(fdm) Solo un’osservazione su un punto importante toccato dall’articolista: “ridurre le uscite dello Stato”. Se dico che se ne parla da anni dico una bugia, perché se ne parla da decenni. “Tutti” ne parlano (tranne forse gli statalisti più incancreniti). Nessuno lo fa. Chi vorrebbe veramente farlo (parlo della politica)? Non mi ci gioco la testa ma a naso direi… molto pochi. Chi ha la forza di farlo? Qui la risposta è più netta: nessuno.

Micocci abc

Dalle colonne del CdT, il 18 dicembre scorso, l’avv. Tito Tettamanti – il finanziere che a soli 29 anni venne eletto in Consiglio di Stato – chiede ai protagonisti della campagna elettorale di alzare lo sguardo per vedere meglio i problemi del Ticino, le crisi che lo interrogano ma anche le nuove opportunità. L’invito è a prendere coscienza della gravità della situazione ma, nello stesso tempo, ad assumere la mentalità di chi vuole risolvere i problemi e auspica che la politica, dopo le elezioni di aprile 2015, trovi l’accordo su alcune condizioni quadro che necessitano di un ampio sostegno. Condivido la necessità di «stringere un patto per il Paese», a condizione che prima del voto (e non dopo!) i ticinesi possano sapere se e su che cosa chi avranno eletto cercherà di trovare l’accordo.

Considerato lo scenario italiano (debito pubblico enorme, efficienza pubblica ridotta, corruzione diffusa, sistema politico in continua trasformazione) e le conseguenze sul nostro mercato del lavoro e sul polo finanziario, in questo momento ci sono a mio avviso due condizioni quadro indispensabili per cogliere le nuove opportunità, lottare contro la disoccupazione e la povertà e, soprattutto, ritrovare coraggio e speranza per il futuro: sicurezza e fiscalità.

La sicurezza è una priorità anche da un punto di vista economico. Immaginiamo, seppur con gli scongiuri del caso, agli effetti disastrosi che potrebbero avere sulla nostra piazza finanziaria – già sottoposta a pressione per le decisioni sulla voluntary disclosure e il reato di autoriciclaggio – una rapina o un rapimento ai danni di un facoltoso globalista oppure la possibilità che un operatore finanziario attivo in Ticino, messo alle strette dalla situazione attuale, passi dati delicati alle autorità fiscali italiane. La mia esperienza di Procuratrice Pubblica mi ha insegnato che è impossibile evitare che reati come questi possano essere compiuti. Possiamo e dobbiamo però garantire un controllo forte e costante del territorio che possa dissuadere i potenziali autori. Non si tratta, ovviamente, di mettere un poliziotto dietro ogni casa ma, perlomeno, di evitare di illuderci di essere sempre al riparo. Per questo la lotta alla “piccola” criminalità è importante: ci aiuta a tenere lontana la delinquenza più pericolosa. Sicurezza dunque, senza isteria o demagogia ma sul serio e senza buonismi.

La seconda condizione quadro necessaria per cogliere nuove opportunità (farmaceutica, biomedicina, start-up nel settore digitale e dei servizi alle imprese, commercio di materie prime, ri-orientamento della piazza finanziaria) è un adeguato regime fiscale. Il Ticino deve ambire ad una migliore concorrenzialità fiscale, in particolare per i contribuenti ora più tassati e per le aziende. Sul modo per raggiungere questo obiettivo, da tempo, alcuni esperti, tra cui il prof. Marco Bernasconi, suggeriscono possibili strategie. La politica deve però trovare l’accordo sull’obiettivo e sulla possibilità di raggiungerlo nel rispetto dei limiti imposti a livello federale e della necessità di ridurre i deficit del Cantone.

Certo, per ridurre le imposte bisogna anche ridurre le uscite dello Stato. E non è forse ora di farlo? Di imboccare finalmente la strada della revisione dei compiti e dell’organizzazione di Cantone e Comuni? L’obiettivo, chiaro nel programma del PLRT, è uno Stato snello per semplificare la vita a cittadini ed aziende, efficiente per ridurre al minimo le spese di funzionamento ed efficace per fare bene i compiti che nessun altro può fare, come sicurezza, giustizia e formazione. Su questi temi possiamo avvalerci di molti spunti, come il libro del prof. Rossi del 2005 (dal titolo, significativo, Dall’inferno al purgatorio) o lo studio del BAK (Basel Economics) del 2008 sullo sviluppo della produttività dell’economia ticinese. Perché parlarne solo dopo le elezioni? Io vorrei farlo prima, e vorrei ne parlassero anche gli altri, politici in carica e candidati, per non trovarci al 19 di aprile 2015 con (spero) nuovi volti ma vecchi schemi, con tante promesse e pochi progetti.

Natalia Ferrara Micocci, avvocato, candidata PLRT al Consiglio di Stato

(pubblicato nel CdT)