Erano tutti soddisfatti mercoledì sera a Sant’Antonino. Se il partito si è comportato bene, come non essere contenti? Senza volere, a tutti i costi e perfidamente, guastare la festa bisogna comunque dire chiaro e netto che l’obiettivo fondamentale – già fissato sin dal 17 giugno al Capannone di Pregassona – non è stato raggiunto.

Ho riflettuto con calma in questi pochi giorni post elezione: poiché non è detto che i commenti più azzeccati si debbano fare a caldo (e in ogni caso ero/eravamo a Salonicco, attaccati ai tablet: il Daios aveva la connessione, poi via; il ristorante turistico sul mare l’aveva, poi via; il “pavesino” lungo l’autostrada l’aveva, eccetera eccetera).

Alla fine sono giunto alla conclusione che quel poco di decisivo che è mancato alla vittoria non è stato di natura organizzativa, bensì politica. Il presidente ha detto “bastava poco”, e “bastava poco” lo dico anch’io. Bisogna però vedere se con queste parole intendiamo la stessa cosa. Non è sicuro.

Vitta 3xNumeri   A Sant’Antonino di numeri ne sono stati fatti molti, per quasi un’ora (“20 minuti”), e da una persona sicuramente competente. Un discorso particolareggiato e complicato che non sono sicuro di avere afferrato al cento per cento (e non ho preso appunti).

Ora vado sul sito del Cantone www.ti.ch (una lode), ne estraggo alcune cifre e faccio le mie considerazioni.

Il divario   Nell’elezione per il Consiglio di Stato il vantaggio della Lega sul PLR è stato di 18.007 voti di lista, equivalenti a 1800,7 schede. Poco? Sì, poco, ma non uno sfuggente “centesimo di secondo” in una gara di sci. Non le “500 schede” di Harry (sì, era lui in via al Forte).

18007 su 354.128 (voti di lista della Lega): pur sempre un 5,1 % in meno.

Il panachage   I candidati della Lega ottengono 49 mila preferenze provenienti “dall’esterno”, i candidati del PLR 39 mila. La differenza equivale esattamente a 993 schede.

Concentratissimo sugli uscenti il panachage pro Lega: (in migliaia) 25 – 17 – 2 – 2 – 2.
Più equilibrata la situazione nel PLR: 13 – 12 – 6 – 5 – 4

Dalla Destra un frammento di “voto utile”, nonostante tutto?   Questa affermazione si regge su due numeri: le 6111 schede del Gran Consiglio contro le 4739 del Consiglio di Stato. Una differenza di 1372 schede. Dove sono finite? Secondo un’opinione autorevole, che riporto senza giudicarne la plausibilità, sarebbero confluite tutte nella Lega. (Io non sarei personalmente così drastico, non si possono escludere a priori altre… mete).

Un’osservazione ovvia è la seguente: parecchi elettori UDC non hanno prestato orecchio all’appello del partito e non hanno avuto “fede”. Il problema secondo me non è il diritto dell’UDC di presentare – con AL e UDF – la propria lista; il diritto c’è, mancherebbe anche questa. Il problema è che – con la Lega, o in splendido isolamento – il risultato non arriva mai.

In questo 2015 il guaio è stato particolarmente grosso, con i soli Pinoja, Chiesa e Filippini ad aver salvato la pelle. Bravi, s’intende, Morisoli e Pamini: uno continuerà ad essere un deputato di primo piano, l’altro presto lo diverrà. Morisoli ha vinto perché ha saputo “tenersi strette” alcune migliaia di preferenze, quanto bastava. Pamini ha vinto perché la candidatura al CdS lo ha per così dire “lanciato in orbita”.

Abbastanza indecenti gli impietosi sberleffi leghisti ai danni dei malcapitati democentristi. Loro non sono cristiani come l’arciprete di Chiasso.

Vitta 6x
Vitta 5x
Vitta 11xI due vantaggi del PLR

Scrivo due, ma potrebbero essere di più.

1) Il PLR è, da almeno quattro anni, l’avversario diretto della Lega. E così sarà finché il “nodo” non si sarà sciolto, finché il derby non sarà stato giocato fino in fondo. Fanno sorridere coloro che si lamentano ad alta voce: “Eravamo fuori dal match, siamo stati danneggiati!” come se questa cosa non fosse risaputa da chissà quanto tempo. Il ribaltamento della maggioranza passa, oggi come oggi, e nell’immediato futuro, da Camorino (scusate la crudezza dell’espressione, alla mia età non si fanno più complimenti). Per il motivo più semplice del mondo: gli altri avversari della Lega non hanno la forza.

2) La (brillantissima) non-elezione dell’on. Michele Bertini. Egli resta a Lugano e sarà in campo nella cruciale votazione del 2016. Lugano è oggi una città a maggioranza leghista, ma non è detto che ciò debba durare in eterno. La sconfitta del 2013 è stata gravissima, non meno grave di quella del 2011. Che cosa serve, adesso? Ma è evidente, qualsiasi analfabeta saprebbe rispondere. Un terzo nome, uno di prima scelta.

AGGUNTA. Una (conosciuta) Facebookerin ha pubblicato sulla mia bacheca il post seguente (ve lo ripropongo, ed è da meditare): Non ho capito: i quasi vincenti alla riscossa oh Lugano tu sei la più bella? Saluti da una quasi perdente… (oramai non ci sono vincitori e vinti… forse perché si dimenticano le premesse, gli obiettivi; il plrt voleva fare una bella votazione o far fuori Gobbi? E Bertini doveva fare bella figura o riconquistare un seggio? ma certo l’orizzonte di gloria Lugano… Può essere un balsamo e uno stimolo… Ma orizzonte rimane! Io da sempliciotta ho capito una cosa: la Lega è forte!”

In effetti  avevo aperto questo mio pezzo scrivendo – non per fare il guastafeste, non per rompere le scatole a Cattaneo – che l’obiettivo fondamentale non è stato raggiunto. Questa non è Schadenfreude ma puro e semplice, onesto realismo. Poi si può lodare tutto il positivo, e ce n’è; poi si può festeggiare, poi si può cantare sino a notte (così mi hanno detto).

Si possono sottoporre le cifre a un’analisi minuziosa e approfondita, è stato fatto e si farà ancora. Ma la domanda più importante rimane: una correzione (moderata) della linea politica e della comunicazione avrebbe potuto portare la sospirata vittoria?

La mia risposta, non vi sorprenda, è sì, e sarà questo il tema del mio prossimo articolo.

Vitta 7x
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