Micocci photoshop15 gennaio 2015, ore 10.30. Canton Ticino. Banche. Sale mercato. Schermi che lampeggiano, telefoni che squillano, trader paralizzati.

Pochi giorni prima la BNS rassicura tutti sul mantenimento del plafond a 1.20, ieri, improvvisamente, lo spazza via. Nessuno ne era stato informato, pare nemmeno le altre banche centrali, e il mercato è impazzito, fino a quando (probabilmente) la BNS è nuovamente intervenuta per riportare un po’ di calma (non sarebbe stato meglio coordinare l’intervento?). D’accordo l’effetto sorpresa per evitare le speculazioni. Ma era necessario anche illudere il mantenimento di questa misura a cui ormai, dopo oltre 3 anni, tutti si erano abituati?

Le proteste dell’industria, del turismo, del mondo del lavoro attraverso i sindacati, non si sono fatte attendere e si capiscono eccome, in Ticino ancora più che altrove. La preoccupazione è giustificata, e dopo la BNS c’è la BCE, e le sue decisioni possono fare ancora più male (anche se parzialmente scontate dai mercati). Nel frattempo, ancora una volta, pare che vinca politicamente chi urla di più. Ancora una volta, una buona parte della classe politica, chiede nuovi interventi, dalle leggi alle tasse. Proprio i più scettici verso l’Europa, contestano una decisione della BNS che, in sostanza, dice che il franco non è il gemello dell’euro. Proprio i “patrioti” non si rallegrano della credibilità del franco, segno tangibile della forza del nostro paese.

Ci si può invero chiedere se l’adozione nel 2011 di un cambio minimo nei confronti dell’euro sia stata ragionevole. Certo, l’economia ha avuto tempo per abituarsi ad una situazione meno favorevole della precedente, ma, ora come ora, non vi sembra che si stia riproducendo lo shock che abbiamo almeno parzialmente evitato allora? E come non vedere che queste misure creano sempre vincitori e vinti, favoriti e sfavoriti.

Invece che invocare subito un maggiore intervento statale nell’economia, fermiamoci per un momento a riflettere e chiediamoci se questi (apparenti?) salvifici interventi non costituiscano un’arma a doppio taglio. In questo caso, mi permetto di dire che la palla di neve evitata a partire dal 2011, si è tradotta nel 2015 in una slavina, che fa ancora in tempo a diventare una valanga.

borsa disperazioneIn Ticino, in ogni caso, la manovra BNS rende più forte la pressione frontaliera. Politicamente poi, la decisione della BNS soffia nelle vele di chi crede che la paura, il risentimento e sempre nuove regole siano gli ingredienti per costruire una società più prospera e più giusta. E’ proprio vero, niente sopravvive alla storia meglio delle illusioni.

Prova ne è la traccia di accordo fiscale tra Svizzera e Italia, che arriva proprio oggi, con il tempo che corre e favorisce la vicina Penisola e una situazione di partenza per la Svizzera (e soprattutto per il Ticino) invero sfavorevole. Mi chiedo entro il 2 marzo quante rinunce ancora farà il nostro Paese, su un accordo che, già ora nella bozza in discussione, è elegantemente definito “modesto” dal Prof. Marco Bernasconi.

Bisogna rovesciare un tavolo per intavolare una negoziazione? Non credo. Ma ammettiamo che la Svizzera non sta trattando con l’Italia, sta elemosinando. L’accordo in discussione è certamente innovativo rispetto a quello del 1974 (doppia tassazione e niente più ristorni) ma il punto cruciale per il Ticino, soprattutto in un periodo di difficoltà come questo e con la consapevolezza che ci vorranno almeno altri 40 anni per adeguare questo nuovo accordo, è sapere quanto realmente tratterà di imposte, rispettivamente quanto risparmierà rispetto ai CHF 60 milioni che corrisponde oggi. E’ certo che il Ticino guadagnerà poco da questo nuovo accordo, non è dato per contro di sapere quando la Svizzera verrà cancellata dalle liste nere italiane, venendo per ora indicato “nel più breve tempo possibile”.

Interveniamo dunque dove dobbiamo e non dove è meglio lasciar fare al mercato, perché la politica non ha tutte le soluzioni e il recente passato ha dimostrato che una politica economica di forte matrice statale non solo non è efficace, è dannosa.

Natalia Ferrara Micocci, avvocato, candidata PLRT al Consiglio di Stato