Farinelli 2BCIl fenomeno dell’assistenza è passato negli ultimi anni dall’essere un provvedimento eccezionale, per pochi casi, ad un ordine di grandezza decisamente superiore. Dal 2009 le richieste in tale senso sono aumentate del 45%, raggiungendo numeri preoccupanti: oggi parliamo di 8’500 persone residenti in Ticino. Ognuno di noi conosce qualcuno – un parente, un amico o un conoscente – che deve far ricorso all’ultima prestazione sociale dello Stato. Se da un lato è evidente che la revisione della legge sulla disoccupazione entrata in vigore nel 2011, andando a ridurre i giorni di indennità, ha certamente contribuito a tale evoluzione, dall’altro lato va detto che vi sono molti potenziali aventi diritto che preferiscono, almeno per il momento, non farvi ricorso. Insomma i numeri sono grandi, e la tendenza è decisamente al rialzo: il problema va quindi affrontato subito! Nulla contro chi legittimamente beneficia di queste prestazioni, il concetto che però bisogna riuscire a far passare è che versare solo delle rendite non contribuisce a risolvere definitivamente il problema. L’obiettivo dello Stato deve essere invece quello di riuscire a reinserire queste persone in un circuito produttivo. In altre parole non renderli passivi ma trovare e valorizzare le loro capacità.

Ad esempio considerando che il 44% dei beneficiari di queste prestazioni sociali non ha alcuna formazione è chiaro che questo è uno degli ambiti dove bisogna agire. Ben difficilmente, infatti, queste persone riusciranno a trovare un’occupazione per sostenersi se prima non avranno ottenuto un diploma. Dove è possibile queste persone vanno formate, in particolare in quei settori dove oggi abbiamo carenza di personale. Non sarà possibile farlo con tutti, ma sicuramente su migliaia di casi ce ne saranno parecchi recuperabili.

Secondariamente va fatto in modo che queste persone, in particolare i giovani, vengano mantenuti attivi perché il rischio, quando si è in queste situazioni, è quello di cadere in una spirale di rassegnazione tale per cui uscirne diventa molto difficile. Ad esempio andrebbero introdotti degli stage obbligatori magari anche in professioni, oggi un po’ dimenticate, che possono portare a delle concrete possibilità d’impiego.

In conclusione il compito delle istituzioni deve essere quello di accompagnare queste persone lungo un percorso di uscita da questa spiacevole situazione, avendo chiaro che l’obiettivo non deve essere versare una rendita ma piuttosto fornire a queste persone la speranza concreta di poter uscire dalla spirale assistenziale. Non ci sono ricette miracolose, anche perché ogni situazione è differente dalle altre e va affrontata con tutti gli strumenti, e le competenze professionali, che abbiamo a disposizione per risolverla nelle sue cause. Va da sé che se non riusciremo a offrire risposte concrete per raggiungere questo obiettivo a perderci non saranno “solo” gli interessati, ma sarà tutta la nostra società.

Alex Farinelli, Candidato PLR al Consiglio di Stato