Luigi Bignami è giornalista e divulgatore scientifico italiano, professore al Collegio Castelli di Saronno, non che redattore scientifico per i telegiornali delle reti Mediaset.

Gianna Finardi, che in questi mesi su Ticino Live ha affrontato il tema del conflitto umano legato a interessi economico-politici e alla supremazia tra stati nel periodo della “Guerra Fredda”, accanto al tema della guerra in Ucraina, così da porre l’accento sulla problematicità della distribuzione delle materie energetiche nel globo, non poteva mancare alla serata in cui Luigi Bignami alludeva ad una nuova forma di conflitto sulla terra, il conflitto per l’approvvigionamento dell’acqua.

Bignami 3Giovedì 19 marzo ore 21 al Collegio Arcivescovile Bentivoglio di Tradate, Bignami ha tenuto una conferenza dal titolo “H2ORO” nella quale ha sviluppato il tema dell’acqua, analizzandone aspetti storici e contemporanei e lasciandoci una sorta di “antivedere” preoccupato e incerto sul futuro di questo bene fondamentale per l’umanità.

Bignami ci ha fatto scoprire come i nostri predecessori avessero, a seconda delle ere, una concezione assai differenziata dell’acqua. I romani, ad esempio, erano abili ingegneri idraulici capaci di costruire un acquedotto di 500 Km della portata di 13000 litri al secondo così da garantire un quantitativo di acqua pro capite di 500 litri al giorno. Successivamente nel Medioevo l’acqua divenne un tabù al punto che la si riteneva una sostanza pericolosa capace di portare malattie come colera e malaria; nacque un detto che recitava: “più sei nobile e meno ti lavi”. Poi i secoli passano e l’acqua nel Settecento viene rivalutata: si costruiscono splendide e monumentali fontane.

Nell’Ottocento si incomincia a costruire nuovi acquedotti e a riqualificare vecchi impianti idrici romani, con la presa di coscienza che lavarsi rappresenta una forma di prevenzione verso epidemie e agenti patogeni contagiosi.

L’acqua corrente in casa rappresenta ancora un lusso che non è per tutti persino nel XX secolo: nel 1963, a 6 anni dallo sbarco sulla luna, solo il 50% delle case italiane gode di questo comfort.

La stima del consumo pro capite di acqua si situa intorno ai 200 litri al giorno, ma da dove proviene l’acqua che utilizziamo? Solo dalla falda sotterranea? Non solo. Potrebbero essere sfruttati fiumi come il Po, la cui acqua  a Torino viene trasformata in acqua potabile di salubrità confermata.

Spesso però estrarre acqua potabile da laghi e fiumi risulta scomodo per la lontananza dai centri abitati, mentre ricavarla dall’acqua di mare è assai costoso, circa 2 euro al litro. Perciò la maggior parte dell’acqua potabile proviene dalla falda sotterranea.

Il settore agricolo e l’allevamento nel consumo d’acqua fanno la parte del leone, mentre solo il 22% del totale serve all’industria e un modesto 8% all’uso domestico.

Idroconflitti nel mondo
Siamo sicuri che l’acqua sul globo è ben distribuita oppure è lecito parlare di un’acquastress? Si sa che le falde non sono eterne e se si preleva più acqua di quella che le piogge reintegrano viene a mancare l’equilibrio della falda con il rischio che essa si prosciughi. Serve quindi un metodo d’irrigazione meno dispersivo: il prezioso elemento non dev’essere sprecato per motivi futili!

La lotta per l’acqua
I conflitti sono facilmente intuibili, si pensi solo alla migrazione dei popoli all’interno del Mediterraneo. Ci sono persone che arrivano da stati con minore disponibilità di acqua pro capite che si stabiliscono in stati, come l’Italia, che possiedono una quota pro capite maggiore. Perciò lo spostamento di popoli da una zona all’altra del globo crea in alcune aree una maggior richiesta che non può essere soddisfatta. Si genera così un’acquastress. I conflitti tra Israele e Palestina avvengono, anche, a causa dell’acqua; è risaputo che la Palestina possiede una quantità di acqua fruibile molto ridotta.

Se vi sono poi delle dighe che sbarrano fiumi che attraversano più stati, si può immaginare che nascano contenziosi circa la ripartizione dell’acqua. Luigi Bignami ha citato una dichiarazione dell’ex segretario delle Nazioni Unite Boutros Boutros Ghali secondo il quale, se dovesse esserci una terza guerra mondiale, questa sarebbe causata al problema dell’acqua.

PiumognaConcludo questo resoconto dell’acuta analisi di Bignami sui problemi e sulle tensioni future legate all’approvvigionamento di materie prime, tra la quali spicca l’acqua come irrinunciabile elemento vitale, con la famosa favola di Esopo, che narra di una lite scoppiata tra un lupo e un agnello lungo le rive di un fiume.

IL LUPO E L’AGNELLO
Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva,
e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto.
Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo
di sporcare l’acqua, così che egli non poteva bere.
L’agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l’acqua
e che, d’altra parte, stando a valle non gli era possibile
intorbidire la corrente a monte.
Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse:
Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre ! “
E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato.
“Bene” concluse il lupo, “se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti.”

La favola mostra che contro chi ha deciso di fare un torto non c’è giusta difesa che valga. Così anche per i popoli, basta un pretesto per innescare delle tensioni capaci di causare guerre difficilmente arginabili.

Gianna Finardi