Questo articolo ci appare, ve lo confessiamo, “estremo” e tuttavia lo pubblichiamo.

Esso contiene un concetto chiave, che può essere visto anche come una domanda: “Chi è all’origine della sofferenza che causa la rivolta?” Già, chi? I capi di Stato e di Governo? I capi dell’Economia? I maestri venerabili di una potentissima e inafferrabile Massoneria? Non è facile rispondere; facilissimo banalizzare; facilissimo affabulare.

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La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.

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Con questa frase Mao Tse-tung ci fa capire con poche ma stupende parole cosa sia una Rivoluzione. Lungi da me ogni simpatia politica per l’uomo in questione, fondatore di una delle più terribili tirannie mai esistite che tuttora rimane un mostruoso regime ibrido capital-comunista, capace di sommare gli aspetti negativi di entrambi i sistemi, però questa sua famosissima frase racchiude chiaramente un concetto di cui gli italiani e gli occidentali sembrano essersi dimenticati, cioè cosa sia una Rivoluzione.

Analizzando la reazione degli utenti di Facebook e Twitter, che ormai coincidono con la maggioranza degli italiani under 60, sui recenti avvenimenti di contestazione, abbiamo un quadro alquanto curioso. Ad esempio, non so se vi ricordate la coraggiosa ragazza che ebbe l’audacia di saltare sul tavolo dietro il quale parlava Mario Draghi lanciandogli coriandoli (simboleggianti la dittatoriale carta straccia stampata a più non posso chiamata Euro) e scandendo slogan contro la dittatura delle banche. Qui sotto per chi se la fosse persa: ragazza contro Mario Draghi.

DraghiEcco, se da una parte gli occidentali più intelligenti hanno plaudito al gesto della ragazza, dall’altra una buona parte la ha in qualche modo contestata, asserendo che un’azione del genere non serve niente, che riuscendo ad andare così vicino avrebbe dovuto sparargli, ed altre tante sciocchezze da rivoluzionari da pc. Quando, invece, è stato semplicemente un gesto coraggioso, forte ma non violento, con un alta risonanza mediatica e con un potente messaggio simbolico. Ma niente, ai rivoluzionari di Facebook questo non basta, Draghi deve essere ucciso, le banche devono essere bruciate, bisogna far saltare in aria la BCE e via dicendo.

Ora torniamo a noi, come ormai tutti sappiamo alla nausea, Milano è stata devastata dalle tute nere che si erano mischiate ai manifestanti No Expo. Quindi auto incendiate, negozi devastati e “finalmente” banche bruciate come volevano molti dei rivoluzionari da pc. Ma incredibilmente (o forse no) stavolta il popolo, grazie anche ad una grandissima azione e manipolazione dei media di regime, si è fortemente indignato contro i manifestanti violenti, ma di un’indignazione veramente importante con insulti di qualsiasi genere. Un’indignazione, come ricordano i migliori blog e siti sulla rete, decisamente superiore all’indignazione, contro gli sprechi del governo, contro la corruzione o contro la dittatura finanziaria in cui viviamo.

E’ un fenomeno che in parte mi stupisce, perché ad esempio, io non sono un oppositore del regime attivo in manifestazioni, la mia opposizione attualmente è solo a livello intellettuale come blogger e scrittore, sono un borghese come la maggioranza degli italiani (sì la maggioranza, anche i giovani disoccupati mantenuti dai genitori lo sono, i dipendenti statali o i pensionati con casa di proprietà o da mille euro in su, lo sono) e nonostante ciò, io non sono così indignato contro le tute nere, cioè sicuramente contesto la strategia di attaccare nella mischia anche i beni di privati cittadini, strategia totalmente sbagliata a mio avviso, ma al tempo stesso non perdo di vista chi sono i veri colpevoli di tutto ciò, cioè la minoranza al potere, il famoso 1% costituito da banchieri, oligarchi, politici e boiardi di stato che sta portando il sistema e la maggioranza della popolazione mondiale, a un tragico collasso.

