NOTA. Ovviamente Ticinolive sarà lieto di ospitare anche articoli favorevoli all’iniziativa.

Articolo pubblicato nel GdP odierno

Micocci abcLa famiglia è certamente basilare per la nostra società: per l’educazione di bambini e giovani, per offrire agli anziani l’opportunità di restare attivi, per contribuire garantire e trasmettere quel capitale umano di senso di responsabilità e di senso civico all’interno della collettività. Ma basta tutto questo per approvare – senza valutare in modo attento aspetti positivi e negativi – ogni proposta presentata come un sostegno alle famiglie? In altri termini: basta dire “famiglia” per avere ragione?

Ho scelto questo punto di vista per studiare le proposte dell’iniziativa popolare del PPD «Sostenere le famiglie! Esentare dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione». Il titolo è accattivante, ma, in definitiva, di veri vantaggi a favore del nucleo familiare medio, non ce ne sono. L’iniziativa, su cui si esprimerà il Popolo il prossimo 8 marzo, viene presentata come un aiuto a tutte le famiglie, per ottenere un’agevolazione fiscale (niente più imposte sugli assegni per i figli e gli assegni di formazione).

Questo sgravio fiscale richiesto dal PPD andrebbe ad aggiungersi a quelli già previsti (deduzioni per i figli, per le spesse di cassa malati, ecc.), e, soprattutto, non costituirebbe alcun vantaggio per la maggior parte delle famiglie. Secondo i dati forniti dal Consiglio federale, già oggi circa la metà dei nuclei familiari con figli non paga alcuna imposta federale diretta e, di conseguenza, non trarrebbe vantaggi dall’iniziativa (o molto modesti per le imposte cantonali o comunali). Nessun vantaggio anche per le famiglie monoparentali e, evidentemente, per le famiglie senza figli, che per alcuni quasi non sembrerebbero esistere.

In buona sostanza, solo le famiglie con salari elevati avrebbero un reale beneficio dall’iniziativa. Ma questo sconto per loro, costituisce un costo – elevato – per tutti gli altri. Se verrà accettata l’iniziativa PPD, vi saranno minori entrate pari a circa 1 miliardo di franchi, e, come ricordano gli stessi iniziativisti, molte famiglie, con un imponibile ridotto (grazie allo sgravio!) potranno ricevere anche maggiori sussidi, ad esempio per la cassa malati. In altre parole, per lo Stato l’iniziativa significa meno ricavi (dalle imposte) e più spese (per i sussidi). Le finanze non sono floride al punto da far fronte a tutto quello che vorremmo, è perciò necessario concentrarsi su ciò che è necessario, e giusto. Mi chiedo se sia giusto che, per reperire queste risorse che verrebbero a mancare, si debba o aumentare le imposte per tutti o tagliare dei servizi, anche tra quelli indispensabili per conciliare famiglia e lavoro, come gli asili nido.

Mi permetto un’ultima riflessione: la politica a favore delle famiglie è uno degli ambiti in cui, secondo i principi del federalismo e della sussidiarietà, le soluzioni andrebbero trovate e concordate al livello più vicino al cittadino, cioè nei Comuni e nei Cantoni. L’iniziativa viene meno a questi valori (iscritti anche nel DNA del PPD) per imporre regole centraliste e valide per tutti, a beneficio però solo di pochi: famiglie con figli con un reddito superiore a CHF 100’000 all’anno.

La famiglia è importante e merita il sostegno della società e, a determinate condizioni, anche dello Stato. A mio avviso però, non questa volta. Motivo per cui, nella mia presentazione del tema sabato 31 gennaio, inviterò i delegati svizzeri del PLR riuniti a Lugano a votare contro questa iniziativa che sa poco di politica familiare, molto di politica fiscale e, per di più, nella direzione sbagliata.

Natalia Ferrara Micocci, avvocato, candidata PLRT al Consiglio di Stato