Conosco il professor Franchino Sonzogni da molti anni. Bravo docente e vivace scrittore, fu mio validissimo collaboratore negli anni Ottanta quale pubblicista nell’ambito dell’Open Scacchistico Internazionale di Lugano. Fu anche coautore del “Manuale di scacchi per le scuole ticinesi”, edito dalla Banca del Gottardo, che riscosse un notevole successo.

Franchino mi ha invitato ad assistere a “La gioventù dibatte”, alla Biblioteca di Bellinzona, e lo scorso 26 gennaio ci sono andato (anche per ritornare, per un paio d’ore e dopo alcuni anni, tra gli studenti). Sono stati bei momenti, pieni d’interesse. I ragazzi, il loro impegno, la loro serietà, la loro ricchezza mi hanno fatto un’impressione assai positiva. Franchino, stai costruendo una bella cosa.

Un’intervista di Francesco De Maria (che non poteva far mancare una domanda sulla Civica).

Chino 7aFrancesco De Maria   Lei è il responsabile del progetto “La gioventù dibatte”. Di che cosa si tratta? A chi si rivolge? Quali sono i suoi scopi?

Franchino Sonzogni   «La gioventù dibatte» è un progetto nazionale di educazione alla cittadinanza, che mira a formare il cittadino democratico, responsabile e attivo. Si rivolge ai giovani dai 13 ai 19 anni, cioè dal secondo biennio di scuola media all’ultimo anno delle scuole medie superiori e del settore professionale.

Come funziona?

FS   Il progetto ha due dimensioni: formativa e competitiva.

La prima, portando il dibattito all’interno delle aule scolastiche, punta a insegnare ai giovani come affrontare la complessità dei temi sociali, politici, economici, etici e d’attualità; come costruire un’opinione argomentandola in modo serio e documentato; come esprimere le proprie idee con un linguaggio fluido, nel rispetto degli altri. Per realizzare questi obiettivi «La gioventù dibatte» forma i docenti in corsi specifici e mette a disposizione manuali per l’insegnante e per gli allievi.

La seconda dimensione si realizza in un concorso cantonale annuale, che permette ai giovani delle scuole ticinesi di confrontarsi su temi diversi. Ogni due anni si svolge pure una finale nazionale a Berna.

Qual è la metodologia proposta da “La gioventù dibatte”?

FS   Ci si confronta su temi, preparati in classe e a casa, formulati con una domanda chiusa, così da dover optare fra un «sì» e un «no», come avviene nelle votazioni. I giovani non possono scegliere la tesi da difendere. Devono preparare sia le argomentazioni a favore sia quelle contrarie, per imparare a decentrarsi, a capire e rispettare le idee degli altri. Due giovani difendono la tesi «pro» e due la tesi «contro», senza poter ricorrere agli appunti.

Il dibattito, della durata di 24 minuti, è suddiviso in tre fasi: l’apertura (due minuti ognuno), il dibattito libero (dodici minuti complessivi) e la chiusura (un minuto a testa). Non vi è un moderatore: la gestione del dibattito è affidata ai giovani stessi. Non si può interrompere chi parla: bisogna attendere il proprio turno per prendere la parola. Chi non rispetta queste regole viene penalizzato in sede di bilancio del dibattito.

È un progetto ticinese o qualcosa di più vasto?

FS   È un progetto nazionale, che nasce in Germania alla fine degli Anni Novanta, da un’idea del Consiglio d’Europa, che voleva già all’epoca porre rimedio alla crescente disaffezione dei giovani per la vita politica. In Germania, ogni anno, questo progetto è messo in pratica da circa 150.00 giovani, preparati da oltre 7000 insegnanti ed è considerato un tassello fondamentale per la formazione politica. Nelle scuole svizzere nell’anno scolastico in corso circa 7000 giovani hanno utilizzato la metodologia di dibattito da noi proposta. Il progetto è ben presente nella Svizzera tedesca e in particolare nei Cantoni di Berna, Zurigo, Lucerna, Zugo, Basilea, San Gallo, Argovia. Nella Svizzera romanda sono attivi soprattutto i Cantoni di Vaud, Ginevra e Giura. In Ticino il progetto trova parecchi consensi nelle scuole medie, fatica invece a decollare nel settore medio superiore. È un paradosso perché – considerati i contenuti e le finalità del progetto – dovrebbe avere un seguito soprattutto nei licei e nelle scuole professionali.

