DucryJacques Ducry annuncia oggi il ritiro de-fi-ni-ti-vo della sua (ipotetica) candidatura agli Stati. Lo fa dalle pagine del quotidiano del Partito delle Tasse, il suo stesso sponsor (forse).

Ducry ha parole amare e dure. Il partito “non ha digerito” (il suo successo). Il Comitato cantonale “ha agito dietro le quinte” (per sabotarlo). “Astio”. Ce n’è una bella dose. La prossima volta che lo incontro in via Pessina lo voglio interrogare per bene.

L’immagine che si ha di questo PS (del quale era sin troppo facile pronosticare il flop elettorale) è di marasma e di panico. Bene ha fatto Lurati a gettare la spugna (ma male ha fatto a farlo tardi).

PS. Il commento più ingiusto contro il “prode Jacques” l’ho sentito da un “compagno” che conosco. “Ma che cosa pretende, lui che è l’ultimo arrivato?”. Errore, amico, errore marchiano. Jacques era socialista (in un altro partito, e senza essere l’unico)… prima ancora che tu nascessi o, attenuando, allorquando tu militavi nelle Giovani Marmotte!

PS2. Una perla del Ducry-pensiero: “Nell’area progressista ci sono persone conservatrici e non alludo alle idee, ma ai posti di potere. E io questo non posso accettarlo”. Eccellente. Il non più candidato appare in gran forma.