Vincitori e vintiSeguito di “Abbiamo perso di nuovo”

 

GRAN CONSIGLIO

La ripartizione dei seggi avviene su base proporzionale, a partire dai “voti di lista” conseguiti dai singoli partiti: seggi “pieni” e seggi ottenuti grazie ai migliori resti.

Totale dei voti di lista: 20.638.746

Quoziente: 229.319, 41

Con 229 mila e rotti voti di lista un partito ottiene 1 seggio in GC.

NOTA. Ogni scheda contiene 180 voti di lista. Se voto la scheda di un determinato partito, ogni candidato di quel partito riceve 1 voto. I candidati che si vedono attribuire un preferenziale ne ricevono 2. Se il voto preferenziale è attribuito a un candidato di un altro partito (“panachage”) quel candidato riceve 1 voto.

Esempi pratici:

— Scheda “secca” (senza preferenziali) per il partito “Cittadini felici”. Voti emessi: 90. Non emessi: 90. Valore della scheda per il partito: 180/180.

— Ancora “Cittadini felici”, con 21 preferenze “interne” e nessuna “esterna”. Voti emessi: 111. Non emessi: 69. Valore della scheda per il partito: 180/180.

— Sempre “Cittadini felici”, con 12 preferenze “interne” e 9 concesse a candidati di altri partiti. Voti emessi: 111. Non emessi: 69. Valore della scheda per il partito: 171/180.

Il panachage pesa relativamente poco sul risultato del partito (parliamo del GC). Un candidato di punta che raccolga 10.000 voti esterni (mica pochi) porta al suo partito l’equivalente di 55 schede e mezza. Per fissare le idee: Natalia Ferrara Micocci (PLR) ha ottenuto 8837 preferenze esterne, Pini un po’ di più, Vitta 13.000 e rotti.

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 LA DESTRA   Sicuramente quando l’alleanza è stata decisa e lanciata gli UDC non pensavano che sarebbe finita così. È un brutto colpo per loro perché si ritrovano con 3 soli deputati: Del Don e Mellini non ce l’hanno fatta. E si porrà rapidamente il problema di come comportarsi in autunno. In proposito Brunner ha già detto la sua.

Non ci sono state, per il momento, grosse polemiche. L’alleanza ha giocato in favore dei due esponenti di Area Liberale, Morisoli e Pamini, che si aggiudicano due seggi, il 3° e il 5°. Difficile dire che cosa avrebbe potuto fare una lista della sola AL, sono valutazioni in genere opinabili, la prova certa non c’è mai.

SOLDATI   Risultato onorevole per il decano di tutti i candidati, l’81enne presidente onorario dell’UDC dottor Gianfranco Soldati: undicesimo. La sua campagna si è limitata alla pubblicazione di numerosi articoli. È arrivato da Tenerife il lunedì successivo all’elezione.

GALEAZZI   Presidente della sezione luganese, secondo subentrante, buon 7°. Strenuo difensore della piazza finanziaria e del segreto bancario, si è impegnato a fondo nella campagna. Se le speranze degli ottimisti si fossero realizzate (7-8 eletti), oggi lui sarebbe “dentro”.

ROSSI   Difficile dire che cosa spinga questo avvocato, che politicamente proviene dal socialismo, a tentare in continuazione la sorte in politica. Forse sente una vocazione. Persona ben conosciuta, egli ha tuttavia conseguito un risultato più che modesto: 14°.

La sua candidatura sulla lista de “la Destra” era stata contestata dalla sezione UDC di Bellinzona. Ma i principali dirigenti del partito l’avevano invece fortemente voluta e quella imbarazzante opposizione era stata spazzata via.

Benché si tratti di un “caso” di scarso rilievo politico, ho pensato che valesse la pena di citarlo a causa della notorietà della persona coinvolta.

PS
DUCRY   Quando annunciarono la “migrazione” scrissi d’impulso “Ducry ha trovato la sua casa”. Oggi mi sentirei di aggiungere: “I socialisti hanno trovato Ducry!” Jacques approda alle rive di un partito in profonda crisi, un partito “rivoluzionario” affetto da uno statalismo ossessivo e fattosi puro conservatore di privilegi corporativi. Un partito che adesso, messo alle strette, incomincia a dubitare dell’ “intangibile” Bertoli. Ben venga!

VENUTI   La Commissione cerca si sarà detta: se la Lega mette Robbiani, noi possiamo ben mettere lui. Mediocrissimo risultato.

ROIC   Ha una grande passione per la politica, ha idee, le argomenta bene, si dà un gran da fare. Ma non ha successo. Lui lo sa e se ne addolora. Ma non può farci niente. Secondo me il problema principale lo ha con i suoi. 35°.

INDIGNATI

POGGI   6802 preferenze sono un bottino di tutto rispetto, ma le 346 schede non lasciano scampo e rivelano (non suoni offensivo) l’inconsistenza del tentativo di Poggi. Senza organizzazione, senza mezzi, senza persone e, diciamolo pure, senza un progetto non si va da nessuna parte. Se l’Indignato fosse rimasto nella Lega, oggi sarebbe  un tranquillo (o scalpitante) granconsigliere leghista.

MONTAGNA VIVA

MATTEI   Quella sera ero andato al bar Croce d’Oro, quello dei tifosi dell’Ambrì, con vari scopi: farmi offrire l’aperitivo; annodare conoscenza con i presenti (non: cercare voti, non ero candidato a niente); e scattare alcune fotografie. Non l’avessi mai fatto, sono stato duramente rimproverato.

