Chi ha detto che Franco Celio e Francesco De Maria non possono andar d’accordo su niente? Nulla di più falso. Questo articolo, pubblicato sulla Regione il 9 gennaio – per fare un esempio -, lo trovo molto ragionevole e suscita la mia piena approvazione.

Non è bello citare se stessi (ma io lo faccio). Il giorno 27 dicembre scrivevo testualmente (copia-incolla):

Giudico altamente improbabile che si arrivi al fatale 8 gennaio (mancano meno di 2 settimane) senza che succeda qualcosa prima.

— Penso che quella sera non ci si troverà a decidere (come alcuni commentatori danno per scontato) tra Cantarelli e Badaracco.

— Secondo me il “parapiglia” innescato dall’improvviso ritiro di Antonini potrebbe rivelarsi, paradossalmente, provvidenziale, perché scuote il torpore, accresce l’adrenalina, fa non solo gridare ma anche riflettere, mostra l’insostenibilità dell’attuale configurazione. In altri termini il partito, così, non può vincere.

Sapevo qualcosa? Qualcuno aveva fatto la spia? Neanche per sogno. Nessuno mi dice mai niente. Più semplicemente, come cantava Mina, ricordate?… Questione di feeling.

Ora Celio.

CelioIn questa fase di avvicinamento alla campagna elettorale vera e propria, le vicende interne del Plrt suscitano parecchi commenti. L’”ex partitone” appare infatti (o almeno appariva) come l’argine principale contro il dilagare della Lega. Difficile dire se dopo le vicissitudini di queste ultime settimane lo sia rimasto. Ciò non toglie che quel che capita al suo interno continui a suscitare interesse e curiosità. Allo stesso modo è stata perciò accolta la notizia che a completare la lista dei candidati al Consiglio di Stato, in sostituzione del “rinunciante” Mauro Antonini, sarà il municipale di Lugano Michele Bertini.

Una mossa azzeccata
La designazione di Bertini è finalmente una buona notizia. Dopo che nelle ultime settimane dell’”ex partitone” si era parlato quasi solo in termini negativi, la novità è sicuramente positiva. Per almeno tre ragioni. La prima è che il ritiro degli altri due contendenti ha evitato uno scontro in Comitato cantonale. Certo, in teoria lasciar decidere alla base sarebbe stato l’optimum. Ma questi scontri lasciano sempre ferite difficili da rimarginare, per cui è bene che ciò non sia avvenuto. Secondariamente, con questa scelta si è evitato un improvvido conflitto tra il Partito cantonale e la Sezione di Lugano.

Non meno improvvido sarebbe poi stato ratificare il nome del pretendente scodellato a sorpresa dai vertici una domenica pomeriggio. A prescindere dalla persona e dalle competenze che potrà vantare, per un partito che ha pur sempre centinaia di esponenti politici ai vari livelli, proporre – per il Governo – qualcuno totalmente estraneo alle istituzioni sarebbe stato come, per un club sportivo, mettere in prima squadra qualcuno che non ha mai giocato neppure nei campionati minori: una scelta decisamente squalificante. Onore quindi a Roberto Badaracco e alla sezione di Lugano, che con la loro ferma opposizione hanno evitato al Plr questa figuraccia.

Qualche indicazione per il futuro
La dirigenza del partito si è avviata all’appuntamento di aprile sbandierando lo slogan del rinnovamento. Dato che lo stesso era già stato usato e abusato quattro anni fa (col risultato che sappiamo…), la scelta non è forse delle più felici. Ma tant’è. “Rinnovamento” suona bene, e anche se non si sa esattamente quali obbiettivi persegua, proclamarlo fa sempre il suo effetto. Meno indovinato è invece l’altro termine che va per la maggiore: quello di “tempistica”. D’impronta sportivo-militaresca, esso indica la volontà (qualcuno dice la precipitazione) di prepararsi agli appuntamenti con largo anticipo. Si sono perciò voluti presentare i candidati al Governo già a metà giugno – quasi nove mesi prima della scadenza legale! – e quelli al Gran Consiglio a inizio ottobre, incuranti del fatto che l’elenco fosse ancora incompleto. Ebbene, il caso Antonini e ora il caso Cantarelli avranno insegnato alla dirigenza a guardare un po’ meno alla propria “tempistica” e un po’ di più agli aspetti più propriamente politici? Speriamo! Il fatto che dopo aver estratto dal cappello la candidatura presentata a sorpresa, non si siano incaponiti sulla stessa, ma – viste le reazioni negative – abbiano poi cercato un’alternativa, è già un buon indizio.

Attenti agli scivoloni
L’inserimento di Bertini nella rosa dei candidati ha pure il pregio di vivacizzare la competizione. Visto il nuovo arrivo, nessuno degli altri candidati può ora sedersi sugli allori, dando per scontato il proprio risultato. Ognuno dovrà perciò impegnarsi a fondo. E il partito non potrà che trarne vantaggio. Forse gli “allegri becchini” (come diceva Plinio Verda), che già lo davano per spacciato, dovranno aspettare ancora un po’… Il Plr insomma, come ha scritto il direttore di questo giornale, “torna sotto porta”. Può dunque ancora sperare di convincere nuovi elettori d’opinione. A condizione, tuttavia, che sappia trovare argomenti migliori di quelli simil-leghisti con cui i “giovani” (!) hanno raccolto le firme contro gli eco-incentivi. Il programma di legislatura ne offre parecchi. Da qui al 19 aprile di tempo per risalire la china ve n’è ancora. Sempre meno, però! Attenti, dunque, ad evitare nuovi scivoloni…

Franco Celio, candidato al Gran Consiglio