Riqualificazione professionale? Da migliorare (titolo originale)

GaleazziTempo fa un mio amico, impiegato in banca, ha perso il posto di lavoro senza riuscire, a causa della condizione odierna del nostro sistema bancario, a ricollocarsi. Tra i motivi che hanno portato a ciò non manca la preferenza ormai consolidata di molte banche ad assumere manodopera estera, in sostituzione nostra, per questioni salariali: manodopera con tanto di dottorato universitario ma senza padronanza delle nostre lingue nazionali o delle ferree regole discrezionali che questo specifico delicato settore richiede. Ciò che oggi fa la differenza è accontentarsi di uno stipendio inferiore a quello di un ticinese impiegato in analoga situazione.

Dopo qualche mese d’inutili tentativi per trovare un nuovo posto di lavoro, a questo mio conoscente venne proposto, dall’ufficio regionale del lavoro, un corso di ceramica quale inizio di riqualifica professionale, senza nemmeno tentare un indirizzo commerciale.

Senza nulla togliere a ceramisti e artigiani in genere, vien da chiedersi su quali basi si possa pensare di indirizzare una persona, impiegata per 30 anni in ufficio, a riqualificarsi in un settore così differente.

Questo esempio dimostra come ancor oggi non ci si renda veramente conto (in primis le Autorità) di quanto siano cambiati il mondo del lavoro, la concorrenza e la pressione estera, anche a causa dagli accordi di libera circolazione.

Concordo con quanti sostengono la tesi che ci si debba adattare in fretta a questi cambiamenti epocali, cambiando abitudini e incrementando flessibilità e mobilità. Ma è pur vero, e ne sono convinto, che la politica nazionale e cantonale debba offrire ai propri cittadini i mezzi per poter affrontare questi cambiamenti repentini anche nello stesso settore professionale di provenienza, per non sciupare il valore aggiunto che ogni lavoratore ha negli anni accumulato. Sembra invece che ci siamo rassegnati agli eventi, senza una vera strategia professionale da mettere al più presto in atto in collaborazione tra Stato ed economia privata.

Non è di certo gratificante per nessuno vedere quanto la politica e l’economia del Cantone siano ancora distanti e ingessate nell’intervenire con adeguate soluzioni formative e di riqualifica professionale dei lavoratori in difficoltà. Molte volte sia ha l’impressione che il malcapitato venga abbandonato al suo destino.

Ben presto arriveranno ondate di disoccupati dal settore terziario (causa accordo firmato tra Svizzera e Italia), per le quali si richiederà una riconversione professionale verso settori economici adeguati, per mettere a frutto le competenze professionali acquisite da ciascun lavoratore durante il proprio percorso lavorativo, chiamato anche know-how.

La prossima legislatura cantonale dovrà seriamente non solo confrontarsi con il problema della salvaguardia dei posti di lavoro per residenti ed indigeni, ma anche fornire le condizioni quadro per la crescita economica delle aziende che possano occupare i lavoratori che avranno dovuto riqualificarsi per sopravvivere.

Il Governo non ha più tempo da perdere e dovrà impegnarsi in una revisione approfondita del concetto “lavoro-formazione-riqualifica”, anche con l’aiuto di fondi monetari nazionali (ad esempio, quelli annunciati dalla Confederazione per il promovimento economico e formazione). Cruciali diventeranno l’allineamento e la collaborazione con le scuole professionali e gli atenei, affinché la formazione e la riqualificazione della mandopera interna siano sempre in linea con le effettive necessità del mondo del lavoro, senza quindi necessità di ricorrere a lavoratori stranieri. Questo aiuterà ad ammortizzare la disoccupazione e riassorbire le persone in assistenza sociale che possono, con il loro contributo lavorativo, dare ancora molto a questo Paese. Un diritto sacrosanto.

Tiziano Galeazzi
Candidato 22 al GC “La Destra”
Consigliere Comunale UDC Lugano