Vi ho incontrato (tra gli altri) Giorgio “ReGiorgio” Giudici e Armando Boneff. Il quale, è giusto che lo dica, dopo più di un anno si è deciso a pagare la scommessa che perse il 9 febbraio. Al Principe Leopoldo non ci andrò con lui (non vuole) o con qualche donna misteriosa (mi sembra poco serio). Ci andrò con mia moglie, che è contentissima. Magari scatterò anche una foto, magari la pubblicherò con la didascalia: “Una conseguenza positiva del 9 febbraio”.

PLR

BERTINI   In lizza solo per il Consiglio di Stato.

VITTA   Largamente primo, con 30.000 preferenziali “non automatici”. Ottimo risultato, ma egli era il solido, istituzionale candidato del partito (mentre Bertini era il candidato “del possibile miracolo”).

PINI   Il candidato dei Radicali, rappresenta la sinistra del partito. Irrimediabilmente battuto nella corsa al Consiglio di Stato, si consola con questo buon risultato: secondo.

MICOCCI   Candidata ambiziosa, aggressiva e capace. Puntava in alto, senza mezzi termini: se il partito avesse vinto, almeno seconda; se avesse perso, prima. Dotata di appoggi importanti e di larghissimi mezzi, superiori a quelli di qualsiasi altro candidato (come chiunque di noi ha potuto vedere durante dieci infiniti mesi: così come è infinito il Ticino, sono infiniti anche i mesi) è rimasta in un certo senso vittima della sua stessa aggressività, che in determinati momenti ha infastidito il pubblico. Interessante il suo tentativo iniziale, secondo me non andato a buon fine, di porsi quale “grande avversaria del ministro Gobbi”, possibile “ventre molle” della Lega da abbattere (l’Unico essendo irraggiungibile). Battuta senza rimedio nella corsa al Consiglio di Stato, a 12.500 preferenziali da Bertini, un’enormità.

Il Mattino della Domenica parla di una sua disponibilità ad assumere la funzione, importante, di capogruppo parlamentare PLR, che era di Vitta. Aggiungendo qualche acido commento (non ricordo se abbiano scritto: Uella! espressione tipica del Nano). Il Mattino però fa anche il nome di Pini.

FARINELLI   Un candidato di valore, un po’ svantaggiato rispetto agli altri dalla sua posizione modesta. In campagna elettorale ha fatto sempre bella figura. Per il partito un elemento prezioso.

VERDI

SAVOIA   Ecco quello che secondo me avrebbe dovuto dire (e non ha detto): “Cari amici, ho sognato una cosa impossibile. L’ho desiderata e l’ho creduta sino in fondo. Ma ho fallito (perché non era possibile vincere) e vi lascio”.

GIANELLA    Cambiare idea si può, e si può anche cambiare partito. Non sempre funziona. Un interrogativo legittimo è: “Sulla lista della Lega sarebbe stata eletta?” Mah, con i SE non si va da nessuna parte.

DENTI   Cambiare idea si può, e si può anche cambiare partito. Talvolta funziona. Il dottor Denti ha dichiarato in conferenza stampa: “L’Ordine dei medici desidera essere rappresentato in Gran Consiglio”. Ecco, è fatto, e con buon margine. Almeno in via teorico-istituzionale il dottor Denti si trova a rappresentare “il popolo ticinese” e non “la lobby dei medici”.

NOTA. Per ottenere il seggio in Governo i Verdi dovevano superare il 13,83 %. Hanno ottenuto il 6,56 %. Il sondaggio Pisani li portava sino al 9,5 % (valore massimo ed estremo superiore della forchetta).

LEGA

FOLETTI   Primo assoluto della lista, si può godere una bella soddisfazione. Cortese ed equilibrato, è apprezzato anche come municipale di Lugano responsabile delle finanze.

RÜCKERT   Quarta. Il bottino di Amanda, al netto dei preferenziali “automatici”, è di 18.183 voti. Obiettivamente e secondo giustizia il posto femminile sulla lista per il Governo spettava a lei. Benché non ne avesse affatto “bisogno”.

ROBBIANI   Undicesimo. Granconsigliere e municipale di Mendrisio. Tipico elemento “politicamente scorretto”. Gli avversari della Lega ne parlano malissimo. Gli elettori leghisti, invece, lo votano tranquillamente.

FRAPOLLI   Nuovo granconsigliere, risultato eccellente. Giovane ed entusiasta, si è messo in luce per avere duramente biasimato il partito delle “cadreghe” (immagino il PLR). Una certa sua foga ingenua gli ha certamente giovato, suscitando simpatia nell’elettorato.

ALDI   Candidata “in quota Lega” alla procura, si è vista negare per due volte la nomina dal Gran Consiglio (la prima volta a favore di Valentina Item, presentata dall’UDC).  Da ora in poi i nuovi procuratori li voterà lei.

PPD

Il partito è in sofferenza a causa di un cattivo risultato elettorale e (nostra opinione) di aspettative esagerate e poco realistiche. Il presidente Jelmini si è dimesso. Per il 20 maggio sarà convocato un comitato cantonale.

PEDRAZZINI   Sempre popolare, l’ex consigliere di Stato arriva primo con 21620 voti (al netto delle preferenze “automatiche”).

DADÒ, FONIO, GENDOTTI   I tre candidati al CdS seguono (Regazzi non era in lista).

JELMINI, BERETTA PICCOLI   I due eletti di Lugano. Ai tempi c’erano Caimi, Denti (ora verde), Boneff, Bordoni… Sara Beretta Piccoli agguanta l’ultimo biglietto per Bellinzona. Brava!