polli 1Visto a “Patti chiari” gli allevamenti moderni di pollame. I poveri, graziosissimi pulcini devono crescere di un chilo in un mese. Condizioni di affollamento e alimentazione contro natura, anche da noi, tali da toglierti la voglia di mangiar polli arrosto. Lessi è già impossibile, vanno in “papina” dopo 10 minuti, talmente sono gonfiati di non so quali superalimenti. E non parliamo di certi allevamenti che ho visto, sempre in televisione, all’estero. Roba da darti la voglia di andare a sparare all’allevatore.

SoldatiCaratteristiche di questi poveri polli sono: un femore ricurvo, invece di essere diritto, perché la crescita forzata con l’iperalimentazione è così rapida e importante che l’osso non ha il tempo di rafforzarsi e si incurva sotto il troppo peso. Poi uno stomaco (“ul predée” dei nostri nonni) minuscolo, di animale che mangia solo mangimi finemente macinati, e non ha bisogno di inghiottire sassolini per frantumare, con l’azione di una potente musculatura gastrica, i chicchi di frumento o mais inghiottiti interi. Gli uccelli non hanno denti, e nei granivori i sassolini sostituiscono i denti, facendo da macina nello stomaco. Insettivori e carnivori non hanno questo bisogno. Il gipeto, fortunatamente di ritorno nelle Alpi, neppure: lui mangia ossa, ha imparato a romperle lasciandole cadere dall’alto sulle rocce e sta contento così.

L’uso di antibiotici a titolo preventivo di malattie o per favorire la crescita da noi è proibito. Ma c’è un problema: la coccidiosi, una malattia causata da protozoi, endemica ma poco pericolosa in quasi tutti gli uccelli selvatici, disastrosa invece in allevamenti intensivi in spazi chiusi. La sua cura comporta l’uso di antibiotici, proibiti dalla legge. E allora, anche in Svizzera, si cambia nome all’antibiotico, chiamandolo “integratore alimentare”. Con buona pace del legislatore, dell’allevatore e dei polli in allevamento, ma non dei poveri coccidi.

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Un paio di mesi fa infuriava il WEF, World Economic Forum, di Davos. Nato come pianticella nel 1971 ad opera di un cittadino tedesco, professore all’Uni di Ginevra, Klaus Schwab, che tuttora lo dirige, si è trasformato in un albero frondoso e maestoso, sui cui rami vengono per 3-4 giorni a posarsi tutti i politici, finanzieri e economisti che contano, per discutere i problemi che preoccupano noi comuni cittadini e risolverli come pare a loro. Mi guarderò bene dal parlare, ma la tentazione c’è, di una fiera delle vanità, perché gli invitati al Forum ricoprono tutti cariche politiche, finanziarie o universitarie, premi Nobel compresi, così importanti da esimere questi personaggi dal bisogno di mettersi in mostra.

Pianticella nata nel 1971, dicevo, fantasticamente cresciuta, protesa a scambi di opinioni e conoscenze utilissime alla soluzione dei problemi che incombono su questo mondo disastrato. Con risultati che son lì da vedere. Rabbrividisco al pensiero di quel che sarebbe potuto diventare il mondo senza la costosissima pianticella di Davos.

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Il Teletext ticinese è di gran lunga la peggior testata giornalistica che conosca. Errori di stampa (refusi) a bizzeffe, rimandi a pagine sbagliate che non si contano, il tutto condito con una eccessiva dose di partigianeria politica. Con un ritardo immancabile nell’aggiornamento delle notizie per rapporto ai colleghi romandi e svizzero-tedeschi, spiegabile forse con il fatto che lo staff giornalistico a disposizione potrebbe essere, in senso lato, troppo debole. Inutile qui fare un elenco di imprecisioni e errori, talora fonte di involontario umorismo.

Comunque, il 20 gennaio 2015, una buona notizia. Testualmente: “Trovato morto il sub disperso in ottobre” nelle acque del lago di Lugano. Una fortuna che sia stato ritrovato morto, dopo oltre 3 mesi. Ci si immagini le sue sofferenze se fosse stato ritrovato vivo. Un “trovato” senza il “morto” bastava ampiamente.

