Siria, Iraq, Libia e ora Yemen

dal portale www.hescaton.com

Fenrir 3 (Yemen) xDopo Siria, Iraq, Libano, Palestina, Libia anche lo Yemen viene travolto dalla guerra. Pochi giorni fa i guerriglieri ribelli Houthi, di religione sciita, hanno costretto il presidente dello Yemen, Hadi, a fuggire in Arabia Saudita. Subito dopo questa fuga, si è formata una coalizione di paesi arabi, guidata da Egitto ed Arabia Saudita, paesi sunniti, che ha iniziato pesanti bombardamenti contro le postazioni dei ribelli, causando centinaia di morti. Lo spazio aereo yemenita è ora sotto controllo della coalizione araba e, l’Egitto con le sue navi da guerra, controlla l’importante stretto di Bab al-Mandeb, che introduce al Mar Rosso.

Con questo articolo, vogliamo fare un po’ di chiarezza in questo complesso scenario medio-orientale dove ormai la totalità dei paesi è in guerra contro altri, ma dove è difficile capire alleanze e fronti. Chi riesce a capire questo divertente grafico postato da Geopolitical Center può anche non continuare la lettura dell’articolo:

Fenrir 1Torniamo allo Yemen. Molti italiani probabilmente non hanno mai sentito parlare di questo paese ed a stento sanno dove si trova (questo senza alcuna nota polemica, non è obbligatorio interessarsi di geografia o geopolitica), quindi ne diamo una breve presentazione. Il paese si trova nella parte sud-occidentale della Penisola Arabica e confina al Nord con l’Arabia Saudita e ad Est con l’Oman. La popolazione è di ben 24 milioni di abitanti, la cui stragrande maggioranza è di etnia arabo-yemenita, con piccole minoranze africane ed occidentali. Il paese è però diviso dal lato religioso con il 58% della popolazione che è sunnita e il 42% sciita. Economicamente è tra i paesi più poveri della Penisola Arabica, con un tasso di disoccupazione di circa il 20%. La situazione attuale è figlia della Primavera Araba del 2011, che ha portato alla deposizione del precedente presidente Saleh (che ha anche rischiato di morire in un attentato) e all’estendersi dei territori controllati dai jihadisti di al-Qaeda ad est e dai ribelli sciiti Houthi a nord. Negli scorsi mesi, quest’ultimi sono riusciti a conquistare la capitale Sanaa facendo fuggire il presidente Hadi ad Aden, nel sud del paese. Attualmente i ribelli procedono proprio verso Aden e questo ha costretto, come abbiamo anticipato sopra, alla fuga definitiva del presidente. Ora i ribelli si apprestano ad assediare Aden, la seconda più importante città del paese dopo la capitale. Questa rapida espansione dei ribelli, ha costretto l’Arabia Saudita e gli altri paesi arabi ad intervenire. L’intervento è dovuto al fatto che il presidente Hadi ha chiesto ufficialmente aiuto alla Lega Araba per riuscire a cacciare i ribelli Houthi che essendo sciiti sono sostenuti militarmente e finanziariamente dall’Iran e quindi per i paesi arabi sunniti la guerra in Yemen serve a contenere l’espansione dell’area d’influenza sciita e iraniana che già comprende il Libano, la Siria controllata da Assad e l’Iraq controllato dal governo in carica che sta facendo retrocedere la sunnita ISIS. Qui di seguito la mappa della guerra in Yemen

  Fenrir 400Ora la coalizione militare formata dalla Lega Araba e guidata dai paesi sunniti dell’Arabia Saudita e dell’Egitto, continua il suo intervento con bombardamenti aerei ed ha promesso di continuare la guerra fino alla totale sconfitta dei ribelli Houthi. I ribelli però sono ben armati e motivati e minacciano anche il confine saudita ammassando artiglieria e truppe. E’ probabile che presto assedieranno la città di Aden e quindi potremmo assistere a breve ad un intervento di terra saudita ed egiziano. Un intervento di terra è sicuramente una cosa diversa e più grave di un intervento aereo e non è esclusa una reazione iraniana sia attaccando direttamente i paesi della coalizione, in primis l’Arabia Saudita, sia inviando truppe in Yemen. Il rischio di una guerra totale tra questi paesi è veramente altissimo e nessuno sembra retrocedere di un millimetro. A questo si aggiunge la posizione della Russia, totalmente schierata con l’Iran e che potrebbe addirittura intervenire in questo conflitto, perlomeno con un supporto logistico. Inoltre a breve avremmo la conclusione dell’accordo sul nucleare iraniano, accordo fortemente osteggiato da Israele dove ha vinto di nuovo Netanyahu e dove si è formato un governo fortemente orientato al nazionalismo come già da noi prospettato in questo articolo. Accordo ovviamente osteggiato anche dagli altri paesi della Lega Araba che sono assolutamente contrari all’ascesa dell’Iran come potenza regionale. Le conseguenze di questa guerra ci riguardano direttamente dato che il prezzo del petrolio ha già iniziato a salire con l’inizio dei bombardamenti e che Arabia Saudita e Iran sono rispettivamente il primo e il quarto estrattore di petrolio al mondo. Una forte risalita del prezzo del petrolio (che finora si era fortemente svalutato) accompagnata al dollaro forte, farebbe schizzare il prezzo della benzina oltre i due euro affossando la debole ripresa europea e aggravando la deflazione mondiale.

