Soldati 11Ai miei occhi il Consiglio degli Stati negli ultimi tempi si è distinto più che altro per decisioni da discutibili a strampalate. Eccone un esempio. L’11 marzo 2012 il popolo decise, approvando a stretta maggioranza (28’451 voti) l’iniziativa costituzionale di Franz Weber, di metter fine alla costruzione illimitata di abitazioni secondarie. Il nuovo articolo per il momento è ancora disposizione transitoria, e suona così:

Art. 75b: l. La quota di abitazioni secondarie rispetto al totale delle unità abitative e della superficie lorda per piano utilizzata a scopo abitativo di un Comune non può eccedere il 20%.
2. La legge obbliga i Comuni a pubblicare ogni anno il loro piano delle quote di abitazioni principali unitamente allo stato dettagliato della sua esecuzione.

Si tratta adesso di formulare il testo definitivo da introdurre nella Costituzione, rispettando quanto deciso dal popolo sovrano. Nel frattempo si è saputo, lo cito come dettaglio intrigante, che il promotore dell’iniziativa sul freno ai “letti freddi” (alle case secondarie abitate per pochi giorni all’anno), Franz Weber, possiede con la sua famiglia una serie di case secondarie: un appartamento di 4 locali nella casa del personale del “Grandhotel Giessbach”, una “dépendance” a Parigi, una casa di vacanza nella Provenza e un altro appartamento poco distante dal suo domicilio di Montreux. E`evidente che a dargli fastidio sono le troppe case secondarie degli altri più che le proprie, ma è altrettanto evidente che anche chi predica bene e razzola male in una vera democrazia come la Svizzera ha diritto ad imbracciare l’arma dell’iniziativa.

Gstaad 2Ho votato contro l’iniziativa Weber, ma accetto tranquillo la decisione popolare contraria. Il Consiglio degli Stati, composto in pratica, con l’eccezione di Filippo Lombardi, da soloni del diritto, è di altro parere. Ha deliberato che gli albergatori potranno continuare a costruire abitazioni secondarie, abitazioni che si potranno liberamente costruire anche in caseggiati degni di conservazioni per motivi non meglio precisati e concesso aggiunte fino a 30 metri quadri alle case secondarie già costruite, in aperto spregio alla norma costituzionale provvisoria. Un professore di diritto pubblico ha parlato di sfregio spudorato alla Costituzione, e ha protestato anche la NZZ, di cui sono note le non eccessive simpatie per le proposte della sinistra rosso-verde. Una figlia di Weber ha definito la decisione del Consiglio degli Stati “libro di ricette per la costruzione di nuove case secondarie”.

Adesso il tutto ritorna al Consiglio Nazionale. Vedremo se, malgrado le spinte dei rappresentanti delle regioni montagnose, gravemente danneggiate dalla limitazione voluta da Weber e dal popolo, spranno trovare una soluzione che rispetti il risultato della votazione popolare.

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Il desiderio di parificare la donna all’uomo può spingere ad eccessi da situare tra il campo del ridicolo e quello dell’assurdo. I partiti ticinesi, anche i maggiori, che volessero proporre 45 donne e non più di 45 uomini sulle loro liste per il Gran Consiglio correrebbero il rischio di presentare liste incomplete per carenza di candidate. Adesso si vuole addirittura rendere obbligatoria per legge la presenza di almeno un 30% di donne nei CdA delle grandi aziende, naturalmente come primo passo in attesa del 50%. In realtà, chi ha esperienza di stesure di liste e di esame accurato dei risultati elettorali sa benissimo che il problema di fondo, vero e reale, è dovuto al fatto che le donne sono poco inclini sia a candidarsi che a votare le donne. Farò strillare le dirigenti delle sezioni femminili dei partiti, ma la realtà è questa.

Piccola soddisfazione in questa disastrata e oramai impotente Europa è invece la constatazione che ben 5 donne sono alla testa dei dicasteri della difesa. Citiamole, in attesa delle 9 che ancora mancano per il pieno rispetto del”Gender streaming” (28 Stati, la metà fa 14): Mimi Kodheli in Albania, con un esercito ridotto a 15’000 uomini dai 200’000 di qualche anno fa, Ursula von der Leyen in Germania, 200’000 uomini dai 500’000 del 1990, Roberta Pinotti in italia, una delle giovincelle impreparate introdotte da Matteo Renzi nel suo governo che farà risorgere il paese, Jeanine Hennis-Plasschaert in Olanda e Marie Eriksen Söreide in Norvegia, tutte, come i loro colleghi del resto, con bilanci ridotti ad una piccola percentuale di quel che furono in tempi non così lontani. Ma con la realizzazione della piena parità dei sessi, così come propugnata e richiesta dai fautori del genderismo (14 donne e 14 uomini a capo dei dicasteri della difesa europei), sono sicuro che l’UE diverrà una vera potenza mondiale.

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Il nostro Consiglio federale, con i suoi goffi tentativi di far ingoiare al popolo a furia di promesse o minacce la sua politica nei confronti dell’Unione Europea, ha dilapidato un patrimonio di fiducia e credibilità. Aveva promesso la sicurezza tramite Schengen, abbiamo ricevuto un turismo criminale prima quasi sconosciuto. Ha trovato la panacea di tutti i mali dell’immigrazione nell’accordo di Dublino, che si rivela un fallimento clamoroso. Le promesse non mantenute si frammischiano dall’oramai lontano 6 dicembre 1992 a minacce altrettanto fasulle, come quella di essere costretti entro il 1997 ad andare a Canossa (leggi Bruxelles) a chiedere in ginocchio la nostra ammissione nella fantasmagorica patria o casa comune di tutti i fratelli e sorelle europei.

In fin dei conti, se nel nostro paese vige la democrazia, è perché i suoi abitanti sono cittadini democratici, cittadini che accettano senza recriminare le decisioni della maggioranza. Pretendere che chi ci governa non tenti di manipolare la pubblica opinione e che rispetti pienamente anche le decisioni non condivise è un minimo. Sicuramente i normali cittadini sono molto meno informati di governanti e parlamentari, eppure in questi ultimi decenni hanno praticamente sempre preso decisioni rivelatesi più sagge di quelle proposte dall’alto.

Gianfranco Soldati