Ma in questo contesto rimane insuperabile la cronista di “Euronews” che, il 20 ottobre 2011, messasi in cammino alla ricerca di Gheddafi, che alcune voci davano per morto, si imbattè “in tre cadaveri privi di vita”. Sic, sentito con le mie orecchie.

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24 gennaio 2015: euro a 0,98 franchi, quando ne vale sì e no 0,80. Alfonso Tuor, con la sua nota lucidità, dà la spiegazione del mistero. La BNS sta ancora stampando franchi e comperando (alla chetichella) euro. Sono convinto che è la spiegazione giusta. L’euro lasciato a sé stesso si assesterà sotto la spinta del mercato, ancora all’ingiù. Sono convinto che lo vedremo a 80 cts, a meno che si “rompa” prima. Adesso, fine marzo, naviga attorno all’1,06. Una sicura conferma dell’ipotesi di Tuor.

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Leggo sul CdT: 100’000 famiglie rumene in difficoltà, perché i loro debiti ipotecari in leu, moneta nazionale legata all’euro, sono invece stati legati al franco svizzero, con sistemi che definisco da delinquenti. Le banche hanno convinto la povera gente che era meglio legare il leu al franco svizzero, perché moneta forte, solida, esente da oscillazioni nocive. Ciò permetteva di concedere i prestiti a tassi di interesse da sogno, sul 4%, a gente abituata e obbligata a pagare fino al 12% o più per i crediti in leu. Ma non raccontavano, le banche, che ogni svalutazione del leu e dell’euro per rapporto al franco comportava in realtà una crescita del tasso di interesse sul debito e anche del debito. Con il passare degli anni leu e euro si sono svalutati fortemente (l’euro valeva 1,60 franchi, non bisogna dimenticarlo), il debito calcolato in franchi è cresciuto di altrettanto. Il pagamento degli interessi e delle rate di rimborso è mensile, ma il conteggio si fa solo a fine anno, così che si pagano gli interessi anche su quote del debito già rimborsate.

Lo stesso strumento bancario truffaldino è stato messo in atto anche in Croazia, un gruppo di debitori ha intentato processo, lo ha vinto, ma le banche hanno poi vinto in appello. Quando sono partito dalla Croazia lo scorso mese di ottobre i debitori ricorrenti stavano esaminando la possibilità di rivolgersi alla cassazione, ma esitavano a farlo, per la paura di venir sconfitti ancora una volta, ben sapendo che le banche hanno i mezzi per far muovere gli ingranaggi nella giusta direzione e con la giusta discrezione. Senza parlare della possibilità, che è una probabilità quasi certa, di ritrovarsi con un ulteriore debito, quello delle spese di giustizia e di avvocati.

Per gli altri paesi dell’ex Jugoslavia e per la Bulgaria non so, ma non mi meraviglierei se i poveri polli da spennare in quei paesi si trovassero nella stessa situazione dei fratelli e sorelle rumeni e croati. Si è poi saputo, e l’ho scritto da qualche parte, di proteste in strada in parecchie città polacche, per lo stesso motivo: 550’000 famiglie “intrappolate” dai furfanteschi banchieri.

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Da quel che sento, leggo e vedo mi sembra che in Cina come nella Terra del Fuoco, in Alaska come in Tasmania, non si dia il doveroso risalto alle prossime elezioni cantonali ticinesi. Strana questa trascuranza, in stridente contrasto con il “grenouillage” (un termine che rubo a De Gaulles) dei 624 (se ho contato bene) candidati, quasi tutti impegnati in un esistenziale sforzo di ricerca di subitanea visibilità.

Subito dopo il 19 aprile bisognerà che uno dei 534 mancati granconsiglieri, libero dagli impegni politici e dalle annesse fatiche, si dia da fare per imporre al Governo la costituzione di un’apposita commissione, sul tipo di quella per la difesa del genderismo (parità dei generi), che si occupi della soluzione del problema “della strana trascuranza”.

Gianfranco Soldati