Chi sceglie le domande?

FS   A scuola i temi sono scelti dagli insegnanti o proposti dagli stessi allievi. Nei concorsi cantonali e nazionali sono scelti dai responsabili del progetto, tenendo conto dell’attualità politica e sociale. Ad esempio, nel penultimo concorso cantonale (aprile 2014) agli studenti del liceo è stato proposto come tema di dibattito “Sì o no all’amnistia fiscale in Ticino”, un tema in votazione il mese successivo.

Quest’anno (gennaio 2015) agli allievi delle scuole medie superiori è stato proposto il tema “Si dovrebbe risanare la galleria del San Gottardo con la costruzione di un secondo tunnel?” Un tema di grande attualità che, dopo la riuscita del referendum, porterà il popolo alle urne.

Sono due esempi concreti che permettono a tutti di capire il valore formativo del progetto nel campo della civica. Si avvicina il giovane alla realtà politica, sociale, economica del proprio Stato studiando a fondo un tema, da tutti i punti di vista, senza pregiudizi di sorta, imparando a cercare argomentazioni solide, favorevoli e contrarie rispetto alle tesi in campo. La punta dell’iceberg di questo lavoro di ricerca e di documentazione è costituita dal dibattito, che dura soli 24 minuti, ma condensa ore e ore di lavoro e di riflessione.

Alla luce del funzionamento e delle finalità de “La gioventù dibatte” appare incomprensibile la reticenza (palese eufemismo) del settore medio superiore nel portare in classe questo progetto a giovani che in taluni casi già sono cittadini a pieno titolo!

Chino 8aChi valuta le prestazioni dei partecipanti?

FS   In classe, ovviamente, il docente, ma anche gli allievi non direttamente coinvolti nel dibattito esprimono un giudizio con l’aiuto di un questionario. Nei concorsi cantonali e nazionali una giuria di tre persone.

Quattro sono i criteri di valutazione: 1) la conoscenza della materia, 2) l’abilità espressiva, 3) la capacità di ascolto, di replica e di dialogo, 4) la forza persuasiva

Il DECS sostiene questo progetto, e in che modo?

FS   Il direttore del DECS Manuele Bertoli è un convinto sostenitore del progetto. La dimensione educativa del progetto (i corsi di formazione degli insegnanti) e la dimensione competitiva (i concorsi cantonali e nazionali) sono sostenuti finanziariamente dal Cantone tramite Swisslos.

Qual è stato il programma delle due giornate di Concorso alla Biblioteca cantonale di Bellinzona? Quali temi sono stati dibattuti?

FS   Agli allievi delle scuole medie sono stati assegnati questi due temi:

“La televisione e le nuove tecnologie informatiche sono nemiche della salute dei bambini e degli adolescenti?”

“Lo Stato dovrebbe promuovere e imporre stili alimentari sani e regolamentare la vendita di alcune bevande e alcuni cibi, così come fa con alcool e tabacchi?”

Gli allievi delle scuole medie superiori hanno dibattuto questi temi

“Si dovrebbe risanare la galleria del San Gottardo con la costruzione di un secondo tunnel?”

“Gli Stati europei dovrebbero porre limiti severi alle migrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente, causate da povertà, fame e assenza di diritti?”

Il secondo tema di entrambe le categorie sono stati attinti al ventaglio di proposte di “EXPOni le tue idee” un progetto di dibattito simile al nostro lanciato nell’ambito dell’ EXPO di Milano e al quale siamo invitati il prossimo mese di ottobre.