Ora passiamo all’analisi delle alleanze, che come abbiamo anticipato risulta particolarmente complessa e mutevole, del resto, chi ci segue, già sapeva che questo conflitto mondiale non sarebbe stato uguale ai due precedenti, quindi con fronti e alleanze definite, ma sarebbe stato liquido, quindi con fronti e alleanze mutevoli e soprattutto asimmetriche come scritto nel nostro articolo Terzo Conflitto Mondiale? Una guerra liquida.

Per prima cosa analizziamo il fronte del petrolio, cioè chi lo vuole basso e chi lo vuole alto:

LO VOGLIONO BASSO: Unione Europea, Cina, Giappone

LO VOGLIONO ALTO: Russia, USA e Iran

NEUTRALI: Paesi della Lega Araba

Già qui vediamo una situazione inedita, dove gli interessi europei e americani divergono ampiamente e invece collidono con quelli cinesi. Questo è abbastanza semplice da spiegare, europei e cinesi sono paesi dipendenti dal petrolio e quindi importarlo a caro prezzo danneggia le loro economie facendo fuoruscire capitali. Invece Russia, USA e Iran hanno bisogno di un prezzo del petrolio elevato, oltre gli 80 dollari per poter sostenere le proprie estrazioni che sono più costose di quelle saudite. Abbiamo invece messo come neutrali i paesi arabi, perché questi effettivamente guadagnerebbero da un petrolio alto, ma finora erano interessati a tenerlo basso per far fallire i concorrenti soprattutto Russi e Americani. Quindi il recente ritiro americano dallo Yemen, preludio del dilagare dei ribelli Houthi, potrebbe quasi sembrare una strategia americana per far saltare la polveriera medio-orientale e far schizzare il petrolio verso l’alto, salvando così la propria industria estrattiva che in caso contrario rischierebbe seriamente di andare incontro al fallimento. Questa situazione quindi danneggia in primis europei e cinesi e favorisce americani e russi. E questo è il primo punto, quindi incredibilmente vediamo gli americani alleati dei russi in Medio-Oriente ma nemici in Ucraina.

Passiamo ad una seconda analisi, quello dei principali attori e delle principali alleanze protagoniste in Medio Oriente, li elenchiamo di seguito:

1) Israele o Entità Sionista: religione ebraica, nemico giurato formalmente di tutto il mondo islamico. Nemici effettivi: Hamas palestinese, Hezbollah libanesi, regime di Assad in Siria, Iran. Alleato degli USA ma in rottura. Buoni rapporti con la Russia e con Grecia e Cipro.

2) Stato Islamico o Califfato Islamico o ISIS: religione sunnita salafita. Nemici principali: occidentali in generale, sciiti iracheni, regime di Assad in Siria, curdi siriani e iracheni, Hezbollah libanesi, milizie governative libiche, Nigeria, Tunisia, Iran. Attaccato per via aerea da : Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Canada, Danimarca, Giordania, Bahrain, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Egitto. Rapporti amichevoli solo con altre formazioni terroristiche come al-Qaeda o i Talebani. Mistero su chi sia il suo sponsor, forse Israele in funzione contenitiva dell’Iran, forse gli USA per seminare il caos in Medio Oriente, più probabilmente il Qatar e la Turchia in funzione anti-sciita e anti-curda.

3) Filo-Sauditi: di religione principalmente sunnita, essenzialmente i paesi che si sono resi disponibili ad attaccare i ribelli Houthi, quindi Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Bahrain, Giordania, Sudan, Pakistan. Formalmente alleati degli USA (a parte Sudan ed Egitto) anche se ultimamente più indipendenti, nemici dell’ISIS ma soprattutto dell’Iran. Non troppo ostili contro Israele.

4) Turchia-Qatar: inedito asse turco-arabo, entrambi paesi sunniti con leadership islamiste.Sostengono la Fratellanza Musulmana e i movimenti fondamentalisti nel mondo arabo. Probabilmente vicini o almeno non-ostili allo Stato Islamico in Siria e Iraq. Controversa invece la loro posizione in Libia, dove ufficialmente appoggiano il governo islamista di Tripoli, retto dai miliziani islamici di Alba Libica, che però sono ostili all’ISIS libico con sede a Derna. Questo asse è ostile all’Iran e ai suoi alleati ma neanche in buoni rapporti con gli altri paesi filo-sauditi. Qatar è isolato dagli altri paesi del golfo e Turchia è ostile all’Egitto in Libia.

5) Filo-iraniani: di religione sciita, essenzialmente sono l’Iran, il regime di Assad, il governo legittimo iracheno, gli Hezbollah libanesi, i ribelli Houthi ma anche i sunniti di Hamas. Ostili agli USA (anche se ultimamente meno), fortemente ostili allo Stato Islamico, ai Turco-Qatarioti e soprattuto ai Filo-Sauditi ma anche ad Israele. Alleati della Russia e in misura minore della Cina.

Questi cinque gruppi, costituiscono le principali fazioni presenti in Medio Oriente. Se il ruolo di Israele, dei filo-sauditi e dei filo-iraniani è abbastanza chiaro e definito, rimane più fumosa la posizione dei turco-qatarioti e dello Stato Islamico.

Con questo concludiamo l’intricata analisi (pur decisamente semplificata) dello scenario medio-orientale e dei suoi protagonisti. Vi aggiorneremo anche su Facebook, riguardo ai prossimi avvenimenti come l’imminente invasione terrestre dello Yemen da parte della coalizione filo-saudita. Come vedete ormai la Terza Guerra Mondiale non è più un’ipotesi ma è una realtà e ogni mese assistiamo a un allargamento dei paesi coinvolti.

Fenrir

Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.