Questo articolo è molto interessante (e terremo aggiornati i lettori sugli sviluppi della vicenda). Al di là della Serbia, della Croazia, del Kosovo e dell’UCK – con i campioni mondiali dell’anti-terrorismo che, facendo di necessità virtù, avevano sostenuto i “terroristi buoni” – la questione che Poggi pone sul tavolo è fondamentale: abbiamo ancora diritto alla nostra libera opinione? A manifestarla, senza essere incarcerati?

Scrivo di proposito “manifestarla”, ma non mi sento di escludere che possano inventare un apparecchio in grado di leggere il pensiero. In tal caso il pensare s-corretto costituirebbe reato (comprovabile, grazie alla macchina) e la prigione sarebbe inevitabile.

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Poggi 222 (2)Nel novembre del 2012 scrissi una lettera a proposito della cittadina bosniaca di Srebrenica descrivendo tutte le incongruenze e la disinformazione portata avanti dalla stampa occidentale. Il mio scritto non presentava nessuna dichiarazione razzista o diffamatoria nei confronti della comunità musulmana nel paese balcanico ma mettevo semplicemente in dubbio la versione ufficiale secondo cui vi fu “genocidio” da parte dei serbi ortodossi. Oltretutto, il governo della Republika Srpska (l’entità serba di Bosnia) ha potuto documentare come quasi 4’000 serbi furono massacrati in quell’area attorno a Srebrenica dalle milizie estremiste di mussulmani guidati da Naser Oric.

Oltre a questo fatto, del tutto ignorato se non si è competenti nella storia dei conflitti che hanno dilaniato l’ex Jugoslavia, nessuno in pratica è a conoscenza delle diverse migliaia di serbi morti durante l’operazione “Tempesta” dell’esercito croato che voleva purgare la Slavonia orientale dall’etnia serba: circa 250’000 civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie dimore sotto i colpi croati. In tal senso, credo che Srebrenica sia stata usata come “diversivo” per confondere l’opinione pubblica mondiale e per nascondere questa operazione militare appena descritta.

Sulla base di questo mio scritto, sono stato denunciato per “discriminazione razziale” ma questa imputazione non ha nessuna ragione di essere dato che ho semplicemente spiegato il mio punto di vista a proposito degli eventi appena descritti senza fare considerazioni a proposito di razza o di etnia: le ragioni che ho spiegato sono apertamente condivise da molte persone in Svizzera, Serbia, Russia, Stati Uniti e altri paesi del mondo: una recente e attesa (da parecchi anni) sentenza della Corte dell’Aja ha sancito che nessuno durante le guerre dei Balcani ha perseguito l’obbiettivo di genocidio. A maggior ragione questa denuncia nei miei confronti, portata avanti da una persona che lavora presso il Tribunale d’appello, appare ancor più fuori luogo. È ancora possibile esprimere la propria opinione, per quanto controversa sia, o dobbiamo arrenderci di fronte alla prepotenza di chi fa della giustizia lo strumento per i propri interessi?

Ricordando Srebrenica, ho poi illustrato come anche in Kosovo la stampa internazionale si è apertamente schierata con i miliziani dell’UCK (Esercito di liberazione del Kosovo) che hanno dato inizio alla situazione di ostilità verso quella che è diventata una minoranza in casa propria, quella serba, a partire dagli anni ’60 con attacchi a dimore, proprietà e luoghi di culto ortodossi. L’intervento “umanitario” a favore dell’UCK è stato fatto sulla base di un massacro, quello di Racak, falsamente attribuito ai serbi ma effettivamente perpetrato dai combattenti di etnia albanese.

Come non vedere un nesso tra le due situazioni? La superpotenza americana fa leva sulla comunità musulmana per vedere realizzati i propri obbiettivi geostrategici e, nel caso dei Balcani, volevano essere la fine dell’influenza russa nella regione, con la devastazione completa della Serbia che viene considerata nazione sorella appunto della Russia.

