Odessa 1ATTENZIONE. Ticinolive pubblica questo articolo come documento e non come verità incontrovertibile. La guerra moderna (non diversamente dalle guerre più antiche!) assume fatalmente anche l’aspetto di  guerra mediatica.

Sulla questione ucraina le “opinioni” (meglio sarebbe dire: le posizioni) sono immensamente divergenti e perfettamente incompatibili. Lunedì scorso il celebre politologo USA professor Luttwak, invitato a Lugano, dichiarava: “Siamo di fronte a una grande potenza che persegue annessioni territoriali”. Qualsiasi filo-russo ribatterebbe: “Non si può portare la NATO sull’uscio di casa di Putin”.

Questo articolo sta tutto da una parte, deve dunque essere “maneggiato” con prudenza. In particolare, le accuse generalizzate di “fascismo” e “nazismo” rivolte all’attuale governo di Kiev sembrano esagerate. Un conto è la presenza di elementi estremisti nella popolazione e nell’amministrazione; un altro conto è l’accusa “a tutto campo”.

Espressioni come “nazista ed europeista” suonano come altamente provocatorie. È pur vero che questa Unione Europea, così com’è, è una somma disgrazia ma… ci sono dei limiti, o almeno così a noi sembra.

Odessa 2Incontro con Serghei Markhel
Dal rogo di Odessa dell’anno scorso all’associazione Global Rights of peaceful people
Dinamiche politiche: nazisti europeisti contro democratici indipendentisti

L’Ucraina è divisa in due. Da una parte si trovano i nazionalisti di stampo nazi-fascista che vorrebbero unirsi economicamente al totalitarismo della banca Centrale Europea, e dall’altro lato ci sono invece i sostenitori della democrazia, dell’indipendenza e dell’autodeterminazione dei popoli, che vorrebbero che l’Ucraina restasse una Nazione Sovrana entrando a far parte della federazione Russa.

Quella serie di sanguinosi scontri noti col nome “ Euromaidan” sono iniziati la notte del 21 novembre 2013, quando il governo democratico ucraino ha annunciato di non volersi associare economicamente al mercato di libero scambio europeo. Le proteste filo-europeiste sono state combattute a suon di molotov  e napalm dalle milizie naziste  del Pravi Sektor, addestrati dai militari della NATO.

Il rogo di Odessa del 2 maggio con molte vittime filorusse
Serghei Markhel è stato testimone al massacro  di Odessa del 2 maggio scorso, uno dei tanti conflitti  a ferro e fuoco che hanno messo in ginocchio la popolazione ucraina.  Le cifre in internet parlano di 38 vittime ma i testimoni affermano che vi erano circa 300 cadaveri carbonizzati. I giornali occidentali hanno detto che si è trattato di un incendio doloso che ha ucciso i presenti all’interno della casa dei sindacati. Di fatto la realtà è un’altra.

Le dinamiche: Soldati nazisti del Pravy Sektor che intrappolano persone in un edificio
A fine pomeriggio la piazza di fronte alla Casa dei Sindacati di Odessa si è riempita di manifestanti. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono poi degenerate quando il Pravi Sektor neo-nazista ha cominciato ad appiccare fuoco al pattume di fronte all’edificio.

Con l’inganno, e grazie a sobillatori che fingevano di voler aiutare i manifestanti anti-europeisti, le persone sono state attirate all’interno dell’edificio. Gli impiegati della struttura pubblica erano già riversi al suolo col cranio sfondato dalle bastonate. Prese dal panico le persone si sono accalcate ai piani alti della struttura, per sfuggire alle fiamme che sembravano divorare la piazza e l’entrata. I combattenti nazisti allora sono entrati in gioco: massacrare le persone rinchiuse come topi nella Casa del Sindacato è stato un gioco facilissimo.

Come testimoniano le fotografie e come ha ben descritto Serghei Markhel l’edificio non è stato bruciato; hanno bruciato solo i manifestanti scappati dalla piazza, che cercavano rifugio. I soldati, vestiti da civili, armati di napalm e lanciafiamme hanno bruciato le persone. I corpi infatti risultano bruciati soprattutto sul viso, dove è stato indirizzato il getto di fiamme, e sulle mani, perché mentre morivano cercavano di togliersi le fiamme dalla testa.

Serghei Markhel, sopravissuto al massacro. Ora  dirigente e coordinatore di Global, Rights of peaceful people.
Serghei Markhel, attivista del movimento ucraino di resistenza antifascista “Kulikovo pole”, dopo a  questo evento tragico ha deciso di scappare dall’Ucraina per raggiungere la Crimea, terra che l’ 11 marzo ha potuto finalmente sancire il proprio statuto autonomo. La Crimea da quando è diventata parte della Federazione Russa ha vissuto un vero e proprio boom economico. Come dice Serghei “Lo stato sociale è molto migliorato e, rispetto ad un anziano ucraino, l’anziano di Crimea può godere finalmente di una pensione decente. Anche le infrastrutture pubbliche grazie alla federazione Russa sono molto migliorate e nel giro di qualche anno si potrà beneficiare di acqua potabile in tutta Crimea e di strade nuove.” Dopo il trauma vissuto a Odessa Serghei ha deciso di impegnarsi al massimo per difendere i cittadini dell’Ucraina che si vogliono ribellare all’Unione Europea. Il suo impegno l’ha portato a fondare l’associazione Global Rights of peaceful people, che, tessendo un network d’informazioni in tutta Europa, mira a liberare tutti i popoli e le nazioni sovrane dalla minaccia nazista ed europeista che, ad Odessa, è costata la vita a centinaia di persone.

Liliane Tami