Come già riferito da Ticinolive, al termine dei dibattiti, ai quali hanno partecipato 84 giovani di 12 scuole diverse, sono stati annunciati i nomi dei 28 qualificati alla finale nazionale di dibattito in programma a Berna il 20 e 21 marzo.

Le è mai capitato di sentire un alunno e pensare: questo è un fuoriclasse!

FS   Sì, nella mia quasi quarantennale esperienza d’insegnante mi è capitato di pensarlo. Per limitare la riflessione al progetto di educazione alla cittadinanza, di cui mi occupo da ormai sette anni, devo dire che di fronte a taluni giovani preparati, documentati, perspicaci, abili nell’arte oratoria, ho pensato “questo potrebbe diventare un politico nei prossimi anni”.

Ci sono differenze di “stile” nel dibattere, tra i maschi e le femmine?

FS   Non ho notato sostanziali differenze nello “stile” di dibattere fra maschi e femmine. Più che il genere è l’indole e il carattere personale a determinare lo “stile” pacato e tranquillo o incisivo e graffiante del dibattente.

Che cosa può imparare un adulto assistendo ai confronti dialettici dei ragazzi?

FS   Innanzitutto il rispetto! Il nostro progetto punta molto sull’educazione dei giovani al rispetto di chi non la pensa allo stesso modo, di chi è portatore di un’idea diversa. È un elemento centrale della democrazia. È sotto gli occhi di tutti cosa succede da ormai troppi anni nel microcosmo politico ticinese. Possiamo uscirne e tornare a un dibattito più civile e rispettoso solo con la formazione dei giovani e di una nuova classe politica più rispettosa dell’antagonista.

Chino 9aQual è la sua opinione sull’iniziativa che richiede l’insegnamento della Civica come materia specifica in vari ordini della scuola ticinese?

FS   Condivido pienamente le preoccupazioni dei promotori dell’iniziativa: la preparazione dei giovani alla vita politica attiva e la loro conoscenza delle nostre istituzioni e degli strumenti democratici sono carenti, pertanto vanno migliorate. È proprio per colmare queste lacune formative che proponiamo “La gioventù dibatte” nelle scuole svizzere.
Però dell’iniziativa condivido solo parzialmente la proposta operativa. L’ora di civica scissa dalla storia non mi sembra un’idea saggia, perché impoverirebbe l’insegnamento della storia, la priverebbe di ore importanti per la conoscenza del percorso umano nei secoli, del suo legame con le radici delle nostre istituzioni e del senso profondo del nostro ordinamento civico.

Secondo me, è possibile offrire una migliore formazione civica e una più adeguata educazione alla cittadinanza alle seguenti condizioni:
1) far rispettare da tutti gli insegnanti quanto già scritto nei programmi;
2) trasformare in realtà i reboanti proclami quali “La civica non può essere una materia, perché di questa formazione si devono occupare tutti i docenti”. Queste enunciazioni teoriche (degli oppositori all’iniziativa), che solo in rari e lodevoli casi trovano applicazione, devono finalmente essere realizzate, implementando progetti come, ad esempio, “La gioventù dibatte”, in sintonia con i programmi di numerose materie, ma purtroppo snobbata soprattutto nel settore medio superiore.
3) mettere a disposizione di docenti e allievi testi di educazione civica e alla cittadinanza, sul modello di quelli editi negli ultimi tempi nella Svizzera romanda. Difficile lasciare tracce durature e significative senza testi specifici, validi e stimolanti, che coinvolgano i giovani anche in attività concrete a diretto contatto con la realtà politica e sociale.

In conclusione, contrariamente agli iniziativisti, comprensibilmente stanchi di attendere un reale miglioramento dell’educazione civica, io credo nelle soluzioni summenzionate, perché confido in un atteggiamento futuro più attivo di molti insegnanti in questo nevralgico settore dell’educazione dei nostri giovani.

Franchino Sonzogni
Responsabile del progetto “La gioventù dibatte” Ticino
chino.sonzogni@lagioventudibatte.ch
www.lagioventudibatte.ch

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