Costosa e problematica: l’initiativa dei Verdi Liberali “Imposta sull’energia invece dell’IVA” non è la strada giusta da prendere.

5 franchiIn occasione dell’odierna conferenza stampa a Berna, il comitato interpartitico contro l’initiativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA” ha esposto i suoi argomenti. Nonostante le buone intenzioni, l’initiativa non è chiaramente la soluzione giusta. L’IVA è oggi la più importante fonte di guadagno della Confederazione. Sostituire l’IVA con una tassa sull’energia rappresenterebbe un rischio incalcolabile per la politica finanziaria, e andrebbe a ledere in particolar modo le persone con un reddito basso e l’economia. Nella situazione attuale, l’introduzione di una tale tassa, comprometterebbe irresponsabilmente la piazza produttiva svizzera.

Oggi, un comitato interpartitico composto da PBD, PLR, UDC, PPD e PS, ha esposto i suoi argomenti contro l’iniziativa popolare „Imposta sull’energia invece dell’IVA”. Questa iniziativa propone di abolire l’Imposta sul Valore Aggiunto per sostituirla con una tassa più pesante sulle energie non rinnovabili. Per Hans Grunder (PBD/BE), le consequenze di quest’iniziativa poco ponderata sarebbero drammatiche: o il prezzo dell’energia crescerà in maniera proibitiva attraverso un costante aumento dell’imposta, o la Confederazione sarà confrontata a buchi finanziari dell’ordine di miliardi di franchi. La benzina a 5 franchi al litro e l’olio combustibile a 4, non sarebbero ben presto più un incubo, ma un’amara realtà nel caso l’Iniziativa fosse accolta con un SÌ.

Abolizione della principale fonte di finanziamento della Confederazione

Il Consigliere nazionale Peter Schilliger (PLR/LU) vede l’IVA, che genera 22 miliardi di franchi all’anno, come la più importante fonte di finaziamento della Confederazione. L’IVA è inoltre vitale per il finanziamento delle assicurazioni sociali. Abolirla significherebbe correre degli enormi rischi. L’iniziativa è fondamentalmente mal costruita. Se dovesse raggiungere il suo obiettivo e il consumo di energia dovesse diminuire, mancherebbero risorse importanti nelle casse dello Stato. Questo testo pone un dilemma insolubile, poiché bisognerebbe aumentare continuamente l’imposta per compensare la diminuzione delle entrate, oppure lasciare che la Confederazione registri delle perdite finanziarie massicce.

Svantaggio concorrenziale per le imprese elvetiche

Secondo Guy Parmelin (UDC/VD), se l’Iniziativa fosse adottata, le conseguenze per l’industria sarebbero catastrofiche. Con un’imposta sull’energia elevata, le merci svizzere rincarerebbero fortemente all’estero. Un’imposta così alta sull’energia non dovrebbe essere introdotta in quanto graverebbe troppo sulle nostre imprese e sull’esportazione. I prodotti svizzeri diventerebbero automaticamente più cari all’estero e inaccessibili per gli acquirenti stranieri, poiché la Svizzera sarebbe il solo paese a tassare in queste proporzioni l’energia. Questo non ha niente a che fare con l’attuale turbolenza in campo monetario. Stando a Guy Parmelin, le conseguenze per le imprese, che hanno un bisogno importante di energia, sarebbero gravi. Il turismo d’aquisto oltrefrontiera esploderebbe nel caso di un SÌ all’iniziativa.

Conseguenze radicali per le regioni periferiche

Per il Consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), le economie domestiche a basso reddito e le regioni periferiche sarebbero maggiormente colpite. Gli abitanti delle regioni periferiche, che dipendono dalle automobili, vedrebbero un aumento della benzina di 5 franchi al litro. A ciò va aggiunto che la nuova imposta non sarebbe sociale. Se i beni quotidiani diventassero più costosi a seguito dell’imposta sull’energia, questo peserebbe maggiormente sul budget delle famiglie con redditi bassi rispetto a quelle che dispongono di mezzi finanziari più importanti. Essi sarebbero dunque particolarmente colpiti dall’iniziativa. Lo stesso varrebbe per gli inquilini i quali, non potendo influenzare il loro consumo, dovrebbero pagare degli oneri più elevati per il riscaldamento e l’elettricità.