete”. Non oso dire che allah sia confuso o che il profeta “definitivo”, come i suoi lettori, sono affetti da “schizofrenia” inquietante e contagiosa, ma purtroppo la realtà è questa.

Per loro “il problema deriva dal fatto che rifiutano di considerare il corano come parola umana e, di fatto, mettono Dio in grandi difficoltà, insormontabili” (Sic) Sami Aldeeb… come voler spiegare che il Saggio e Misericordioso ammette la schiavitù, anche sessuale, preconizza l’amputazione dei ladri, incita alla lapidazione (della sola donna) per adulterio, all’assassinio e alla guerra (santa?) etc. crimini che propulsano l’Altissimo a un rango vicinissimo a quello di un dittatore sanguinario.

Non esiste esegesi alcuna. Benché molti “studiosi” musulmani dicano di conoscere e praticare giornalmente l’esegesi, in realtà ciò non è possibile perché il corano stesso non lo permette. Anche i più coraggiosi non osano il confronto non volendo correre il rischio di esilio o di morte.

– Muhammad Taha, forse il più grande pensatore musulmano, ha proposto di separare il corano in due entità, quello della Mecca che racchiude “rivelazioni” tolleranti e pacifiche, e il corano di Medina composto di “rivelazioni” ricevute da Maometto (?!) diventato un guerriero predatore, che sono totalmente contrari ai “diritti dell’uomo” (di cui gli stati islamici sono firmatari). All’opposto della regola che prevale nella giurisprudenza musulmana, Taha ha formulato l’ipotesi che il corano della Mecca, più fedele allo spirito dell’islam, abroghi quello di Medina. Fu impiccato nel 1985. –

Esegesi fatale, è detto nel titolo, in pratica… a meno che fra di loro si ammazzino senza tregua né respiro – come accade tra sunniti e sciiti – ci stanno riportando nel IX secolo.

Religione, Giurisprudenza e Stato si sono talmente impegolati (nel petrolio) che, per uscirne, ci vorrebbe più di un tremendo terremoto… o forse solo un po’ meno di dabbenaggine codarda dei nostri nanerottoli giganteschi della politica, politicamente ($)_corretti.

GiPo (Giorgio Poretti)

(liberamente tratto da un articolo di Mireille Vallette apparso su “les Observateurs”)