da “La Croce”, titolo originale: “C’è una sola strada e parte da Ratisbona”

(fdm) Visto che TUTTI devono dichiararsi, sembra un obbligo generalizzato – sono/non sono Charlie – lo farò (con riluttanza) anch’io. Bene. Ho provato orrore e ho provato paura ma non sono Charlie.

Ora cedo la parola all’autore di questo interessante articolo, che ho trovato sulla pagina Facebook di Fiorenzo Dadò e che mi permetto di accorciare un poco. In pochi giorni affannosi milioni, ma forse miliardi, di parole sono state scritte. Questa è una delle possibili opinioni sull’apocalisse parigina. Conosciamola.

* * * * *

Sono Charlie? Non sono Charlie? Solo nella follia isterica da social network ci si può lanciare a cadaveri ancora caldi in una bella rissa da derby Roma-Lazio con ragionamenti di tipo binario. Terroristi islamici hanno ucciso dodici persone, tra queste cinque sono vignettisti di un giornale satirico molto irriguardoso nei confronti delle religioni. Immaginavo che gli ingredienti fossero talmente terrificanti eppure straordinariamente letterari da imporci una riflessione complessa, almeno articolata. E invece ho ricevuto pressione affinché mi schierassi subito e schierassi un giornale che si chiama La Croce e da ieri forse ha un motivo in più di preoccupazione. Sei Charlie o non sei Charlie? Ho chiesto a tutti di lasciarmi ragionare, per una volta niente polemica belluina. Ho raccolto le idee, mi sono confrontato con alcuni amici, ho detto poi quello che ho pensato in radio ed ora eccomi qui. Astenersi perditempo e tifosi, qui si prova a capire.

Le vignette di Charlie sono orrende e molto volgari, platealmente blasfeme. A chi mi ha proposto di pubblicarne qualcuna sul primo numero de La Croce ho risposto: ma siete matti? Siete davvero così capaci di immaginare strumentalizzazioni di qualsiasi cosa? No, non strumentalizzerò i dodici morti e continuerò a dire che la satira di Charlie Hebdo non è satira, è insulto. C’è anche la libertà di insultare, certo, ma non è il modo migliore di impiegare la libertà. Affermando questo divento ipso facto un sostenitore del terrorismo islamico? Evidentemente no, spero proprio di no. Anche perché questa vicenda non è terrificante per colpa di Charlie Hebdo. Questa vicenda ci costringe a parlare di Islam. Il tema è questo, il nodo è questo, le spine sono tutte lì.

A un cristiano che si sia sentito offeso dalle innumerevoli vignette di Charlie contro la Chiesa, Gesù, la Madonna, Dio e il Papa non sarebbe mai venuto in mente di organizzare un commando militare armato di kalashnikov e annientare fisicamente la redazione. A un islamico è venuto in mente, non solo ci ha pensato, ha messo in atto il piano. Perché questa differenza? Perché il Dio dei cristiani è Logos, è ragione. E’ antropomorfo, lo pensiamo con la barba bianca e con la barba bianca è ritratto, noi siamo creati a Sua immagine e somiglianza. Il Dio invocato dagli attentatori di Parigi non è ragione: è Grande (Allah u Akbar è il grido che precede l’azione), è Vendicativo, è Potente, è blasfemia ritrarlo, è blasfemia irriderlo, è blasfemia irridere il suo Profeta che ha scritto il Corano con lettere di fuoco per diretta dettatura da parte dell’Angelo. Ed essendo dettatura di Allah a Maometto, il Corano non è interpretabile. La Bibbia si interpreta, il Corano si osserva. In termini letterali. E la lettera del Corano è violenta. Questo è il nodo, qui sono le spine.

Benedetto XVIUn Papa coraggioso e da troppi irriso, Benedetto XVI, in un discorso “con i rappresentanti della scienza” a Ratisbona indicò all’Islam il modo per sciogliere il nodo proponendo il modello adottato dal cristianesimo. “Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio, La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima”, dice Ratzinger il 12 settembre 2006 in quel discorso. Per l’Islam Dio è “assolutamente trascendente” e vive in una condizione di inconoscibilità (da cui la blasfemia nel solo ritrarlo, figuriamoci nell’irriderlo con vignette) che gli permette anche la libertà dell’irrazionalità. Il Dio cristiano è Logos, è ragione. Benedetto propone all’Islam l’apertura alla ragione, il sapersi far attraversare dalla ragione. Benedetto cita l’Illuminismo. Già proprio l’Illuminismo che tanta gloria ha dato alla Francia e in nome del quale Benedetto e tutti i Papi potevano essere settimanalmente insultati da Charlie Hebdo. Ma il cristianesimo dall’Illuminismo si è fatto attraversare e del rapporto tra ragione e fede ha fatto il suo punto di forza. L’Islam no. Il nodo è qui. […]

Mario Adinolfi