L’indipendenza del nostro Paese, l’impresa che genera ricchezza, la spesa eccessiva dello Stato. Questi i tre punti cardine sui quali si regge l’articolo. La visione di un vero imprenditore, positivo e concreto, che molto ha realizzato nella sua vita.

Articolo pubblicato nel CdT.

Siccardi xDobbiamo andare a votare, per il futuro nostro e dei nostri figli. Vale in particolare per quei cittadini che non votano perché scoraggiati o indignati o, peggio ancora, perché convinti che tutto continuerà come prima. Questi ultimi, poi, si sbagliano di grosso. Tutto sta cambiando anche da noi, e non in meglio. Dobbiamo e possiamo lottare solo votando chi porta dei programmi, non le solite frasi ad effetto. Si voti per chi si impegna a fare qualcosa di utile a cambiare. E questo vale anche per gli arrabbiati o scoraggiati, votino per cambiare chi ha la responsabilità del passato malgoverno.

Le aree sensibili della politica dei prossimi anni sono almeno tre. L’indipendenza della Svizzera in senso lato, l’economia pubblica e privata e, da ultimo ma non meno importante, la difesa del territorio, sia da immigrazioni selvagge sia da eventuali aggressioni dall’esterno, che nessuno può più escludere.

La prima, la più importante, è l’ indipendenza e del nostro paese.

L’accettazione di «diritti internazionali» che limitino la nostra sovranità è da combattere senza complessi. Tutto il mondo ci invidia la nostra democrazia diretta, senza la quale saremmo da tempo parte della disastrata Unione europea (UE) e in balia delle «stranezze» dei nostri governanti. Insegniamo ai nostri ragazzi questa disciplina di libertà che è la Civica, come si faceva anni addietro (e ora non più), per dare loro gli strumenti utili contro lo statalismo e le influenze straniere.

La seconda, l’economia. Occorre preservare la qualità della vita in Svizzera, intesa come ambiente, mobilità sostenibile, occupazione, e, contemporaneamente, promuovere lo sviluppo industriale, del quale la Svizzera non può fare a meno. La attività finanziaria non basterà più e occorre fare impresa. Abbiamo la possibilità di scegliere attività industriali di alto valore aggiunto e di collocarle in aree dove esse non facciano a pugni col paesaggio.

Quello della occupazione è un nodo che va affrontato senza demonizzare i frontalieri, che sono indispensabili. Se sottraiamo infatti i diecimila disoccupati ai sessantacinquemila frontalieri vediamo che abbiamo bisogno di cinquantacinquemila unità straniere per la nostra economia cantonale. Ma dobbiamo anche dare un lavoro ai nostri disoccupati. Abbiamo due Università molto attive, esse devono essere parte in causa nella riqualificazione dei giovani ticinesi offrendo facoltà utili alle aziende presenti sul territorio. Sarebbe anche interessante dividere i nostri disoccupati in gruppi secondo le loro caratteristiche e capacità e riqualificarli. Ma avere anche il coraggio di chiedere loro che, in presenza di un posto di lavoro disponibile, lo accettino. Come avviene nei Grigioni, pena la perdita della indennità di disoccupazione.

E arrivo all’Economia pubblica. Il Ticino ha un livello fra i più alti per tassazione e, in chiara contraddizione, un alto indebitamento. Semplice, spende troppo, e lo sappiamo tutti. Il GdP ha scritto mesi fa che nei prossimi 5 anni quasi 1.000 impiegati statali e molti funzionari andranno in pensione. Dovremmo non sostituirli là dove possibile e riallocare quelli esistenti. E, per evitare tanti altri sprechi, fare la guerra ai mandati clientelari, fare attenzione a certi lavori stradali che muoiono e rinascono per anni nello stesso tratto di strada, darci una misura negli investimenti, con un credibile piano finanziario a tre anni. Come i Grigioni dieci anni fa. E pretendere il referendum finanziario obbligatorio per megainvestimenti. E cosa dire dell’ordine interno. Non riusciamo ad espellere i criminali stranieri perché cozza col diritto internazionale, i furti e le rapine sono all’ordine del giorno. Già, ma noi vogliamo espellerli, e vorremmo controllare di nuovo le frontiere. E si torna così alla questione della nostra indipendenza, irrinunciabile. Questa è la grande sfida degli anni futuri.

Verso l’esterno? Meglio non dormirci sopra. In Europa si parla di cellule islamiche nascoste nel nostro Paese e nel mondo occidentale, pronte a dare manforte dall’interno a chi ci assalisse improvvisamente alla frontiera.

Ecco, per tutti questi motivi io andrò a votare. E baderò ai programmi, non al partito. Andiamo a votare e scegliamo chi ci offre seriamente un po’ di speranza.

Alberto Siccardi

vice presidente di Area Liberale, candidato al Gran Consiglio per “la Destra”