In questa notevole intervista l’on. Fabio Regazzi, consigliere nazionale, imprenditore e, da poco, anche presidente dell’AITI, illustra i concetti fondamentali che stanno alla base della “sua” amnistia fiscale federale, elaborata in stretta collaborazione con il prof. Marco Bernasconi della SUPSI. La sorti di questa interessante iniziativa si giocheranno nell’eterna battaglia politica tra destra e sinistra, che ha come sfondo i mutamenti turbinosi e inquietanti che toccano la nostra piazza finanziaria, famosa nel mondo.

Un’intervista di Francesco De Maria.

Regazzi 3Francesco De Maria  Come nasce questa iniziativa per un’amnistia fiscale federale?

Fabio Regazzi  Avevo sostenuto a suo tempo l’iniziativa cantonale (ticinese) per un’amnistia generale presentata alle Camere federali, che si è purtroppo arenata nel 2010. Dopo quell’insuccesso ci provò il Ticino, il cui parlamento approvò (2013) un’amnistia cantonale, che il popolo in sede di referendum accettò. Ma il Partito socialista interpose ricorso al Tribunale federale e la spuntò: i giudici di Mon Repos cassarono la proposta. Questo accadeva nell’imminenza delle elezioni politiche cantonali della scorsa primavera.

Ebbi allora l’occasione di leggere nel Corriere del Ticino un articolo del prof. Marco Bernasconi, che alla SUPSI dispone di un team specializzato in diritto fiscale, nel quale egli in sostanza sosteneva che a questo punto l’unica via percorribile era quella di rilanciare il tema a livello federale. Ci siamo incontrati e abbiamo definito gli elementi di una proposta di iniziativa parlamentare che è poi stata elaborata dal Centro di competenze fiscali della SUPSI. Sarà presentata nel corso della prossima sessione estiva al Consiglio nazionale.

Dunque è una sua idea, una sua creazione?

FR  Sì, ma adesso debbo andare alla ricerca… di alleati.

Quali sono le caratteristiche essenziali del provvedimento?

FR  In caso di autodenuncia spontanea del contribuente – che però dovrà avvenire entro una “finestra” temporale di 2 anni dall’entrata in vigore della Legge – il recupero dell’imposta sottratta sarà limitato a un periodo di 3 anni. E la procedura, beninteso, sarà esente da pena.

Funzionerà?

FR  L’incentivo sarà molto forte. Attualmente c’è soltanto la possibilità di un’autodenuncia esente da pena con un recupero d’imposta esteso a 10 anni. È una proposta poco vantaggiosa (la chiamo “mini-amnistia”), che solo poche persone accolgono perché non è sufficientemente attrattiva.

È in grado di stimare la quantità di capitale che potrebbe venire “alla luce”?

FR  Dirlo con precisione è impossibile. In ogni caso sono convinto che parliamo di alcuni miliardi di franchi, che uscirebbero finalmente dal “letargo” e rientrerebbero nel circolo economico, con grande giovamento per l’economia e ovviamente anche per l’erario pubblico.

Parliamo degli aspetti morali dell’amnistia, perché ci sono.

FR  Senta, a scanso di equivoci io non sono qui a proteggere gli evasori fiscali. Hanno fatto qualcosa di sbagliato, hanno seguito un malcostume in verità assai diffuso. Ma penso anche che la politica abbia il dovere di proporre ed elaborare soluzioni pragmatiche che, rinunciando a una giustizia “assoluta”, risultino di giovamento per l’economia e per tutta la società. Si tratta in fondo di una “ponderazione di interessi” tra esigenze contrapposte. La politica procede così e secondo me non è affatto un male.

La sua impresa non sarà facile. Mi illustri la strategia che ha concepito, e le varie tappe da percorrere per raggiungere il fine.

FR  Per prima cosa dovrò raccogliere il maggior numero di firme possibile di consiglieri nazionali (spero almeno 30!), tra i diversi schieramenti, salvo la sinistra, cui non posso rivolgermi poiché nessuno mi darebbe retta: loro sono contrari per principio. Ma anche negli ambienti del centro-destra le adesioni non sono scontate. Certi parlamentari, soprattutto quelli di cultura protestante, hanno una mentalità alquanto rigida e non nutrono grande simpatia per un tipico “compromesso”, quale può essere un’amnistia fiscale. Noi cattolici siamo più inclini al perdono, siamo più larghi di manica…

A mio avviso è importante giocare d’anticipo; le regole della piazza finanziaria svizzera mutano con una rapidità impressionante. Dieci anni fa – ma potrei dire addirittura di meno – chi avrebbe immaginato sviluppi come quelli che abbiamo vissuto? Lo scambio automatico delle informazioni bancarie è oramai acquisito e vi sono parecchie pressioni per allentare anche il segreto bancario per i cittadini svizzeri. Non possiamo fare finta di niente di fronte a questi cambiamenti.

Il segreto bancario sfumerà anche per i residenti?

FR  A questo punto non si può più escludere nulla. Ma un mutamento tanto profondo e incisivo non potrà non essere preceduto da uno strumento atto ad assicurare una transizione equilibrata tra due situazioni completamente diverse. Questa opinione mi è stata espressa anche dal prof. Bernasconi. Senza voler formulare giudizi di valore, bisogna ammettere che veramente molte cose stanno cambiando!

E l’iniziativa per la difesa della privacy, promossa da Fulvio Pelli e altri esponenti politici di centro e di destra?

FR  Secondo me è valida e merita di essere sostenuta ma le sue finalità sono di altra natura. Non servirà a far “emergere” capitali non dichiarati.

Parliamo di “timing”, un elemento sempre molto importante in politica.

FR  Il progetto potrebbe giungere in porto in 2-3 anni. Ma gli ostacoli da superare non sono da poco e le procedure talvolta tortuose. Bisognerà ottenere il sì delle camere, ma non basterà… Facile presumere che in tal caso la Sinistra, con il sostegno di altri movimenti, lancerà il referendum. Rispetto al recente “caso ticinese” una differenza, in positivo, tuttavia c’è. Una decisione del Parlamento svizzero non può essere annullata dal Tribunale federale. Sicuramente alcuni diranno: aspettiamo, verifichiamo prima quale sorte toccherà al segreto bancario (per i residenti). Ma io ribadisco: meglio giocare d’anticipo.

Per concludere. L’eterna lotta tra Destra e Sinistra ma soprattutto l’assalto al grande potentato finanziario Svizzera, sferrato dai suoi concorrenti diretti, ha già mutato profondamente le regole e genererà in pochi anni una situazione totalmente nuova. Come la immagina? Vuole provare a descrivercela?

FR  Se guardo alle delle recenti proposte scaturite anche in votazioni popolari, la sensazione è che in generale stiamo assistendo ad attacchi sistematici al nostro modello di successo economico, che ha generato un benessere diffuso e ha permesso di creare un sistema sociale moderno e solidale. Non posso pertanto celare una certa preoccupazione quando vedo proposte come quelle per l’introduzione di un salario minimo di Stato, una nuova imposta di successione, limiti pianificatori sempre più vincolanti, tetti per l’immigrazione ecc. Sono l’espressione di tendenze centralistiche, di ripiegamento, paura e ostilità, in controtendenza con la nostra storia democratica e liberale fondata sul federalismo, la sussidiarietà e l’apertura verso l’esterno. Dobbiamo combattere questa strisciante polarizzazione della politica, che arrischia di provocare danni irreversibili al nostro Paese.

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