NOTA. Su un punto importante citato nell’articolo: “il Dipartimento delle Istituzioni (DI) che negli ultimi mesi, dopo il 9 febbraio per intenderci, ha rilasciato una quantità incredibile di permessi di dimora e di domicilio (B e C)” non sono al corrente. Mi rimetto dunque all’affermazione dell’Autore. Ma, se qualcuno ha delle cifre, sarò ben lieto di prenderne conoscenza.

Marchesi xy

Ogni tanto viene pubblicato qualche nuovo dato inerente l’occupazione, o meglio la disoccupazione in Ticino e ogni volta, più o meno tutti, gridiamo allo scandalo. I dati sono sempre più preoccupanti, tanto che ci siamo quasi abituati a simili notizie che, purtroppo, sono diventate quasi la normalità.

I casi d’assistenza in Ticino sono nuovamente aumentati, superando le 8’500 unità. Evidentemente il fenomeno di sostituzione (sistematica) del personale indigeno con i frontalieri, ha causato un’esplosione delle persone a carico dell’assistenza. Analizzando i dati pubblicati, possiamo desumere che una parte dei casi approfitta del sistema, ritenendo “comodo” percepire una rendita d’assistenza evitando pertanto di lavorare. Sono convinto che con una migliore e più efficace attività di controllo e d’incentivazione all’occupazione, questi casi potrebbero essere ridotti notevolmente.

Il 40% dei casi, ed è questo il dato eclatante, sono stranieri. A quanto mi risulta, la legge sugli stranieri è molto chiara: “uno straniero che risiede in Svizzera deve essere economicamente autosufficiente”. Mi sembra chiaro che l’elargizione di rendite d’assistenza sia quantomeno discutibile. Come è discutibile l’efficacia dei servizi preposti del Dipartimento Sanità e socialità (DSS) nel controllare e limitare le rendite d’assistenza per stranieri. Ma si sa, a volte è più facile lasciar correre che intervenire.

Ma prima del DSS chiamerei in causa il Dipartimento delle Istituzioni (DI) che negli ultimi mesi, dopo il 9 febbraio per intenderci, ha rilasciato una quantità incredibile di permessi di dimora e di domicilio (B e C). Alcuni di questi nuovi beneficiari di permessi B o C, sono diventati in breve tempo clienti del DSS, chiedendo e ottenendo l’assistenza.

Il problema sta nel manico: l’eccessivo lassismo delle Istituzioni cantonali ha in parte portato a questa esplosione dei casi. Ma il problema più grave e preoccupante lo vivono le ticinesi e i ticinesi, che sono sempre più spesso sostituiti da frontalieri, perché sono spesso bravi almeno quanto il ticinese e costano la metà, in alcuni casi anche meno. I giovani non trovano un primo impiego e i 50enni vengono scartati in quanto troppo onerosi. Questo è il vero scandalo che deve far reagire la politica, subito. La gente è stufa di sentire che si ammette il problema ma non si trovano le soluzioni.

Le soluzioni ci sono:

1. Aumentare la pressione sulla Berna Federale per l’applicazione dell’iniziativa UDC “Stop all’ immigrazione di massa” evidenziando le specificità ticinesi (frontalierato)

2. Portare i ticinesi alle urne con l’iniziativa UDC Ticino “Prima i nostri” che permetterà a livello cantonale di attuare nuove regole più severe, in favore dei lavoratori e dell’economia, con la clausula di preferenza indigena (a parità di requisiti, obbligo da parte del datore di lavoro di assumere il ticinese)

3. Maggior rigore nel rilascio di permessi di soggiorno e domicilio. Drastica riduzione delle rendite d’assistenza per gli stranieri e aumento dei controlli e delle sanzioni a chi ne abusa.

La politica vuole veramente risolvere i problemi dell’occupazione delle ticinesi e dei ticinesi? È giunta l’ora di smettere di discutere e di iniziare ad agire!

Se continuassimo con questa tendenza, i ticinesi con un posto di lavoro normalmente retribuito diventerebbero delle mosche bianche. È ora di agire. Prima che sia troppo tardi!

Piero Marchesi, vice presidente UDC Ticino e sindaco di Monteggio