Ora, voglio quindi comprendere come mai, invece, per la maggioranza degli occidentali l’indignazione verso i ribelli è più forte di quella verso i tiranni sopracitati (parlo di occidentali, perché anche in altri paesi si è verificato lo stesso fenomeno). Io credo che la spiegazione sia abbastanza semplice, il piccolo uomo di cui parla Nietzsche, l’uomo mediocre che vede solo i suoi immediati vantaggi, che sa solo prendere, che non sa combattere, che non sa donare, che non vede oltre il proprio naso, l’uomo totalmente ipnotizzato dai mass media e dalla frenesia della routine quotidiana si è ormai totalmente impossessato, grazie al regime dei mercanti alias regime capitalista, dell’anima della maggioranza della popolazione occidentale che quindi si arrabbia quando vede un’auto privata bruciata, perché pensa: ”e se fosse la mia”, quindi sente che gli stanno togliendo qualcosa, che lo stanno danneggiando.

E lo stesso discorso delle persone arrabbiate con i ferrovieri che fanno sciopero o delle persone intrappolate nel traffico durante le rivolte del 9 Dicembre. Persone che si arrabbiano da morire per i piccoli o medi svantaggi diretti che possono subire dai manifestanti e che non capiscono cosa abbia spinto gli stessi a protestare. Persone che si infuriano moltissimo per 1,5 milioni di danni dei No Expo ma che invece si indignano blandamente per 50-100 miliardi che ci costa la corruzione o per gli almeno e ripeto almeno 50 miliardi che ci costa la dittatura delle banche. Quindi per cifre 100.000 volte maggiori rispetto ai danni dei manifestanti violenti. Questo perché corruzione e dittatura finanziaria è qualcosa di meno diretto, di più collettivo, qualcosa che il piccolo uomo ipnotizzato non recepisce immediatamente.

No Expo 3Detto questo, sottolineo che non mi piace la polemica contro il popolo, anche io faccio parte di questa massa imborghesita. Però bisogna rendersi conto che invocare la rivoluzione su Facebook e poi indignarsi alla vista dei primi fuochi, vuol dire non capire cosa sia una rivoluzione. Se effettivamente, solo in linea teorica, ci fosse una devastazione ribelle in tutta Italia anche mille volte quella di Milano, quindi con danni pari 1,5 miliardi e se questa effettivamente riuscisse a cambiare questo sistema in putrefazione, non sarebbe un conto sostenibile rispetto alle decine se non centinaia di miliardi che regaliamo alla corruzione, alla politica, all’usurocrazia e all’oligarchia finanziaria? Io credo che la risposta sia ovvia. Quindi invito tutti, a rimanere coscienti, a non dimenticarsi chi è veramente il tiranno, a risparmiare le proprie energie per contrastare nel proprio piccolo un sistema sbagliato piuttosto che infuriarsi contro dei ribelli anche se hanno agito in una maniera errata.

Ci arrabbiamo nel vedere distrutte delle cose più di quanto ci arrabbiamo nel vedere annientato il nostro futuro, nel vedere annichilita la dignità di altri essere umani, costretti al suicidio o alla protesta violenta e parlo soprattutto a chi è genitore, nel veder derubato il futuro dei propri figli. Non vi arrabbiate per la vetrina spaccata, quella si ripara, infuriatevi per chi vi sta rubando la vita, perché il denaro significa tempo, e quando il sistema si appropria del denaro che abbiamo guadagnato con il duro lavoro o ci rende impossibile guadagnarlo, ci sta effettivamente rubando del tempo, della vita, che non avremo mai indietro.

Detto questo, non sto in nessun modo incitando alla protesta violenta o giustificando le azioni illegali dei manifestanti, sto solo invitando tutti i lettori a non perdere di vista il vero oppressore, che non è uno schiavo come noi che si ribella e magari ribellandosi ci danneggia, ma che è chi è all’origine della sofferenza che causa la rivolta e talvolta una rivoluzione. Soprattutto quando chi rappresenta il potere organizzato liquida l’insofferenza chiamandoli “tre fischi” o “quattro figli di papà” dimostrando una pericolosa indifferenza che non potrà che aizzare il fuoco della ribellione.

Concludo dicendo che io piano piano sono diventato consapevole di essere un piccolo uomo borghese nel senso più negativo del termine e sto cercando di superare questo mio stato, probabilmente se la crisi diventerà, come sembra, sempre più grave, anche i più imborghesiti (o imbestialiti) saranno costretti ad autosuperarsi. L’importante è non farsi disinformare dai media e smettere di seguire il loro dito e cercare di rimanere focalizzati sempre su chi è l’oppressore e chi l’oppresso.

Fenrir