Ricevo e con piacere pubblico, non senza esprimere un’opinione ampiamente negativa sul testo (visto che sono sul mio portale). È un vero peccato che la votazione del 9 febbraio sia stata vinta dalle “forze populiste” (meglio sarebbe lasciare tali espressioni alle penne forbite di Bertoli o Roic) e NON da Bizzarro. Ma la vita è spesso ingiusta e l’Altissimo ha permesso questo scempio.

È mia opinione (che svilupperò in un articolo, a breve) che proprio il fatto di non essersi distanziato chiaramente da simili posizioni (che vorrei definire, mi si perdoni, “arroganti nel disfattismo”) ha fatto perdere, ancora una volta, il partito, dopo una lunga battaglia elettorale ben condotta sul piano dell’organizzazione e dell’impegno.

Bizzarro 180Domenica scorsa 26 aprile, la NZZ am Sonntag ha pubblicato un’indiscrezione secondo cui, contrariamente alle attese elvetiche, non ci sarà nessuna partecipazione provvisoria della Svizzera al mercato energetico europeo (cd. “market coupling”). Questa decisione comporterà importanti svantaggi per le aziende elettriche svizzere rispetto ai loro concorrenti europei. Già in dicembre 2014, in realtà, i 28 Paesi membri dell’UE avevano risposto picche alla richiesta elvetica di nuove trattative sulla libera circolazione, peraltro con il pieno sostegno del Parlamento UE. Inoltre, all’unanimità gli Stati UE avevano posto come condizioni per proseguire sulla via bilaterale il riconoscimento completo, da parte della Svizzera, del principio della libera circolazione delle persone e la conclusione di un accordo quadro che regoli le questioni istituzionali (ossia la ripresa continua del diritto europeo nell’ambito degli accordi). La novità sta però nel fatto che anche quelle singole direzioni generali della Commissione europea che sembravano più concilianti nei confronti della Svizzera sono state ora richiamate su una linea intransigente. A fare le spese di questo congelamento delle trattative saranno anche in altri ambiti, come ad esempio l’accordo prospettato sui servizi finanziari, che avrebbe dovuto permettere alle nostre banche l’accesso ai mercati dell’Unione e sul quale l’UE ha deciso ora che non vi saranno colloqui esplorativi.

Quali conseguenze quindi per il nostro Paese? Ricordiamoci i proclami delle forze populiste dopo il 9 febbraio 2014: l’UE non avrebbe certo avuto il coraggio di denunciare gli accordi bilaterali e sarebbe stata costretta ad avviare nuove trattative, poiché non avrebbe potuto permettersi di perdere un importante partner commerciale come la Svizzera, e comunque Stati membri come la Gran Bretagna avrebbero ottenuto l’abbandono della libera circolazione delle persone. Proclami che ormai facilmente possono essere associati alle lodi dei cortigiani agli abiti del re nella nota fiaba di Andersen. A questo punto però non si può più continuare a fare finta di nulla ed occorre dire chiaramente che il re è nudo. Indipendentemente da quanto possa risultare antipatica o unilaterale la politica europea nei confronti della Svizzera, infatti, appare ormai incontestabile che la volontà degli organi decisionali dell’Unione europea, e tra questi vi sono anche Stati membri come la Gran Bretagna, è univoca e salda e che, perciò, la via bilaterale e quella dei contingenti e della preferenza indigena non sono compatibili. Non ci saranno quindi, né potranno esserci “implementazioni pragmatiche” dell’iniziativa del 9 febbraio, a meno di non snaturarne completamente i contenuti. Di conseguenza, il Sovrano che ha accolto sia l’iniziativa sull’immigrazione di massa, che le varie estensioni degli accordi bilaterali, dovrà scegliere quale dei due sentieri seguire, se la strada dell’isolamento o quella dell’apertura.

Matthias Bizzarro
Avvocato, Vicepresidente GLRT