dal portale www.blognews24ore.com

L’economista egiziano, Mohamed El Erian descrive le conseguenze del Quantitative easing (QE), la politica monetaria che per una banca centrale consiste nell’iniettare massicce dosi di liquidità sul mercato monetario, per favorire il credito e l’economia. El Erian è un ex-Ceo di Pimco, la maggior azienda a livello mondiale di gestione degli investimenti.

El ErianSecondo El Erian, gli effetti di un QE – che nella Zona euro è stato lanciato in marzo – evolvono sempre secondo uno schema in 9 tappe.

Tappa 1
Il QE suscita l’entusiasmo degli agenti economici. I mercati borsistici salgono, le esportazioni sono favorite dal deprezzamento della moneta. Questo fenomeno, che si era prodotto in Giappone e negli Stati Uniti, adesso si osserva a livello europeo. Il sentimento è che la Banca centrale europea si stia impegnando per stimolare l’economia.

Tappa 2
Il sentimento di fiducia porta a una grande attività economica, ma il fenomeno tende a concentrarsi sui settori con un orizzonte a breve termine, soprattutto dove vi sono investimenti attuabili in maniera rapida.

Tappa 3
L’euforia contagia i governi. Ma invece di approfittare dello slancio per adottare riforme strutturali, questi preferiscono contare sugli sforzi della BCE e mantengono un ruolo passivo.

Tappa 4
Il QE riduce il valore dei crediti e del risparmio. Il risparmio viene retribuito a condizioni sempre più sfavorevoli a causa dei bassi tassi d’interesse. Solo chi detiene capitali in Borsa beneficia realmente dell’aumento dei corsi dei titoli. All’interno della società aumenta l’ineguaglianza.

Tappa 5
L’euforia iniziale si trasforma in inquietudine. Gli analisti economici iniziano a evocare la formazione di bolle sui mercati finanziari. L’inquietudine contagia i politici e le banche centrali. Anche gli investitori sui mercati finanziari iniziano a pensare che la situazione sia insostenibile.

Tappa 6
Gli effetti superficiali del QE sulla domanda iniziano ad attenuarsi e l’attività beneficia sempre meno di questo slancio. In effetti, siccome i dirigenti non hanno attuato le misure strutturali necessarie, non si constata alcun aumento strutturale della domanda. I debiti non possono essere continuamente rimborsati generando nuovi debiti.

Tappa 7
Normalmente, i soldi dovrebbero provenire da attività economiche rinnovate e stabili ma siccome i problemi non sono stati risolti, non vi è una ripresa solida della crescita.

Tappa 8
Malgrado segnali e indicatori economici sempre più preoccupanti, i settori pubblico e privato esitano a considerare la fine della politica monetaria. Sanno che comporta sempre più rischi ma pensano che il QE sia il male minore, la soluzione più facile. L’idea è diffusa soprattutto fra i politici e sui mercati finanziari, due gruppi che maggiormente reagiscono in funzione delle prosepttive a breve termine.

Tappa 9
Le banche centrali, che avevano contato su un maggior intervento dei governi, vedono rimettere in causa la propria efficacia e credibilità, con la minaccia all’autonomia operativa. In effetti, i politici reagiscono esigendo una maggior responsabilità e norme più severe.

(Fonte : express.be)