Spingendomi più in là, la “comunità internazionale” sostiene dal 2011 i ribelli siriani così detti “moderati” ma che di moderato non hanno proprio nulla: non si conta nemmeno più il numero di cristiani massacrati da fondamentalisti legati ad Al Qaeda istruiti alle armi dagli Stati Uniti in Turchia e finanziati dai cari alleati della potenza a stella e strisce e cioè l’Arabia Saudita.

Come non vedere un filo conduttore comune nel tentativo di “False flag” prodotto nell’agosto del 2013 che pretendeva di accusare il Governo Siriano dell’impiego di armi chimiche per dar così via ad un nuovo intervento della NATO che avrebbe semplicemente lasciato le frange più fondamentaliste la potere nel paese del vicino oriente?

Tutti noi abbiamo visto i risultati della guerra in Kosovo: da quella che secondo una risoluzione della Nazioni Unite è ancora una provincia serba, il flusso di emigranti è esploso negli ultimi mesi confermando che l’intervento militare occidentale non ha risolto assolutamente nulla. E se dobbiamo soffermarci sull’esplosione dei flussi migratori, come si può considerare la guerra in Libia come positiva quando il numero di rifugiati in partenza verso le coste europee è un problema destinato a durare, purtroppo, ancora diversi decenni?

E cosa sarebbe successo nel caso in cui gli Stati Uniti, fortemente appoggiati da Francia e Gran Bretagna, fossero riusciti nel loro intento terrorista di colpire al cuore il governo siriano, abbattere la nazione guidata da Assad per lasciarla in mano ai fondamentalisti dell’ISIS/Al Qaeda? Altri milioni di profughi in fuga dalle proprie dimore proprio grazie all’ ”intervento umanitario” invocato dalla NATO?

Oggi purtroppo siamo testimoni di un’altra situazione di grave instabilità che si sta verificando nella regione attorno a Kumanovo, una città della Macedonia che ospita una minoranza etnica albanese che negli scontri di due settimane fa ha potuto godere dell’appoggio proprio degli ex combattenti dell’UCK che hanno l’intenzione di creare la “Grande Albania” sottraendo con guerre e massacri porzioni di territorio alla Serbia (obbiettivo raggiunto), Macedonia (in corso), alla Grecia (non ancora tentato) e al Montenegro (non tentato ma nel paese ci sono state già tensioni). La storia prova che gli eventi dalla fine del blocco sovietico ad oggi, in particolare le guerre “preventive” portate avanti dalla NATO non sono state altro che una scusa per espandere l’influenza occidentale senza prendere in minima considerazione la sorte di milioni di persone.

Farsi una propria idea in base alla lettura di documenti che non sono diffusi dalle agenzie di stampa occidentali, per poi esprimerle pubblicamente, è considerato razzismo? Purtroppo c’è gente che deve svegliarsi e riconoscere che quello che sperava fosse un cambiamento positivo, si è invece rivelato come un disastro di proporzioni immani destinato ad influenzare la storia mondiale. Se poi la situazione nei paesi considerati, cioè principalmente Bosnia e Kosovo, perché le persone originarie di queste regioni non tornano alle proprie dimore d’origine? Provate a chiederlo a un albanese, e come risposta otterrete solo il silenzio o l’eco delle vostre parole. E questo è una spiegazione che vale più di mille testi accademici.

Non mi sento colpevole di nulla ed anzi provo uno stimolo ancora maggiore di prima perché se le mie parole danno fastidio a qualche piccolo funzionario che pensa di far della legge il suo strumento politico, allora farò in modo che non manchi mai la discussione, giusta, sana ed aperta, su vari temi di rilevanza mondiale. Non sarò mai servo delle “verità ufficiali e confezionate” di CIA e NATO. Sono un cittadino svizzero e libero e non un burattino.

Donatello Poggi