Nel Giornale del Popolo odierno l’on. Fabio Regazzi fa un (quasi eccessivo) “mea culpa”

Regazzi 4“Ho accettato di figurare sulla lista del PPD per il Consiglio di Stato per spirito di servizio e per attaccamento del Partito, persuaso che la mia candidatura avrebbe consentito al PPD di giocare un ruolo importante nella campagna per la riconquista del secondo seggio”.

Secondo me il guaio non stava tanto nella candidatura Regazzi e nell’allestimento di una lista “forte”, quanto nelle aspettative esagerate e irrealistiche del Partito, e conseguenti dichiarazioni reboanti.

L’agognato “raddoppio” si era presto rivelato una chimera, sin dai primi sondaggi (meno fondamentali, a mio avviso, di una solida riflessione sulle cifre e sulla realtà). La “superlista” del PPD – così come altre liste o “sub-liste” – non poteva certo sfuggire all’inflessibile legge del derby. E non è finita.

Forse tutto questo è ingiusto. Forse. Ma chi ha mai detto che la politica (o la stessa vita) è giusta?